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Meccanico di Bici: il mestiere che non conosce crisi

Meccanico di Bici: il mestiere che non conosce crisi

Gli ultimi decenni hanno portato a un’accelerazione gigantesca delle tecnologie, un cambio di paradigma nella produzione e nella distribuzione delle merci, una modifica delle mode e gli effetti si sono fatti sentire pesantemente nel mondo del lavoro.

Il ‘900 è stato il secolo della grande industria e la narrazione dominante per molto tempo sembrava essere “tròvati un lavoro in una grande impresa e trascorri lì ogni giorno della tua vita fino al momento della pensione” e per alcuni decenni questa regola ha funzionato: frotte di colletti bianchi e tute blu si sono riversati sui colossi del mercato portando a casa ogni giorno pane e companatico.

Mestieri scomparsi: il materassaio
c’era una volta il materassaio

La morte di molti mestieri e professioni

Poi è arrivata la globalizzazione e la grande industria ha smantellato i propri impianti per delocalizzarli in luoghi dove la manodopera costava meno. Questa riduzione dei costi di produzione ha portato all’inondazione dei mercati con prodotti a prezzi bassissimi che hanno messo fuorigioco le produzioni locali e costretto molte persone a trovarsi un nuovo lavoro.

In questo modo sono praticamente scomparse figure professionali con una tradizione storica come il sarto, l’intarsiatore, il calzolaio, il materassaio, l’ombrellaio e l’arrotino: l’usa e getta e il pret-a-porter hanno preso il sopravvento sulla riparazione e sul “su misura” e le maestranze specializzate sono diventate inutili orpelli della società dei consumi.

Ma oltre ad alcune professioni artigianali sono scomparsi anche altri lavori soppiantati dalla tecnologia: chi si ricorda più del tempo in cui esistevano le centraliniste che smistavano le chiamate? E dei videonoleggi, dei negozi di dischi, dei laboratori fotografici cosa vogliamo dire? Viviamo in un’epoca in cui un film può essere noleggiato con un click senza muoversi da casa, in cui possiamo avere tutta la musica del mondo a nostra disposizione nel nostro device a titolo gratuito e in cui le foto non si stampano neanche più.

E se molte professioni intellettuali restano ancora in auge, questo avviene al costo di un aggiornamento continuo che non ammette ritardi: un professionista del marketing negli anni ’80 non aveva bisogno di un computer, non doveva essere aggiornato sugli ultimi algoritmi di Google e neppure conoscere le differenze tra Instagram, Tik Tok o Youtube; non doveva chiedersi se l’ultimo aggiornamento di iOs renderà possibile il retargeting o meno.

Perfino i dentisti che un tempo sembravano avere un lavoro garantito vita natural durante, oggi si ritrovano a fronteggiare la concorrenza dei colleghi croati che nel prezzo di un ponte includono anche una vacanza sulle cose adriatiche.

Insomma, tra globalizzazione, delocalizzazioni, intelligenza artificiale e realtà virtuale si fa fatica a immaginare un futuro professionale che sappia resistere ai cambiamenti della società e dell’economia, ma per fortuna, ci sono dei mestieri che non tramonteranno mai e di cui, anzi, ci sarà sempre più bisogno.

I mestieri che non avranno mai crisi

Sto parlando di quei lavori che garantiscono un servizio di prossimità on demand, tipo l’idraulico: nessuna intelligenza artificiale, nessuna delocalizzazione riuscirà mai a risolvere il problema del signor Mario Rossi che ha un rubinetto che perde in corso Mazzini. O se lo ripara da solo, oppure chiama un professionista che riesca a intervenire in tempo zero.

O tipo il meccanico di biciclette.

Il meccanico di biciclette, infatti, contrariamente al meccanico di auto o di moto, ha a che fare con tecnologie che raramente modificano in modo sostanziale il funzionamento del mezzo. Mentre auto e moto si sono evolute dal carburatore all’iniezione elettronica, all’alimentazione ibrida, al full electric che rende progressivamente inutile la figura del meccanico, sostituito sempre più da software, le biciclette continuano a basarsi su una trasmissione a catena, in cui una corona si interfaccia con un pacco pignoni che attraverso un mozzo imprime il moto alla ruota e quindi alla bicicletta.

interno di una ciclofficina
la ciclofficina

Certo, col tempo anche la tecnologia è intervenuta nel mondo delle biciclette: le ebike sono sempre più diffuse e lo saranno sempre di più, ma le ebike altro non sono che normali biciclette a cui è stato aggiunto un motore ma in cui le componenti meccaniche non sono cambiate più di tanto. Anche con le ebike le gomme continuano a bucarsi, i raggi continuano a rompersi, le catene si allungano, i pedali si rompono, i cavi si usurano e devono essere sostituiti.

La tecnologia ha portato all’introduzione dei freni a disco idraulici che, però, per gli spurghi e riparazioni, necessitano di un operatore specializzato che sappia mettervi mano, paradossalmente con una frequenza ancora maggiore rispetto ai tradizionali freni a pattino.

E lo stesso vale anche per i cambi elettronici che, se è vero che hanno soppiantato, nell’alto di gamma, il tradizionale sistema con cavi e guaine, è anche vero che questa tecnologia ha pur sempre bisogno di un professionista per la sua calibrazione e comunque è equipaggiato su un numero marginale di biciclette rispetto al totale in circolazione e difficilmente prenderà il sopravvento in futuro.

Il futuro è della bicicletta

Il discorso di fondo qui è che, contrariamente a quanto avviene con gli altri mezzi, soprattutto a motore, la bicicletta difficilmente potrà essere resa ancora più efficiente e non ci sarà mai una legislazione che metterà fuori legge i vecchi modelli perché troppo inquinanti. Una bicicletta Umberto Dei degli anni ’30, se opportunamente manutenuta, continuerà a offrire il proprio servizio a chi la usa, portandolo da A a B, permettendogli di fare la spesa.

“Opportunamente manutenuta” è la chiave di tutto: mentre un’automobile arriva necessariamente a fine vita perché a un certo punto richiederà interventi di manutenzione e sostituzione talmente importanti che “la spesa non vale l’impresa”, una bicicletta continuerà a operare nei secoli dei secoli. Un mozzo a coni e sfere se opportunamente ingrassato può durare per millenni. E se non funziona più, basta cambiare le sfere e la ruota ritorna a funzionare come per magia. Poca spesa, tanta resa.

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Ma, nonostante la sua semplicità di funzionamento e manutenzione che permette a tutti e chiunque di mettervi mano, la riparazione delle biciclette richiede un minimo di competenze e attrezzature di base che l’utente medio raramente accetta di acquisire: se tutti devono sapere riparare una gomma forata, quanti realmente sanno o sono disposti a imparare come sostituire un movimento centrale grippato o a raddrizzare una ruota che ha preso un colpo?

Per quanto mi riguarda, me la cavo abbastanza bene con la meccanica di bici e so fare più o meno tutto, ma se valuto che un intervento mi richiederà più di 30 minuti, allora preferisco passare la palla a un meccanico, in modo che io possa utilizzare meglio il mio tempo. Anche perché, se un intervento mi richiederà più di 30 minuti è probabile che richiederà operazioni particolari e non voglio ritrovarmi, come già successo in passato, a scoprire sul più bello di aver comprato un ricambio con lo standard sbagliato.

E quando ho un problema meccanico con la mia bicicletta, io voglio che sia risolto nel minor tempo possibile: non mi interessa se a 40 km o 400 km da casa mia c’è qualcuno che mi offre lo stesso servizio a un costo inferiore. Voglio poter avere un meccanico sotto casa che mi risolva il problema.

E questo è il tasto dolente per il consumatore: sotto casa mia non c’è un meccanico di bici e il più vicino durante la bella stagione è talmente oberato di lavoro che spesso le liste di attesa per una riparazione banale superano la settimana.

coda all'ingresso della bottega di un meccanico di bici a Milano
La bottega di un meccanico di bici in primavera: clienti in coda

Una lista di attesa di una settimana significa che la domanda di quel tipo di servizio è di gran lunga superiore all’offerta e che molte persone, di fronte allo scenario di dover attendere una settimana per potersi fare un giro in bici, rinunciano e prendono l’auto e si tengono la bici scassata e non funzionante.

La bicicletta è una bolla?

Ora la domanda è: “ma siamo sicuri che per la bici ci sia un futuro e non sia invece una bolla?”

È difficile rispondere in modo certo a questa domanda, ma se guardiamo ai macrotrend del mondo, ci sono delle tendenze innegabili: sempre più lavori si basano sull’uso della bicicletta (basti pensare ai rider), il costo dell’energia sta continuando a salire e la bicicletta è la risposta più rapida per evitarne il consumo, la transizione ambientale nelle città richiederà un uso sempre maggiore di mezzi di trasporto a base o nulle emissioni di anidride carbonica.

E se quella della bici non è una bolla, cosa bisogna fare per diventare meccanico di bici?

Come diventare meccanico di bici

In Italia purtroppo non esiste un percorso riconosciuto di formazione che abiliti qualcuno alla professione del meccanico di bici, quindi chiunque lo desideri, da domani può alzare la serranda ed erogare servizi di riparazioni.

Per chi, invece, non si fidasse delle proprie conoscenze e volesse seguire un percorso di formazione dedicato, da 5 anni è operativo il Masterclass in Meccanica di Biciclette di Bikeitalia che in 7 giorni offre le competenze necessarie per avviare e condurre un’officina (include anche una giornata destinata alla gestione del business: marketing, amministrazione e fisco).

A oggi oltre 50 nuove attività di riparazione biciclette sono state aperte dopo aver seguito il masterclass di meccanica di Bikeitalia.

E se vuoi capirci qualcosa di più e provare a capire se questo percorso fa per te, puoi scaricare una guida pronta all’uso puoi scaricare gratuitamente l’ebook “Come aprire un negozio di bici – guida all’avviamento e gestione della tua attività“.

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Commenti

  1. Caro ha detto:

    Salve a tutti, sono un autoriparatore e credo non sia giusto che chiunque possa aprire bottega e mettere mano a freni ecc seppur di una bici…oggi sono molto evolute senza requisiti tecnici come invece accade per moto e ciclomotori legge 122/92…alla fine siamo su strada egualmente…anche se ci sono persone coscenziose e preparate ma un percorso serve

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