L’eredità di Carlo Pace, il sindaco della bici e delle pedonalizzazioni ucciso dalla violenza stradale

L’eredità di Carlo Pace, il sindaco della bici e delle pedonalizzazioni ucciso dalla violenza stradale

Un ricordo che vada oltre l’affetto e la stima, per la persona e il politico. Un ricordo che si concretizzi con azioni e interventi reali a tutela delle utenze deboli della strada. Un appello sentito, accorato, quello di Bruno Pace, 46 anni, docente alla facoltà di Geologia dell’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, figlio di Carlo Pace, sindaco di Pescara dal 1994 al 2003, ucciso il 27 marzo 2017 mentre attraversava la strada in una via centrale della città. Una lettera aperta all’amministrazione e alla cittadinanza, dopo la sentenza di questi giorni che ha chiuso con una condanna a otto mesi di reclusione il procedimento per l’automobilista investitore di 67 anni. E, inoltre, la sospensione della patente per un anno e mezzo.

“988 giorni, quasi tre anni, tanto ci è voluto per avere una sentenza penale che rendesse giustizia alla morte di mio padre. 988 giorni sono quelli che ho voluto attendere per scrivere questa lettera ai concittadini che gli hanno voluto bene” inizia così l’appello di Bruno Pace.

L’ex sindaco, peraltro, in più occasioni è stato citato dall’attuale sindaco di Pescara, Carlo Masci, come padre politico e ispiratore della sua visione di città. Una visione peraltro che ha ricevuto un’ulteriore spinta dopo l’assegnazione del premio per la ciclabilità.

“Nessun rancore verso l’omicida, come dichiarai il giorno della morte di mio padre e oggi non ho cambiato idea. Non ho rancore verso la persona, per la quale la giustizia penale ha fatto il suo corso, ma, oggi, ho rancore per una città che non ha cambiato atteggiamento verso il problema della sicurezza stradale” prosegue Bruno Pace.

La richiesta, sua e della famiglia, è che si vada oltre le dimostrazioni di affetto. Carlo Pace, peraltro, è ricordato per aver avviato per prime pedonalizzazioni in città, nonché le sperimentazioni delle prime piste ciclabili sul lungomare, oggi tutto ciclabile, a distanza di quasi vent’anni dalla fine del suo mandato.

“Cari Pescaresi, mi avete spiegato ancora meglio come il gentiluomo che noi conoscevamo in privato sia stato anche un esempio, oltre che un ottimo amministratore, per tanti cittadini, che hanno apprezzato la sua umanità, la sua gentilezza, la sua capacità e preparazione al servizio della Città che ha sempre amato. Io oggi a questa Città chiedo di ricordarlo in modo differente rispetto a quanto è stato fatto finora. Chiedo uno sforzo per pensare a una città moderna come era nella visione di mio padre. Una città moderna che pensi a una mobilità differente, che ponga al centro gli utenti deboli della strada, quali disabili, bambini, anziani, pedoni e ciclisti”.

La lettera arriva proprio nei giorni delle festività natalizie, in cui dai commercianti del centro città arriva a gran voce la richiesta di permettere l’arrivo delle automobili fino al cuore cittadino. La competizione con i centri commerciali che circondano la città è alta e la diatriba in corso da tempo porta a visioni offuscate. E proprio in questi giorni è stata approvata dall’amministrazione comunale la riapertura, seppur parziale e a giorni e orari definiti, della cosiddetta “ZTL 3 Ambientale – Viale Regina Margherita” in pieno centro città. Oltre all’utilizzo della cosiddetta Strada parco – ex tracciato ferroviario, oggi viale pedonale e ciclabile – come parcheggio a pagamento.

“Una città che non sia più schiava delle auto private ma che invece riduca la loro presenza delle strade al fine di aumentare la sicurezza dei suoi cittadini. Mio padre ha sempre utilizzato la bicicletta e i piedi per i suoi spostamenti cittadini, perché amava la mobilità dolce che permette di vivere la città al meglio. Ma purtroppo è stato ucciso nella sua città proprio in quanto utente debole della strada” si legge sempre nella lettera.

Il figlio ricorda il padre come un visionario, un viaggiatore. “Aveva osservato come città del mondo stavano cambiando -prosegue Bruno Pace -. Oggi la maggioranza delle città europee e buona parte delle città italiane sono cambiate o stanno cambiando, rivedendo la mobilità e aumentando la sicurezza stradale dei cittadini. Pescara è invece purtroppo ferma e “schiava” delle piccole lobby che rimangono ancorate a una visione vecchia della mobilità e del commercio. Ma i numeri delle vittime della strada non permettono più di restare fermi. Le vittime della strada sono tutti quelli che vengono coinvolti, direttamente o indirettamente, in una tragedia come quella che ha visto coinvolta la mia famiglia”.

E l’appello all’attuale sindaco. “L’Europa ha una carta delle vittime della strada, che ha contribuito al miglioramento degli standard e della cultura della sicurezza stradale tramite impegni reali e azioni concrete. Questi impegni e azioni li chiedo oggi alla mia città, all’amministrazione comunale attuale, al sindaco Carlo Masci che con gradito affetto ha ricordato mio padre il giorno della sua elezione, ai singoli cittadini che ci hanno dimostrato vicinanza. Nelle prossime settimane consegnerò all’amministrazione comunale alcune mie richieste su interventi concreti, ma oggi l’appello lo faccio ai singoli cittadini”.

E poi l‘ultima frase, che andrebbe condivisa come un mantra: “Ogni giorno che percorrete le strade cittadine con velocità elevata, in cui utilizzate il telefono in modo inopportuno, in cui non rallentate in prossimità delle strisce pedonali o non vi fermate per far attraversare un pedone, in cui parcheggiate in doppia fila obbligando i pedoni a rischiare attraversamenti con scarsa visuale, in cui occupate con le vostre auto corsie preferenziali degli autobus, piste ciclabili e parcheggi riservati ai disabili, fermatevi un attimo a pensare alle sempre più numerose vittime della strada. I nostri figli e i nostri nipoti ci stanno chiedendo una città più sicura sulle strade, proviamoci tutti insieme anche in ricordo di Carlo Pace”.

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