Le scienze comportamentali stanno ispirando messaggi e campagne nella politica dei trasporti. Qui vi parlo delle attitudini e dei preconcetti, che non sono certo nuovi aspetti nell’analisi delle scelte individuali, e da decenni i ricercatori di varie discipline cercano di stabilire un legame tra le attitudini delle persone ed il loro effettivo comportamento.
La classica analisi è quella che cerca una relazione tra attitudini pro-ambiente e comportamenti più sostenibili (in generale è così ma ci sono molti distinguo).
Vi presento subito un breve esempio, che credo non vi stupirà. In questo studio australiano gli automobilisti con preconcetti negativi (misurati con un questionario) verso i ciclisti erano quelli che effettivamente guidavano più aggressivamente vicino ad essi.
Soluzione: cercare di cambiare i preconcetti, per esempio vigilando su quei messaggi sbagliati e aggressivi che spesso si leggono sui giornali e i social media (quelli che non sono basati su alcuna evidenza empirica e che avete sicuramente sentito anche voi come: “tutti i ciclisti passano con il rosso”, “ i ciclisti sono sempre sul marciapiede”, etcetera).
Ma… anche qui c’è un ma. Si è sempre pensato che le attitudini ed i preconcetti influenzino i comportamenti (il classico esempio: “mi piace pedalare, quindi uso la bici per andare al lavoro”). Questo probabilmente avviene nella maggior parte dei casi, anche se il legame è a volte difficile da dimostrare empiricamente; però attenzione, sembra che in alcune situazioni avvenga il contrario.
Questa è la conclusione di uno studio recente su un campione di cittadini olandesi, dove si è osservato che a volte sono i comportamenti ad avere un profondo impatto sulle attitudini e non viceversa (“mi piacciono le bici, ed andarci al lavoro, perché ho avuto l’occasione di provarlo e mi è piaciuto tantissimo”).
Questo può sembrare un semplice esercizio intellettuale (ed in parte lo è) ma può avere profonde conseguenze per la pianificazione di politiche di trasporto. Spesso, infatti, si cerca di influenzare le attitudini (con messaggi tipo: “andare a scuola in bici non è pericoloso”, “i bus non sono sempre pieni e in ritardo”) in modo da spingere ad un cambio di comportamento.
I risultati qui ci dicono che incentivare il comportamento (con tariffe agevolate, blocchi alle alternative) può essere, in certi casi, la via migliore per ottenere cambiamenti più duraturi. Questo soprattutto vale per quei comportamenti che non sono sempre frutto di preferenze, ma a volte di abitudini, spesso dettate da inerzia e/o da informazioni non complete (sulla presenza di mezzi pubblici o altre alternative, sull’effettiva distanza).
Ci sono sicuramente altri concetti importanti e magari ve ne parlerò in futuro: per chi di voi sia interessato a saperne di più di questi approcci vi segnalo questo manuale pubblicato dall’OCSE che riporta molte definizioni e discute le fasi da intraprendere nel caso vogliate pianificare un’iniziativa del tipo di quelle che ho discusso sopra.
E ricordo, che queste iniziative possono accompagnarne altre più sostanziali (come tasse o sanzioni). Per finire, immagino ci siano tanti tra di voi che considerano questi concetti un po’ vaghi. In parte lo sono, però credo sia importante ricordare la complessità delle scelte che le persone effettuano ogni giorno, in modo che sia considerata non solo da chi crea campagne informative ma anche da coloro che progettano interventi strutturali.
E speriamo che ingegneri e architetti, economisti, sociologi e esperti di comunicazione parlino di più tra loro e possano così scambiarsi informazioni utili ad una migliore pianificazione e attuazione delle politiche di mobilità.
Ciao, il link al manuale dell’OCSE non funziona
Abbiamo corretto, grazie.
Spett.le Dottor Pinzuti, le chiedo una cortesia , non la metta in politica la lotta per una migliore mobilità, non è giusto.
La bicicletta deve unire non dividere, se vedo un’ingiustizia, come fa lei mi ribello, perchè la giustizia e la legge non sempre seguono la stessa strada.
le vorrei raccontare un piccolo aneddoto che mi accadde da giovane, quasi mille anni fa.
Mi trovavo in Holanda più precisamente ad Amersfoort una ridente località nel cuore del paese.
Non era il primo viaggio che facevo assieme ai miei amici tant’è che l’anno prima avevamo salutato proprio lì uno della compagnia e dopo un anno lo trovammo integrato felice e ciclista.
Una sera per far festa l’amico ci invitò ad andare in discoteca usando la bici; ci guardammo in faccia un pò perplessi ma accettammo, lui ci indicò una serie di mezzi fruibili e poi via la notte era giovane….
arrivati in disco nel parcheggio ci saranno state + di un migliaio di bici ammassate in ordine sparso e senza lucchetti….
Dai Maurizio lasciala lì e entriamo-“Esclamò Paolo”
alle 05:00 del mattino un pò alticci uscimmo col classico SORRISO STAMPATO….Arrivati al parcheggio nella massa deforme dell’iceberg di bici non riconoscevamo più le nostre ma Paolo senza scomporsi ci disse di prenderne una a caso e tornare a casa, e così facemmo.
La mattina di domenica citrovammo nella piazza principale del paese e con grande stupore ci trovammo in mezzo a centinaia di ciclisti datesi appuntamento virtuale, un pò come il nostro critical mass, e si comincio a scambiarsi le bici dank u e un Heb het er maar niet over.
Bellissimo, tutti fratelli tutti amici e magari la sera prima in disco si era litigato, ma li in quel momento eravamo tutti fratelli tutti uguali…..
Maurizio ciclista 365, 366 nei bisestili.