Errori ciclabili da evitare. Solo chi non usa mai la bicicletta e progetta solo “sulla carta” può realizzare delle infrastrutture ciclabili con raggi di curvatura a 90 gradi. Eppure, quante sono le soluzioni di questo tipo che troviamo nelle nostre città?
Curve e incroci che invece di seguire il normale andamento del manubrio della bicicletta seguono brusche forme angolari, ben difficili da rispettare anche a bassa velocità.
Capita spesso di vedere queste soluzioni in diverse occasioni, soprattutto in Italia, dove alcuni tecnici e progettisti (spesso in ambito urbano) si ostinano a realizzare percorsi rigidi, in struttura o quelli che a tutti gli effetti assomigliano più a dei marciapiedi che non a delle piste ciclabili.
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Del resto un fenomeno molto simile e ben noto anche a chi si muove a piedi è quello dei “desire path” o linee di desiderio, in cui è lo stesso pedone a non rispettare il percorso prestabilito per sceglierne uno più comodo o più veloce.
Se per il pedone spesso si tratta di una scelta, per chi si muove in bici è invece un obbligo: svoltare ad angolo è spesso impossibile e quando va bene, si finisce sullo spazio dedicato ai pedoni, quando va male ci si scontra con cordoli o altri ostacoli.
Avere dei raggi di curvatura adatti e ben fatti significa anzitutto offrire un percorso ciclabile sicuro e, in seconda battuta, determinare la velocità intrinseca con cui si può percorrere una pista ciclabile.
Un raggio di curvatura stretto impone velocità troppo basse, seppur adatte (forse) in prossimità a degli attraversamenti delicati o pericolosi. Un raggio di curvatura troppo ampio può indurre a velocità troppo elevate, causando ad esempio il superamento della linea di mezzeria (un problema non di poco conto sui percorsi a doppio senso e a scarsa visibilità, quando si rischia di “abbracciare” il ciclista in arrivo dal senso opposto).
Progettare e realizzare i corretti raggi di curvatura significa determinare anche la competitività di un percorso rispetto ad un altro, così come la scelta di usare la bici piuttosto che l’auto.
L’European Cyclist’s Federation (ECF) ha realizzato un interessante report, utile a chiunque si occupi di progettazione, dove ha comparato le diverse indicazioni progettuali utilizzate in Europa.
Come sempre il ruolo dell’Italia è minoritario, ma confidiamo che possa essere data un’indicazione chiara alla progettazione una volta che anche il nostro paese si doterà di un Piano Nazionale per la Mobilità Ciclistica.
Il documento realizzato da ECF è disponibile qui: Geometric design parameters for cycling infrastructure
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