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Il caro-benzina è una tassa sui più poveri (e come rimediarvi)

Il caro-benzina è una tassa sui più poveri (e come rimediarvi)

Tira una brutta aria nell’est Europa il conflitto russo-ucraino sta creando ondate di profughi e la guerra commerciale in corso sta facendo lievitare alle stelle il prezzo dei carburanti.

prezzi dei carburanti alla pompa
Caro-benzina

Diesel e benzina sono stabilmente oltre i 2,20 €, mentre anche il metano per auto, da carburante economico, è diventato un bene sempre più prezioso, al punto che quelli che avevano optato per le tecnologie bi-fuel, ormai ripiegano direttamente sulla benzina.

Il rincaro dei carburanti avrà ricadute importanti su tutto il settore economico perché la benzina serve a trasportare le merci e se aumenta il prezzo alla pompa, aumentano tutti i costi che vengono ribaltati, come sempre, sul consumatore finale. Cioè su tutti noi.

Ma non tutti i consumatori sono uguali perché ci sono quelli che guadagnano 100.000 euro/anno e quelli che guadagnano 10.000 euro/anno. Ci sono quelli che alla fine di ogni mese riescono a risparmiare svariate migliaia di euro e quelli che, alla fine del mese, devono trovare il modo di far quadrare i conti familiari.

In una situazione di disparità economica, i rincari non colpiscono tutti allo stesso modo: qualcuno si ritroverà a risparmiare un pochino meno, qualcuno, invece, sarà costretto a tirare ancora più la cinghia, magari a indebitarsi o a rinunciare a beni di prima necessità.

Alcune di queste persone inizieranno a usare la bici per andare al lavoro e risparmiare qualche euro prezioso.

Leggi anche: Il Bike to Work quotidiano contro il caro-benzina

Altri, coloro che hanno paura a usare la bicicletta o ad andare a piedi per la pericolosità delle strade, continueranno a usare l’auto come hanno sempre fatto e risparmieranno altrove: magari sulle cene al ristorante (e i ristoratori perderanno clienti), magari sulle lezioni di danza ai propri figli (e l’insegnante di danza avrà un cliente in meno), magari sul cibo o sulle cure mediche.

A questo punto chi ci governa ha davanti a sé diverse possibilità:

  1. ridurre le accise sui carburanti per calmierarne i prezzi, quindi far pagare allo Stato (cioè a noi, con le nostre tasse) quello che invece paghiamo tutti noi.
  2. fare spallucce e dare la colpa a Putin, al destino cinico e baro che ci ha messo di fronte a una crisi energetica senza precedenti. Ma non risolverà la situazione.
  3. avviare un radicale piano di demotorizzazione, creando in ogni città delle Reti Ciclabili di Emergenza per mettere in sicurezza coloro che si vogliono spostare in bicicletta e risparmiare energia.

Non è fantascienza, è quello che hanno fatto le principali città europee durante il picco della pandemia, quando il trasporto pubblico era off-limits e occorreva alleggerire il trasporto pubblico. Noi di Bikeitalia, con il supporto dei migliori progettisti italiani in materia di mobilità urbana, allora pubblicammo un “Piano emergenziale della mobilità urbana” e che è ancora ampiamente valido e scaricabile gratuitamente qui:

Clicca sull’immagine per scaricare il Piano emergenziale della Mobilità Urbana.

Sappiamo bene che lo shock energetico che stiamo vivendo in questo periodo non sarà breve e neppure indolore. Occorrono misure straordinarie per affrontare il tema e occorre ammettere che 36 milioni di automobili in circolazione in un paese con 56 milioni di abitanti sono decisamente troppe.

Occorre dare la possibilità a chi vuole farlo di rinunciare alla dipendenza dai combustibili fossili e consentire loro di liberare reddito da spendere altrove.

Senza ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ci aspettano miseria e disordini sociali.

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