di Gabriele Sangalli e Matteo Dondé
Grazie all’iniziativa “Strade Aperte” portata avanti dal Comune di Milano e da simili iniziative riproposte in altre città italiane gli esercenti locali hanno la possibilità di occupare gratuitamente gli spazi esterni ai propri locali, proposte pensate appositamente per aiutare i commercianti a garantire il distanziamento fisico tra i propri clienti.
La scelta di non far pagare la tassa sull’occupazione del suolo pubblico ai privati è stata vista come l’occasione per ampliare gli spazi commerciali, riversando in strada diversi tavolini e dehor, innescano un processo di riscoperta dello spazio pubblico.
Quelle che prima erano file di parcheggi sono diventati déhors realizzati in poco tempo e a basso costo, quelle che prima erano strade sovradimensionate o slarghi inutilizzati sono diventate nuove aree pedonali in cui cenare a lume di candela e poggiando i piedi sul pavé.
Un’iniziativa lodevole che ha portato a una parziale rimozione di parcheggi per le auto, permettendo a diverse persone di riconsiderare la bellezza e la vivibilità delle strade di Milano e di altre realtà urbane.
Il capoluogo lombardo si è riscoperto una città in cui è possibile pranzare all’aria aperta o mangiare un gelato sul tavolino di fronte alla vetrina, dove prima c’era posto solo per le lamiere delle auto.
Ciò che non torna però – e che è sotto gli occhi di tutti – è che spesso la scusa del Covid è diventata il motivo per occupare anche quei marciapiedi leggermente più larghi, riducendoli così al minimo sindacale e obbligando i pedoni di passaggio a dover schivare i tavolini piuttosto che le auto.
O ancora, perché alcuni spazi di risulta trasformati in piazzette pedonali vengono dedicati esclusivamente a tavoli di ristoranti e bar e non anche a spazi per tutte le persone di passaggio? È giusto andare incontro alle esigenze degli esercenti locali, ma perché non posare qualche panchina pubblica in più?
Così facendo solo le persone che scelgono di spendere i propri soldi in un determinato locale possono accedere alla possibilità di godersi Milano da un’altra prospettiva, quella della strada.
These pics shows how easily we can reshape our cities if we get rid of street parking.
— Demetrio Scopelliti (@demescope) July 18, 2020
Cars occupy space.
People make it alive.#StradeAperte #OpenStreets pic.twitter.com/oNKL2zvgJP
Più interessante in questa preziosa fase di trasformazione della strada come spazio pubblico sarebbe invece un mix tra spazi pubblici e spazi privati su suolo pubblico. Proprio qui sta la differenza tra le diverse soluzioni che iniziamo a vedere per le strade delle nostre città e ciò che accade e accadeva da molto tempo in altre città, e l’esempio più calzante è quello dei parklet.
I parklet nascono come veri spazi pubblici pensati per tutti, posti anche in prossimità a ristoranti, bar e gelaterie ma dove le persone, indipendentemente dalla consumazione o meno, possono fermarsi e apprezzare la città. Solo così potremo vedere tali ottime soluzioni non solo davanti a bar e ristoranti, ma anche davanti alle librerie, ai cinema, alle scuole e a tutti i servizi pubblici delle nostre città.
Quello che stanno vivendo le città italiane è un periodo particolare e difficile ma può essere un nuovo inizio per vivere diversamente la strada come spazio pubblico, non può mancare quindi una regia pubblica che metta in primo piano le esigenze della collettività.
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