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Allora vietiamo le biciclette a Milano

Allora vietiamo le biciclette a Milano

Milano è la città che non si ferma e non esiste nessun motivo per interrompere o modificare il modo d’essere del capoluogo lombardo, locomotiva economica d’Italia, che deve trainare il paese verso il progresso a ogni costo.

No bici Milano

Che Milano non si ferma ce lo ha ricordato il sindaco Sala agli albori della pandemia di Covid-19 e figuriamoci se adesso può trovare il tempo per riflettere un attimo su se stessa e sul motivo per cui per le strade della città, cicliste (sì, al femminile, perché le vittime sono soprattutto donne) continuano a finire schiacciate dai camion dei mille cantieri che danno linfa vitale all’economia cittadina.

E noi non abbiamo il tempo di piangere l’ultima persona morta per strada (ieri è toccato alla 28enne Francesca Quaglia), che subito leggiamo sui giornali di un’altra donna, questa volta colpita da un palo abbattuto da un’auto che si è ribaltata, guidata da qualcuno che aveva il piede un po’ troppo pesante sull’acceleratore.

La dinamica è la stessa dello scorso 2 agosto quando ad avere la peggio è stato un ragazzo canadese sul marciapiedi.

E il conto non si tiene più, così come non si riesce più a tenere la paura di uscire di casa in bicicletta perché c’è in giro gente che guida come un criminale senza alcun controllo e c’è un’amministrazione che ha sempre pronta la frase a effetto dichiarando questa volta lutto cittadino, giurando che la sicurezza stradale è una priorità quest’altra volta e che continua a fare e disfare la stessa pista ciclabile (quella su corso Buenos Aires) per dimostrare che sta lavorando attivamente per il bene di tutti.

Ma provvedimenti non se ne vedono. Non si vedono infrastrutture, non si vedono vigili in strada, non si vedono politiche, non si vede neppure l’assessora alla mobilità, Arianna Censi, che chissà che cosa fa di lavoro.

La situazione a Milano è fuori controllo. Così come lo era durante gli anni di piombo in cui la gente aveva paura a uscire la sera per paura di finire in una sparatoria. Oggi la paura è quella di venire investiti da un camion o da un deficiente patentato. Il sindaco Sala evidentemente non riesce a garantire la sicurezza dei cittadini e probabilmente l’unica cosa che gli resta da fare è vietare la circolazione alle biciclette, d’altronde, se ha vietato l’accesso ai parchi pubblici durante il mese di agosto più caldo della storia della città, perché dovrebbe permettere ancora la circolazione delle biciclette?

In questo modo, almeno, saremo sicuri che il sangue dei ciclisti che ormai è ordinaria amministrazione a Milano non andrà a imbrattare le strade della settimana della moda che sta per aprire le porte.

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Commenti

  1. Tiziano ha detto:

    Le strade non sono fatte per qualcosa che non sia un mezzo a motore , le piste ciclabili danneggiano il traffico , le biciclette creano inutile fastidio agli amministratori che hanno altro da fare , i pedoni dovrebbero stare più attenti quando camminano , è impensabile ridurre la velocità delle macchine in città , la zona 30 nessuno la vuole ,le polveri sottili non fanno male e comunque quando piove spariscono.
    E comunque i ciclisti se le cercano…che si comprino una macchina , e anche loro imparino a stare ore in coda ,frustrati ,spendendo soldi e tempo per fare pochi chilometri , respirando dal tubo di scappamento di quello che hanno davanti , sviluppando un odio profondo verso chi cerca un alternativa a questa follia , e facendo di tutto per impedire che le cose possano cambiare.

  2. Stefano ha detto:

    obbligare i ciclisti ad un corso di guida del ciclo riconoscimento dei cartelli stradali , comportamento su sede stradale ecc.ecc. un patentino non guasterebbe ,anzi

  3. Daniele ha detto:

    Da ciclista assiduo, anche per andare al lavoro, trovo che questo articolo non contribuisca a risolvere un problema drammatico che certo esiste, per via del tono sensazionalistico e qualunquista, Che c’entra la chiusura dei parchi (per motivi di sicurezza post-uragano!) con la ciclabilità? Niente, E la pista di Baires è stata fatta in modo provvisorio col COVID , e adesso sta venendo sistemata in modo definitivo con i sacrosanti cordoli che noi ciclisti abbiamo chiesto a gran voce: non c’è nessun fare e rifare della stessa cosa come si afferma.

  4. Mattia ha detto:

    Milano non e’ fatta per i automobilisti non intelligenti.
    Se come sembra si antepone il proprio diritto di poter andare in auto dove si vuole, alla altrui sicurezza , non ci puo’ essere che la “fatalita’ “, piu’ o meno grave.

  5. ignazio ha detto:

    Milano non e’ fatta per i ciclisti non intelligenti.
    Se come sembra si antepone il proprio diritto di poter andare in bicicletta dove si vuole, alla propria sicurezza , non ci puo’ essere che la “fatalita’ “, piu’ o meno grave.

  6. Mau ha detto:

    L’ennesimo articolo inutile! Ormai è chiaro che, su Milano, l’unico scopo del vostro sito è criticare l’attuale amministrazione comunale…
    Ci spiegate cosa c’entra il problema di sicurezza di pedoni e ciclisti con la chiusura, giustissima, dei parchi cittadini…!? Evidentemente chi scrive non vive a Milano e neanche si è reso conto della devastazione provocata dal maltempo di luglio. E ovviamente non sa (anzi credo che faccia finta di non sapere) che durante il mese di agosto, nei parchi chiusi, mentre noi eravamo con le palle a mollo qualcuno ha lavorato per rimetterli in sicurezza e restituirli alla comunità…
    Insomma, un’altra occasione persa per tacere.

  7. Eric ha detto:

    A Barcellona le piste ciclabili sono al centro della carreggiata. Milano è una città che invecchia e l’anziano e chi lo accompagna come si sposta?

  8. Renato ha detto:

    Molti ciclisti non si rendono conto che a Milano bisogna stare attentissimi.
    NON E’ UNA CITTA’ PER CICLISTI!!
    NON LO SARA’ MAI

  9. Luca ha detto:

    Le biciclette devono circolare in campagna NON in città, oltre ad essere un danno per gli automobilisti sono anche pericolose per i ciclisti stessi.

    Per non parlare delle belle tirate di smog che si fumano in strada..bravi ….braviii…pensate che la bicicletta vi aiuti ad essere green? Ma allora non dovete vivere a Milano!

    Non siamo in Canada o Australia dove esistono spazi giusti e piste ciclabili serie…siete in un buco di posto che si fa chiamare città ma che è un paese per la sua mentalità…

    [Questo commento è stato moderato prima della pubblicazione – Bikeitalia.it]

  10. Francesco ha detto:

    La Censi crede di essere superiore a tutti. Ho mandato decine di esempi da altre città sul da farsi ma non c’è modo. È una nata e cresciuta nel PCI, ha quello in testa.
    Andrebbe organizzata una protesta nella città: esemplare, come quella delle tende al Politecnico.

    [Questo commento è stato moderato prima della pubblicazione – Bikeitalia.it]

  11. Stefano ha detto:

    C’è un problema per la sicurezza dei ciclisti e anche dei lavoratori e a mio avviso hanno la stessa radice
    Il problema è il concetto di sicurezza, si fanno leggi e dispositivi che sostituiscono il buon senso e compensano le distrazioni : nel giro di pochi anni dall’ attuazione creiamo cittadini sempre più distratti e incompetenti che faranno sbagli assurdi e imprevedibili poiché si affidano agli strumenti di sicurezza invece che all’ attenzione e il buon senso (che nascono dalla percezione del pericolo)
    Evidentemente tra tutti gli aiuti ai guidatori non c’è stata nessuna attenzione verso veicoli a due ruote e si può facilmente correggere nel prossimo decennio, ma ancor più importante sarebbe far percepire la pericolosità e richiamare l’attenzione dei cittadini sempre più isolati dall’esterno e guidati dai “beep”
    Sembra un discorso complicato ma alla guida di una 124 si era parte della strada si sentiva ogni sassolino e ogni rumorino, frenata e tenuta di strada erano approssimativi e legati alla capacità di “sentire” il veicolo ed erano veicoli propedeutici all’attenzione del conducente
    Insomma oltre a sistemi e interventi per favorire la sicurezza bisognerebbe fare in modo che guidatori e lavoratori allenino attenzione e buon senso ogni giorno senza adagiarsi su una presunta sicurezza a prova di idiota o di errore perché non esiste.

  12. Umberto ha detto:

    Bisogna che i camion lavorino di notte dalle 20,00 fino alle ore 8,00 invece le biciclette bisogna vietarli nello stesso orario dei camion così non si incontrano e sarebbe più vivibile la città, e ora di fare qualcosa, al meno fare delle prove per evitare queste tragedie Non basta facendo piste ciclabili impedendo la viabilità. Tutte queste finte città verde, non esiste ! e poi non si può vedere corso Buenos Aires in quel modo INACCETTABILE!

  13. Stefano ha detto:

    L amministrazione comunale ha chiuso i parchi a causa dei nubifragi della fine di Luglio e per evitare che qualcuno venisse schiacciato sotto un albero pericolante prima che venissero fatte le opportune verifiche. Mi sembra strumentale l’uso di questa notizia per criticare il comune senza spiegare perché sono stati chiusi i parchi. Manca il coraggio di fare scelte drastiche per risparmiare vite e tirarsi dietro l odio delle teste vuote che vanno a benzina normale.

  14. Roberto Nassisi ha detto:

    Scrivo dal mio breve soggiorno in Val di Non, di ritorno da Bolzano. Mi viene da piangere a leggere le notizie tragiche che si accavallano in queste ore. Mi viene da piangere a pedalare e camminare dentro una città stupenda e dal centro storico quasi senz’auto, sapendo che tra pochi giorni tornerò a…bah lasciamo perdere!

    Due morti nel giro di poco e per giunta nella città Locomotiva d’Italia, considerata fiore all’occhiello di un certo modo di intendere il servizio pubblico, il trasporto pubblico. Una Milano da bere e, a questo punto forse, anche da pedalare. Scrivo ‘forse’ perché l’idea che avevo era quella di un certa irreprensibilità ciclabile, ma evidentemente mi sbagliavo.
    Allora credo e temo che abbia ragione IlPinz: in questo caso vorrei non ne avesse, ma credo che a Milano non sia tutt’oro quel luccica.

    Allora non ci resta che continuare a seguire, a raccontare l’aria, pessima, che tira anche a Milano. Poi, qualora dalla narrazione considerata di nicchia si ‘switchasse’ al mainstream, vediamo a chi conviene. Vediamo quanto questo potrà tradursi in meno voti quando ci sarà da andare alle urne.
    Un po’ come al supermercato, con l’obbligo per le aziende di rispettare l’ambiente e di riportarlo dentro un certo tipo di comunicazione, una moral suasion della Siura Maria !), attraverso l’etichetta del prodotto scelto, garantendosi che il cliente lo acquisti sul serio.
    Vediamo se il ragionamento in spiccioli inchioderà tutti al fare bene. O, perlomeno, al fare meglio di così.

    Quanta tristezza!!

  15. Maurizio Lombardo ha detto:

    Non si supera a destra, e vedrete che con le ciclabili fatte da Sala e la sua giunta sarà sempre peggio.
    Le carreggiate hanno dei controviali fantasma, ovvero non facilmente identificabili ove transitano le biciclette che sono celate alla vista degli automobilisti dalle auto parcheggiate.
    Purtroppo il danno è irreversibile perchè hanno pure piantumato perciò gli ambientalisti non permetteranno di rimodellare questi scempi.

    Come ho sempre scritto, le ciclabili più sicure sono quelle di Viale Sardegna, Caterina Da Forlì, Forze Armate e similari, perchè gli automobilisti non hanno sorprese.
    Per meglio spiegarmi, se sono in Via Zurigo e devo svoltare a destra, incontro la ciclabile, ma con le auto parcheggiate che la nascondono non vedo chi arriva, se poi mettiamo che a volte il ciclista arriva dal lato opposto è un attimo fare il botto.
    al contrario con la ciclabile a vista l’automobilista a visuale e controllo sulle manovre da effettuare, sempre che non sia distratto ma in quel caso é una negligenza penale che colpirebbe chiunque, pedoni, motorini e altre auto.

    Maurizio ciclista 365,366 nei bisestili.

  16. Andrea Barone ha detto:

    Condivido ogni singola parola.
    Una delle cose che più mi fa inalberare è lo spacciarsi peraltro del titolo di città “green”; di quel green tuttavia che fa girare soldi e che fa tanto città all’avanguardia, ma che poco ha a che fare con la qualità reale della vita e che ha poca incidenza sulla vita quotidiana dei comuni cittadini.

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