Un programma radiofonico che diffonde la cultura della bicicletta e promuove il cicloturismo, dando agli ascoltatori consigli pratici e presentando itinerari tutti da pedalare: Alessandra Schepisi, giornalista di Radio24, conduce A ruota libera, la rubrica di Grand tour dedicata alla bicicletta e alla scoperta del territorio al ritmo cadenzato del pedale.
Come nasce l’idea di parlare di bici alla radio e come si è sviluppata in questi anni? Bikeitalia lo ha chiesto direttamente ad Alessandra, in questa intervista all’insegna della bici, fedele compagna di viaggio per visitare posti nuovi da una prospettiva particolare. Aspettando l’atteso appuntamento della Fiera del Cicloturismo 2023, che si terrà a Bologna l’1 e il 2 aprile.
Da giornalista-ciclista a Radio24, tra le altre cose, parli anche di bicicletta a tutto tondo: com’è nata questa idea?
Mi sono avvicinata al tema della ciclabilità perché ero un’utilizzatrice della bici: una ciclista urbana, che però veniva dal motorino. Ho iniziato a pedalare per necessità, poi è diventata una passione. E ho sperimentato su di me i vantaggi di spostarsi in bicicletta: il piacere di pedalare e il suo potere antistress.
Ciclista urbana di lungo corso, ma anche cicloturista…
Sì: da quando ho cominciato anche a fare le prime vacanze in bicicletta, da lì il pedale ha cominciato a scandire sempre di più la mia vita. E andando in bici s’incontrano tante persone e si raccolgono tante storie: forse perché la bici permette un approccio più gentile rispetto a chi si muove in auto.
Quindi com’è nata l’idea di fare una trasmissione radiofonica proprio sulla bicicletta?
Ho deciso di dedicarmi a questo argomento perché c’erano tante storie da raccontare: dapprima ho realizzato una serie di servizi per il giornale radio, poi ho ideato e condotto una trasmissione dedicata alla bici (A ruota libera, ndr).
La bici è un argomento di nicchia o si presta a essere per tutti?
All’inizio poteva sembrare un argomento di nicchia, che si poteva esaurire: invece le storie legate alle due ruote a pedali sono davvero tante e sempre nuove.
Come si fa a raccontare la bici con la voce?
Penso che la radio abbia un forte potere evocativo e lasci molto all’immaginazione e quindi mi piace molto raccontare e saper tirar fuori il meglio dalle persone intervistate. La bici si racconta bene perché comunque è un mezzo simpatico che evoca sempre qualcosa di positivo.
In che senso?
Nel senso che fa parte di noi: chiunque ha avuto a che fare con la bici, perlomeno da piccolo visto che la bici era uno dei primi regali importanti che si riceveva. In Italia, in un modo o nell’altro, siamo tutti legati alla bici e al ciclismo, che fa parte della storia del nostro Paese.
Radio e bici: un bel tandem, no?
Sì: la radio assomiglia molto alla bici, perché sono due mezzi che vengono dal passato ma non sono mai passati di moda. E sono anche mezzi del futuro: la radio si è reinventata con i podcast e la bici, che ha più di 200 anni, è proiettata verso il futuro della mobilità.
Nel programma si parla di cicloturismo, ma come Radio24 siete anche attenti alla bikenomics, l’economia che gira intorno alla bicicletta?
Attualmente il programma Grand tour – A ruota libera ha un taglio più cicloturistico: parliamo soprattutto di viaggi e di itinerari, però anche di economia della bicicletta. Per quanto riguarda la ciclabilità e la mobilità sostenibile sto realizzando una serie di reportage, l’ultimo con focus “Città 30 km/h” è andato in onda sabato 21 gennaio.
E arriviamo al tema cicloturismo: itinerari, destinazioni e viaggi in bicicletta…
C’è grande proattività da parte di alcune amministrazioni locali per il cicloturismo, come ad esempio in Emilia Romagna: è fondamentale che i territori sappiano fare promozione sul tema. È difficile far conoscere nuove destinazioni ciclistiche: alcuni puntano sui festival e sugli appuntamenti per promuovere la loro destinazione in chiave cicloturistica, come ad esempio ha fatto ormai più di 25 anni fa l’Eroica di Gaiole in Chianti che oggi è diventata famosa in tutto il mondo.
L’Italia è ricca di posti dove poter pedalare, ma ci sono anche tante salite che possono spaventare chi è alle prime armi…
La materia prima c’è in tutta Italia, se vogliamo: e con l’ebike si livellano gli itinerari, non ci sono più salite impossibili. Penso che l’ebike sia un mezzo che ha rivoluzionato completamente il settore: diventano accessibili territori che prima erano proibitivi, la bici a pedalata assistita ha democratizzato la fruizione della ciclovacanza. Per questo anche le ciclovie si stanno attrezzando con colonnine di ricarica per ampliare la platea dei potenziali fruitori e favorire l’uso delle ebike. Dal punto di vista dei servizi per i cicloturisti credo che al momento il top in Italia sia rappresentato dal Trentino Alto-Adige.
La pedalata assistita è ancora più utile per le pedalate in fuoristrada?
Sì, certo: molte persone, anche giovani, mi hanno detto che usano le mountain bike a pedalata assistita perché così riescono a fare più chilometri e a vedere più cose nel corso di una stessa uscita.
L’Italia è piena di strade secondarie con poco traffico, ideali per pedalare…
A questo proposito mi piace ricordare l’esperienza della Ciclovia dell’Appennino: un progetto che ha fatto un’ottima promozione del territorio ed è illustrata nel libro di Sebastiano Venneri. È un percorso che mette a sistema itinerari da fare in bici che attraversano l’Italia anche attraverso strade di montagna secondarie e silenziose: le famose Strade Zitte, come le chiama Paolo Tagliacarne.
Il cicloturismo ci fa riappropriare un po’ del nostro tempo.
Sì, del nostro tempo e anche di un’altra Italia: più nascosta, più intima, meno conosciuta. D’altra parte quando si parla di bici ci sono varie economie: non si parla solo della vendita del prodotto-bici e degli accessori, ma anche una serie di economie che vengono riattivate e che girano intorno alla bicicletta, come quelle dei piccoli borghi che rifioriscono grazie al cicloturismo.
L’indotto della parte ricettiva: la destagionalizzazione per gli operatori turistici, le destinazioni che possono puntare sulla bicicletta con programmi mirati e hotel che possono trasformarsi a misura di ciclista, un giro d’affari che si sta sviluppando anche in Italia?
Il cicloturismo è uno dei comparti del turismo che meglio ha retto alla pandemia: ovviamente ci sono state delle ripercussioni generali, ma ha anche enormi prospettive di crescita. Il cicloturismo non è appannaggio solo dello sportivo o del “fricchettone”: ci sono offerte per tutti i gusti e c’è un gran mercato.
In conclusione, qualche percorso facile da consigliare a chi si sta avvicinando al cicloturismo adesso?
Io per cominciare ho fatto la Ciclabile del Danubio: un percorso di una facilità estrema, pianeggiante e con tanti servizi, adatto veramente a tutti. In Italia ce ne sono molti fattibili, premesso che come dicevo con l’ebike molti percorsi un tempo impegnativi diventano facili: la Ciclovia dell’Acqua Assisi-Spoleto in Umbria, la Ciclabile dell’Adige in Trentino, la Pista Ciclabile del Mincio tra Veneto e Lombardia. Ma anche la Costa dei Trabocchi in Abruzzo, che fa parte della Ciclovia Adriatica in corso di realizzazione. O come il Grand Tour della Valle del Savio, in Emilia Romagna.
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