Una sentenza storica, che farà giurisprudenza: per la prima volta in Italia è scattato il cosiddetto “ergastolo della patente”, vale a dire la sua revoca a tempo indeterminato, al termine di un procedimento per omicidio stradale nei confronti di un maresciallo dei carabinieri che, alla guida dell’autovettura di servizio, a causa di una manovra azzardata causò un incidente in cui perse la vita un motociclista. È “il primo caso in Italia di revoca a vita della patente per un omicidio stradale commesso da persona la cui patente non era già sospesa e che non si trovava in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti”, come riporta la testata giuridica online “La Legge per Tutti”.
L’espressione “ergastolo della patente” è stata diffusa su molti siti di news senza essere messa tra virgolette: in realtà si tratta della revoca a tempo indeterminato della patente, visto che tecnicamente l’ergastolo della patente non è previsto come pena accessoria del reato di omicidio stradale in quanto presenta profili di incostituzionalità. Però l’applicazione della “revoca a tempo indeterminato” in questo caso particolare, dove non erano presenti le aggravanti come la guida in stato di ebbrezza o l’omissione di soccorso, sottolinea il principio che chiunque al volante – anche nel pieno possesso delle sue facoltà – provochi la morte di un’altra persona per una condotta di guida sconsiderata possa incorrere in questa pena accessoria.
L’indagato, il 18 dicembre 2017, causò un incidente nel quale morì il videomaker e fotografo Nicolò Luckenbach, che era in sella alla sua moto. Il maresciallo dei carabinieri era alla guida di una “autovettura di servizio” del ministero dell’Interno ed effettuò una “svolta a sinistra”, quando in quel tratto c’era l’obbligo di proseguire diritto. Una manovra che obbligò il motociclista, che viaggiava in senso opposto, a frenare bruscamente, tanto che perse il controllo della moto e cadde a terra. Ricoverato in ospedale, morì per le lesioni riportate.
Inizialmente era stato contestato all’indagato l’omicidio colposo, ma poi nei mesi scorsi davanti al gup il pm titolare dell’inchiesta, Mauro Clerici, aveva riformulato l’imputazione in omicidio stradale. Il procedimento giudiziario si è chiuso il 9 ottobre davanti al gup di Milano Livio Cristofano con un patteggiamento a un anno e sei mesi, ma la portata della sentenza risiede nella sua valenza che farà giurisprudenza anche per i casi a venire.
Lo ha chiarito a Bikeitalia.it anche l’avvocato Domenico Musicco, presidente dell’Avisl (Associazione vittime incidenti stradali) e avvocato dei familiari di Nicolò Luckenbach: trattasi di sentenza storica perché la pena accessoria di revoca a tempo indeterminato della patente è stata inflitta dal giudice per l’udienza preliminare in assenza di aggravanti e nonostante l’imputato avesse deciso di patteggiare, cioè di definire anticipatamente il processo ammettendo la responsabilità e beneficiando di uno sconto di pena.
Non ci stancheremo mai di ripetere, qui su Bikeitalia.it, che l’automobile è una potenziale arma e chiunque la guidi, se non rispetta le regole, può macchiarsi del reato di omicidio stradale: questa sentenza storica mette nero su bianco che chi toglie la vita a un’altra persona a causa di una manovra azzardata deve essere messo in condizione di non nuocere, deve essere “disarmato”, gli va impedito di poter compiere di nuovo un’azione sconsiderata che contribuisce ad aumentare la macabra conta della strage stradale.
Il termine “ergastolo della patente” è un po’ triste, perché evoca un intento punitivo.
Credo che invece l’intento sia puramente precauzionale.
Detto questo voglio sottolineare un risultato collaterale di questa misura. L’automobilista a cui è ritirata la patente dovrà crearsi una vita leggermente diversa. A parte il fatto che questo sarà probabilmente un beneficio (paradossalmente, ma ben venga) per lui, egli sarà il testimonial inconsapevole di una mobilità più sostenibile, e dei rischi connessi all’uso dell’auto.