Mario Tozzi: “Ogni volta che vedete un ciclista per strada dovreste ringraziarlo”
Mario Tozzi – primo ricercatore del Cnr, divulgatore scientifico e presidente del Parco Regionale dell’Appia Antica – da promotore della mobilità sostenibile posta un messaggio a favore di chi pedala. “Ogni volta che vedete un ciclista per strada dovreste ringraziarlo”, scrive su Facebook.
“Ogni volta che vedete un ciclista per strada dovreste ringraziarlo”
Questo l’incipit del messaggio che sta attirando decine di commenti sui social. Purtroppo come spesso accade in queste occasioni molte persone vomitano il loro odio nei confronti dei ciclisti, categoria di utenti fragili che viene percepita come “problema” o “intralcio” da chi guida un mezzo a motore.
Mario Tozzi: più piste ciclabili e limite di 30 km/h in città
Tozzi spiega perché il ciclista andrebbe ringraziato: “Perché ciascuno di loro decongestiona il traffico, vi permette di parcheggiare e vi fa respirare meglio. Lasciate loro 1,5 metri di sicurezza sempre e non considerateli utenti della strada di serie B. Ci vogliono più piste ciclabili e il limite di 30 km/h in città: più sicurezza e più sostenibilità. Non ci sarà l’auto privata nelle città di domani, la bici sì”. E l’immagine che accompagna il messaggio è quella della distanza di sicurezza di un metro e mezzo in fase di sorpasso, proposta di legge recentemente tornata in Parlamento.
Chiudiamo le strade alle auto
Una nuova presa di posizione pubblica sul tema della sicurezza stradale dei ciclisti da parte di Mario Tozzi, ciclista urbano e fautore da sempre dell’idea della riduzione del parco auto circolante anche attraverso la chiusura delle strade alle quattro ruote, come aveva ribadito anche al MobilitARS:
Il governo azzera i fondi per le ciclabili
Questo messaggio di Mario Tozzi, ciclista urbano pro-bici, arriva a pochi giorni dalla notizia che il governo guidato da Giorgia Meloni ha azzerato i fondi per le ciclabili urbane. Nel testo della legge di bilancio 2023 c’è il definanziamento totale del Fondo per la ciclabilità urbana; vale a dire che a partire dal primo gennaio 2023 il bilancio dello Stato non avrà più nemmeno un euro per le piste ciclabili urbane.
La sicurezza stradale che non c’è
Tutto questo avviene in un contesto dove la sicurezza stradale per chi pedala, in Italia, non c’è: la morte del campione di ciclismo Davide Rebellin – investito e ucciso da un camionista tedesco recidivo, che si era dato alla fuga ma poi individuato e denunciato a piede libero – avvenuta nello stesso giorno di quella della giovane promessa del Calcio Padova Manuel Lorenzo Ntube, 16enne investito e ucciso mentre pedalava con un suo amico (ricoverato in gravi condizioni all’ospedale, ndr) rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. Un paese dove una persona in bicicletta – un/a “ciclista” – viene investita e uccisa ogni 40 ore.
La petizione per trasformare l’Italia in un paese ciclabile
Dal dossier “Non è un paese per bici”, pubblicato pochi giorni fa da Clean Cities, FIAB, Kyoto Club e Legambiente, emerge un notevole gap di ciclabilità tra le città italiane e le leader in Europa, per colmare il quale sarebbe necessario quadruplicare i chilometri di percorsi ciclabili, per una spesa complessiva di 3,2 miliardi di euro da qui al 2030, attraverso un piano straordinario di promozione della ciclabilità urbana cui destinare 500 milioni l’anno.
C’è una petizione che sta circolando in questi giorni per chiedere al governo e al Parlamento di investire sulla ciclabilità, altroché definanziarla. Per firmare la petizione #CittàCiclabili ➡ clicca qui.
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Il ciclista magari va in giro con una bici da 6000-10000 euro e se ne frega delle regole ma non è sicuramente pericoloso come un automobilista con un suv da 30000-40000 che guida con un cellulare in mano, magari fumando e fregandosene allegramente degli altri utenti della strada. Solitamente sono gli automobilisti che ammazzano i ciclisti e non viceversa (per non parlare della strage continua di pedoni). Nessuno è padrone della strada e quando lo capiremo tutti, sarà un gran giorno.
@ Andrea:
A me a scuola guida hanno insegnato le regole del codice della strada.
Qualcosa di vivo che si comporta da idiota irresponsabile in sella a 6000 – 10000€ di bicicletta dimostra di fregarsene delle regole.
Sulla strada circolano automobili, mezzi di servizio e merci (si sta transitando anche il tuo pacco di amazon).
Vai a scuola di educazione piuttosto.
Certo tanti che hanno fatto scuola guida per la patente,non sono garanzia di sicurezza,vediamo tutti i giorni gli incidenti per colpa di qualcuno che anche se ha fatto scuola guida non sa guidare
Detto questo il ciclista che esce spesso,ha imparato ha guanfarsi in giro con la coda dell’occhio,vede chi sta sorpassando ecc…
Non ho mai incontrato un automobilista,che mi abbia sorpassato tenendo una distanza adeguata,quindi buon senso da parte di tutti
Dalle risposte che ho letto, si capisce che l’automobilista tipo si sente comunque padrone della strada, che il ciclista rompe sempre, sia in città che fuori città, e se qualcuno prova a fargli notare che non è il padrone del mondo, scatta l’insulto o la derisione.