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“Dall’Etna al Monviso”: 2856 chilometri e 92 salite per attraversare l’Italia in bicicletta

“Dall’Etna al Monviso”: 2856 chilometri e 92 salite per attraversare l’Italia in bicicletta

Dopo 2856 chilometri, 35 giorni di pedalate, 92 salite e oltre 58.000 metri di dislivello, ho concluso il progetto “dall’Etna al Monviso”, attraversando l’Italia da Sud a Nord sulla sua spina dorsale: gli Appennini.

Giovanni Panzera in bici attraverso l'Italia pedalando sugli Appennini

Questo 2020 è stato un anno particolare, dove il Covid ha condizionato e cambiato la vita di tutti noi e attraverso questo viaggio in bicicletta ho voluto legare il nostro Paese in un grande abbraccio perché proprio dal desiderio e dal bisogno di unità che è nata l’idea di questa traversata.

È stata anche l’occasione di scoprire queste montagne da un punto di vista diverso, quello del viaggiatore lento che entra in sintonia con la natura, la storia, le tradizioni e la gente che vive sugli Appennini. Anche in questo viaggio ho trainato un carrellino che conteneva tutto il necessario per il viaggio e che pesava una trentina di kg.

Pian del Re - Giovanni Panzera

Approdato in terra di Sicilia, ho iniziato il viaggio con la scalata all’Etna da uno dei versanti più impegnativi, quello di Zafferana Etnea. 18 km con un dislivello di 1322 mt. Da alcuni giorni il vulcano era attivo e una fitta nube si alzava in cielo per poi rilasciare la sua cenere finissima. Credo che sia stato il suo modo per salutarmi e augurarmi un buon viaggio. Ma la Sicilia mi ha anche colpito per le immense coltivazioni di agrumi e del famoso Pistacchio di Bronte, uno dei prodotti italiani più rinomati e conosciuti nel mondo.

Dopo il tratto appenninico-siculo tra i monti Nebrodi e Loricani divisi dal Passo di Sella Mandrazzi, ho traghettato in terra di Calabria dove è stato l’Aspromonte con il suo Parco nazionale ad accogliermi in una natura selvaggia e incontaminata.

Panorama dalle Dolomiti Lucane - Giovanni Panzera

I paesi e i borghi sono degli autentici scrigni incastonati nella montagna non sempre facili da raggiungere in bicicletta viste le lunghe salite con pendenze che molto spesso superano il 20% spesso non segnalate sulle cartine. Paesini antichi dove pare che il tempo si sia fermato, non raggiunti dal turismo di massa e dove ho incontrato una realtà autentica, fatta di persone semplici e gentili. Unico problema sono stati i tanti cani randagi, e devo dire che in alcune situazioni ho avuto davvero paura di essere azzannato.

Scorcio panoramico - Giovanni Panzera

Sulla dorsale che divide i due versanti della Calabria sono entrato nell’Altopiano della Sila. Una delle attrazioni più significative è stata la foresta secolare dei “Giganti della Sila”, dove si trovano dei veri monumenti naturali, alberi alti 40 metri con tronchi che raggiungono i 2 metri di diametro ed hanno un’età che supera i 350 anni.

Su queste strade ho percorso decine di km immerso in fitte foreste a pieno contatto con la natura dove ogni tanto ho incontrato – ai bordi della strada – dei contadini che vendevano i frutti della terra da loro prodotti.

Giovanni Panzera in bici con carrellino al seguito attraversa il Pollino

Dalla Sila sono entrato nel Parco Nazionale del Pollino che con una superficie di oltre 192.000 ettari è il più grande d’Italia.

Superati la Sella di Conza e il Passo dello Scalone sono entrato nell’Appennino Lucano dove si trovano paesi dal fascino unico come San Severino Lucano.

Poi è stata la volta delle Dolomiti Lucane, il rilievo montuoso che nel cuore della Basilicata caratterizza il paesaggio con spettacolari guglie. Un luogo unico dove due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa sono stati inseriti nel prestigioso elenco del borghi più belli d’Italia. Le case incastonate nella roccia, le strade strette, le scalinate ripide tra le case e le viste mozzafiato mi hanno lasciato senza parole per la loro bellezza e unicità.

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Non ho più descritto le salite incontrate lungo questo percorso perché poco conosciute ai più, ma con pendenze sempre importanti e lunghezze tra i 10 e 15 km.

Entrato nell’Appennino Campano ho attraversato le zone dell’Irpinia dove affiorano ancora i ricordi del terremoto del 1980. Poi ho attraversato le zone dell’Aquilano colpite nel 2009 da un altro fortissimo sisma come nel 2016 e 2017 per i territori dei Monti Sibillini e dei i Monti della Laga.  Purtroppo l’Appennino per la sua conformazione geologica è caratterizzato da un’alta sismicità e quindi a forte rischio di terremoti.

In Abruzzo ho scalato due montagne simbolo del ciclismo: il Blockhaus e il Gran Sasso. Il Blockhaus è una delle salite più impegnative d’Italia, chiamato non a caso “il gigante cattivo degli Appennini” dove la vera insidia è il dislivello: circa 2000 mt in 22 km con una pendenza media del 9%.

Panorama d'Abruzzo - Giovanni Panzera

Poi è stata la volta del Gran Sasso-Campo Imperatore chiamato anche “il piccolo Tibet” simile per il paesaggio agli altipiani asiatici. La strada che conduce in cima è lunga 26 km con 1300 mt di dislivello è racchiusa nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, la terza riserva naturale protetta più grande d’Italia.

Pedalata dopo pedalata ho affrontato altre salite come il Valico Forca di Penne, il Passo delle Capannelle, la Sella di Corno.

Non sono poi mancati incontri come quello al Passo delle Capannelle con i pastori del luogo, dove dopo un momento di stupore per l’avventura che stavo affrontando mi hanno raccontato del duro lavoro che si tramanda da secoli, utilizzando vecchi tracciati per spostare gli animali con inseparabili cani compagni fedeli da sempre.

Terminillo raggiunto in bici da Giovanni Panzera

È stata poi la volta del Terminillo, altra salita storica. Questa ascesa che raggiunge i 1885 mt di Sella di Leonessa è considerata una delle più dure del Centro-Italia, sia per il dislivello 1390 mt che per la lunghezza 21,3 km.

Dal Terminillo la lunga traversata “dall’Etna al Monviso” mi ha portato in Umbria e nelle Marche, dove i borghi di stampo medievale ricchi di storia hanno fatto da cornice a un paesaggio con grandi colline dedicate alla pastorizia e alle coltivazioni.

Sull’Appennino tosco-romagnolo ho affrontato una salita che, per chi ama le due ruote ha un significato tutto particolare: il Carpegna.

Sul Carpegna nel ricordo di Marco Pantani - Giovanni Panzera

La salita è stata resa celebre da Marco Pantani, che era solito scalare questa ripida salita durante i suoi allenamenti per preparare le grandi corse a tappe. Quando un giornalista gli chiese perché non andava a provare le salite più impegnative del Giro e Tour lui rispondeva: “Il Carpegna mi basta”. 6 km con pendenza media del 10,2% e punte al 15%. Dopo i primi 2 km. la strada è chiusa al traffico automobilistico ed è transitabile solo in bici o a piedi.

Il ricordo di Marco Pantani sul Carpegna

Il giorno che ho affrontato il Carpegna il cielo era nuvoloso, piovigginava e la nebbia avvolgeva la montagna. Non c’era nessuno, solo il rumore del mio respiro e delle ruote della mia bicicletta che arrancavano sulle ripide rampe. Poi l’arrivo dove campeggia una grande immagine del Pirata. Una folata di vento mi ha colpito alle spalle, è lo spirito di Marco che si complimentava con me e mi incoraggiava nell’andare avanti e completare questo mio sogno.

Dopo questa grande emozione, ho continuato la lunga cavalcata appenninica.  Fino a questo punto sono oltre 60 le salite che ho alle spalle e ne mancano ancora più di una trentina…

Cartelli stradali al Colle del Carnaio - Giovanni Panzera

Altra salita storica è quella all’Abetone. Una salita lunga 17 km con un dislivello di 928 mt. È il più famoso valico dell’Appennino Toscano e rappresenta uno dei principali passaggi tra Toscana ed Emilia.

Pedalata dopo pedalata ho attraversato i valichi dei Carpinelli, del Brattello il Centocroci e sono entrato in Liguria dove ho superato altre salite importanti e impegnative come il passo del Bocco, della Scoffera, del Turchino e quello del Faiallo salito in una giornata caratterizzata da una nebbia così fitta che anche in bici faticavo a vedere la strada. Ho salutato gli Appennini con la salita di Montezemolo.

Strada con curva in salita, pedalando sugli Appennini - Giovanni Panzera

Sono stati i giorni in cui la tempesta Alex colpiva il territorio Piemontese e Ligure. In un solo giorno questa terribile tempesta ha scaricato una quantità d’acqua che scende normalmente in diversi mesi dell’anno. Malgrado le condizioni delle strade fossero difficili, ho continuato a pedalare sotto un diluvio talmente violento che in certi momenti mi impediva di vedere la strada.

Le condizioni meteo si sono ristabilite ed ho così potuto percorrere le ultime due tappe. L’ultima salita mi ha portato a Pian del Re, alle pendici del Monviso 20 km con 1400 mt di dislivello.

Mentre salivo, una miriade di pensieri, di ricordi e di emozioni mi frullavano nella testa, non mi pareva vero che tanto allenamento, fatica, sudore e impegno stessero per concludersi. Giunto a Pian del Re ho lasciato spazio alla commozione, e non mi è venuto da dire “finalmente è finita” perché ho vissuto questa avventura, questo progetto con tanto impegno e dedizione che in fondo mi è spiaciuto sia terminato, però sono anche stanco, e desidero fortemente fermarmi e far riposare le mie gambe e i polmoni che non mi hanno tradito e mi hanno supportato.

Arrivare al Monviso il 4 ottobre 2020, festa di san Francesco, Patrono d’Italia, ha suggellato il grande abbraccio ideale che attraverso la mia avventura ha unito tutta l’Italia.

“Dall’Etna al Monviso” è stata l’occasione di pedalare immerso in aree boschive, attraversando monti e colline nei numerosi Parchi nazionali per poi dirigermi verso borghi incantevoli e fatati, chiese, eremi e simboli della tradizione e della cultura italiana patrimoni dell’UNESCO.

[Desidero ringraziare chi mi ha sostenuto e contribuito a realizzare il progetto: da mio fratello Teresio della Panzera Communications che ha realizzato il servizio fotografico e le riprese video per il docufilm, il cav. Amilcare Merlo della Merlo spa, leader mondiale nella produzione di sollevatori telescopici; Teo Musso – Baladin, il più importante produttore italiano di birra artigianale; la famiglia Ricca titolare della Thor, azienda leader nella produzione di spaccalegna e tagliatronchi – la Punto Ciclo Conte da circa 40 anni punto di riferimento per il mondo ciclistico; l’Ancos Confartigianato Cuneo ente di promozione sociale e sportivo e il Patrocinio del Comune di Cuneo e della Confcommercio Cuneo].

Commenti

  1. Gian Luca Ferme ha detto:

    Che bellezza e, sí, complimenti!

    Con i miei figli stiamo facendo, d’estate, anno dopo anno, l’Italia dei fiumi perché conoscano il paese del loro papà. Volevo scrivere i primi due racconti (Arno e Tevere) per questo sito, ma mi sono sempre perso in narrazioni troppo lunghe. Mi è piaciuta la sintesi del tuo LUNGHISSIMO VIAGGIO! Un abbraccione da Chicago.

  2. Omar Mazzoleni ha detto:

    Complimenti davvero una bellissima impresa!
    Spero presto di poter vedere il docufilm.

  3. Bruno ha detto:

    Bravo?
    Bravissimo, e che bel veloce racconto, grazie.

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