Il Sindaco di Aosta, Fulvio Centoz, ha presentato in conferenza stampa il nuovo biciplan, il piano urbano della mobilità ciclistica che dovrebbe rivoluzionare la viabilità della città, peccato che la maggior parte degli interventi ipotizzati trasformino dei marciapiedi in piste ciclabili, sacrificando lo spazio dei pedoni e lasciando praticamente intatto lo spazio delle auto.
“Aosta in bicicletta”, si chiama così il progetto dell’amministrazione comunale per rilanciare la mobilità ciclistica della città. La rete dei nuovi percorsi previsti dall’iniziativa è consultabile sul sito realizzato appositamente per il progetto, ma tra le buone intenzioni e qualche soluzione condivisibile non possiamo non evidenziare come la stragrande maggioranza degli interventi proposti vadano a sottrarre spazio a chi si muove a piedi.

Già in passato, stanchi di assistere alla nascita di pessime infrastrutture nelle nostre città, abbiamo tentato di spiegare ai nostri lettori perché i comuni italiani dovrebbero smetterla di realizzare percorsi promiscui tra pedoni e ciclisti in ambito urbano. Oggi ci troviamo con il caso di Aosta che di fatto “fa scuola”sì, ma non per merito, bensì come worst practice.

Se gli interventi ad oggi consultabili sul sito “Aosta in bicicletta” dovessero essere attuati, la città vedrebbe sorgere diversi km di percorsi ciclabili di scarsa qualità, sacrificando prezioso spazio destinato ai pedoni. Le immagini presenti sul sito e che qui abbiamo riportato dimostrano come diversi interventi consistano di fatto nella colorazione del manto stradale, nel disegno di corsie e nell’inserimento di qualche cartello su percorsi a oggi pedonali.
È inaccettabile che dei marciapiedi, solo perché più ampi del minimo previsto dalle normative (1,5 metri), vengano trasformati in piste ciclopedonali o in strette corsie ciclabili: lo spazio destinato a chi si muove a piedi non può essere violentato inserendo funzioni che non gli appartengono. L’esperienza accumulata dai comuni italiani nella realizzazione di percorsi ciclopedonali dovrebbe aver già dimostrato sufficientemente che queste infrastrutture non aiutano la crescita degli spostamenti in bicicletta ma bensì creano conflitto tra gli utenti deboli, pedoni e ciclisti.

Il progetto “Aosta in bicicletta” prevede 14 km di ciclabili e sarà finanziato per 4,8 milioni di euro da fondi europei Fesr/Por (3 milioni) e ministeriali (1,8 milioni). Attraverso la pubblicazione sul sito dedicato e con la previsione di inizio di una fase di progettazione partecipata con la cittadinanza, il comune dimostra l’interesse alla buona riuscita del progetto, per questo ci auguriamo che questo articolo possa rimettere in discussione alcune scelte.

Non ci stancheremo mai di dire che nella stragrande maggioranza dei casi le infrastrutture ciclabili in ambito urbano dovrebbero essere realizzate in strada, riducendo lo spazio destinato alle auto, optando per misure di moderazione del traffico in modo da ridurre le velocità dei veicoli e da garantire sicurezza per tutti gli utenti della strada.
A Ferrara c’è già la ciclabile divisa per pedoni e ciclisti.
Giusto, possiamo demolire gli edifici o portare sotto i minimi le strade, in modo da impedire la circolazione veicolare. Nei centri urbani italiani la coperta è sempre molto stretta, cosa che lei ignora o fa finta di non sapere: non semplifichi giusto per fare polemiche sterili! Comunque, può tranquillamente dare il suo contributo sul sito da lei segnalato, magari questa volta scrivendo qualcosa di più costruttivo e pensato.
Bacioni
Gentile Jiran, proprio perché conosco le realtà italiane so bene che per promuovere la ciclabilità in ambito urbano è preferibile optare per soluzioni di moderazione del traffico e di condivisione della strada. Mettere in conflitto pedoni e ciclisti non aiuta, rallentare le auto e far andare le bici in strada in piena sicurezza sì. Se interessato alle politiche di moderazione del traffico la invito a leggere/studiare le linee guida sulla ciclabilità della Regione Emilia Romagna.