Troppo veloci, pericolosi, impercettibili, d’intralcio e non così utili a ridurre l’uso dell’auto, stiamo parlando dei monopattini elettrici, mezzi odiati praticamente da tutti, eccetto da coloro che li usano.
Da quando si sono diffusi sulle strade delle nostre città sono sempre sulla bocca di tutti e con l’avvicinarsi delle elezioni vengono chiamati in causa dal politico di turno come uno dei mali della mobilità (si veda l’ultima boutade di Vittorio Feltri a Milano, ndr).
Ma se un problema c’è è soprattutto come questi vengono gestiti, parliamo in particolare dei mezzi in sharing, troppo spesso posizionati in strada in malo modo, o parcheggiati su marciapiedi alla rinfusa, creando confusione e disagi soprattutto a chi si muove a piedi. L’ultimo appello per una gestione più ordinata dei servizi di monopattini in sharing arriva dall’Unione Italiana non vedenti che dopo una serie di incidenti causati ai soci ha deciso di ingaggiare uno studio di avvocati per far fronte ai disagi riscontrati a Torino.
Questi problemi del resto riguardano anche il servizio di bike sharing, tanto è vero che a Seattle il tema del parcheggio selvaggio è già sentito da molto tempo, tanto da dover realizzare una campagna di comunicazione ad hoc per sensibilizzare chi utilizza i servizi di condivisione.
La scelta di Copenaghen
La gestione dei monopattini elettrici in sharing non è semplice nemmeno in quei paesi noti per il maggior senso civico, Copenaghen ad esempio ha deciso di vietare il parcheggio dei monopattini sui marciapiedi e comunque su suolo pubblico in tutto il centro città, questo dopo che per circa un anno le compagnie di scooter sharing hanno occupato e gestito in malo modo il servizio di noleggio. Di conseguenza nella capitale danese non è più possibile noleggiare un monopattino in strada, ma anzi è necessario recarsi in appositi negozi specializzati, come del resto già avviene con il noleggio biciclette per turisti.
Una decisione che non è piaciuta agli operatori dei mezzi in sharing, i quali hanno proposto all’amministrazione della città di creare zone ad hoc per il parcheggio dei monopattini, rendendo di fatto quello che nasce come sharing a flusso libero un servizio di noleggio a stazioni fisse. Una proposta che non è andata a buon fine e anzi, se il comune di Copenaghen fosse chiamato a dover rimuovere dei monopattini elettrici parcheggiati in sosta vietata il costo della rimozione verrà accreditato all’operatore del servizio.
Da Copenaghen ammettono tuttavia che i monopattini elettrici, soprattutto quelli in sharing, hanno svolto un importante aiuto in questi mesi di pandemia, collaborando a offrire soluzioni di mobilità per i cittadini. Una verità che è facilmente riscontrabile anche a Milano, dove i monopattini hanno avuto un boom di utilizzo a fronte del calo di fiducia nell’uso dei mezzi pubblici.
E voi cosa ne pensate? Anche le città italiane dovrebbero fare come Copenaghen e vietare i monopattini sui marciapiedi oppure esistono ricette alternative per una migliore convivenza tra tutti gli utenti della strada?
I monopattini non dovrebbero essere mai sui marciapiedi, è ovvio.
I marcia-a-piedi sono per i pedoni.
Aree dedicate ai parcheggi potrebbero essere individuate e sarebbe facilissimo obbligare chi li prende in sharing a usarle, basta programmare il tassametro a fermarsi solo lì (finché non ce lo lasci continui a pagare).
Sicuramente punti fissi di noleggio per i veicoli sharing oltre al controllo di uno staff dedicato.
Ma soprattutto più senso civico e appartenenza per i cittadini nei confronti di un servizio rivolto a loro stessi
Molto meglio Station Based
Non c’è stata praticamente innovazione nella storia che non sia stata osteggiata. Ma tanto il futuro non si ferma per fortuna.
Se non si vuole vedere i monopattini fare slalom tra le auto la soluzione è molto semplice. Eliminare le auto del tutto.
il comune deve rendersi capace di gestire in sicurezza il flusso del trasporto pubblico in primis. ! Monopattini via dai marciapiedi, sia fermi che in movimento
chi ha scritto questo articolo e’ fazioso e di parte, ergo non capisce nulla .