[Articolo aggiornato il 5 dicembre 2022]
Omar Di Felice: stop forzato al tentativo di conquista dell’Antartide in bicicletta. L’ultracyclist italiano si è fermato per un problema personale ed è stato recuperato, rientrando in sicurezza alla base. La notizia è arrivata in Italia all’alba di domenica 4 dicembre.
Omar Di Felice: stop forzato e rientro alla base
Come sottolinea un messaggio postato su Facebook dal suo Team di Comunicazione, Omar sta bene ma è scosso per lo stop forzato: “Purtroppo l’avventura di Omar si è interrotta qualche ora fa a causa di un grave problema personale. Omar sta bene ma è ovviamente scosso. Vi daremo maggiori dettagli nelle prossime ore/giorni”, si legge nel post pubblicato sull’account ufficiale dell’ultracyclist.
Omar è rientrato in sicurezza
Il Team di Comunicazione che ha supportato Omar Di Felice per pubblicare aggiornamenti in tempo reale della sua #AntarcticaUnlimited ringrazia chi lo ha recuperato: “Nel frattempo ringraziamo la Antarctic Logistics & Expeditions per essere intervenuta e aver fatto rientrare Omar in sicurezza a Union Glacier camp e Iridium Communications per aver consentito di tenerci costantemente collegati con la centrale”.
Si ferma la sua #AntarcticaUnlimited
Il tentativo di Omar Di Felice di attraversare l’Antartide in bicicletta si è interrotto dopo 8 giorni e 94.55 km percorsi. La tabella di marcia era slittata di qualche giorno, a causa del forte vento gelido. Poi la partenza e i primi giorni nel nulla assoluto del ghiaccio antartico.
A seguire ancora qualche giorno di stop forzato in tenda, con temperature proibitive e condizioni non compatibili con la pedalata e ancora una lunga attesa.
La tristezza per la morte di Rebellin
Nel frattempo, mentre Omar si trovava lì dall’altra parte del mondo, lo aveva raggiunto la notizia dell’investimento mortale di Davide Rebellin. E lui, da sempre in prima fila per la sicurezza stradale dei ciclisti, aveva scritto un accorato messaggio sui social:
“La notizia della morte di Davide Rebellin ha riacceso molte paure oltre ad aver causato il dolore per l’assurdità di una vita strappata senza alcun senso. Quanti ancora ne verranno ammazzati prima che ci si metta una mano sul cuore e si capisca che così non si può andare avanti? E non ditemi che è un problema di regole, o di ciclisti indisciplinati! Diamine, è stato assassinato un uomo!”, aveva scritto Omar su Facebook.
Un messaggio che si conclude così: “Domani potrà toccare a me, o a chiunque di voi: padri, madri, figli, amici, fratelli, conoscenti. E siamo ancora qui a disquisire di regole e cazzate? Oggi passano in secondo piano i chilometri fatti e quelli che mancano. La durezza di questa natura mai potrà eguagliare la barbarie dell’essere umano moderno”.
Il tentativo di conquista dell’Antartide in bicicletta di Omar Di Felice – in completa autonomia con una fat bike e una slitta carica per arrivare al Polo Sud – per il momento termina qui.
Dopo una giornata di silenzio è stato lo stesso Omar Di Felice a scrivere le ragioni che lo hanno spinto a fermarsi, affidando i suoi pensieri a un lungo post su Facebook:
Omar spiega perché ha deciso di fermarsi
Non chiudo occhio da 36 ore: Sarei falso se non ammettessi che il sentimento predominante ora è “tristezza”.
Credo sia giusto raccontare cosa io abbia vissuto e cosa ci sia dietro quel “gravi problemi personali” che non mi ha permesso di andare avanti.
L’anno appena trascorso è stato un concentrato di dolore: mantenendo la riservatezza di cui ho bisogno per salvaguardare la mia privacy, mi sono trovato a lottare con cose ben più grandi di me, a partire dal ripresentarsi di problemi familiari che hanno accompagnato la mia vita.
Problemi dai quali sono emerse alcune gravi cose subite quando ero ancora bambino.
“Il corpo ricorda ciò che la mente dimentica”: Forse un giorno riuscirò a squarciare il velo di vergogna che copre una ferita ancora fresca.
Durante questa settimana, in tenda, mi sono trovato a non lottare più soltanto contro il freddo, il vento o l’equilibrio precario.
Gli incubi notturni non hanno abbandonato la mia mente. I risvegli improvvisi e le lacrime a bagnare il viso fino a non poterne più hanno reso difficile ogni più piccola azione.
Alcune brutte notizie hanno amplificato il tutto.
Non mi sono mai considerato un eroe.
Sono una persona normale che, come tutti, soffre e in quell’universo chiamato vita si trova ad affrontare il dolore di familiari malati gravemente, di traumi infantili da risolvere, di problemi che spesso si pensa erroneamente non riguardino chi ha il coraggio di inseguire i propri sogni attraverso vite straordinarie.
La scelta che ho fatto, di coraggio e dolore al tempo stesso, è stata l’unica possibile in questa condizione per non venir meno a quel patto di fiducia con la vita.
Fermarmi un attimo prima di rischiare di perdere completamente la lucidità è stato il passo più sofferto ma l’unico possibile.
So con quanta passione mi avete seguito: per questo vi posso dire che questo sarà solo il punto di ripartenza verso un orizzonte ancora più denso di sogni e sfide.
A partire dall’ANTARTIDE: tornerò quaggiù ben prima di quanto chiunque possa immaginare. Lo devo a me, a voi e a tutte le persone che credono in questo progetto
Grazie di cuore per la vicinanza mostrata.
Omar
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