Le prossime settimane saranno decisive per capire quale direzione prenderà l’annuncio del sindaco di Milano Beppe Sala di creare un Piano Bici per migliorare la sicurezza dei ciclisti nella sua città, quella che governa da 7 anni. La proposta del primo cittadino rappresenta una risposta urgente a un problema noto da tempo: gli ultimi due episodi accaduti nell’ultima settimana di agosto sono la punta dell’iceberg di una situazione che nel solo 2023 ha prodotto cinque persone morte in bicicletta schiacciate da persone alla guida di mezzi pesanti (betoniere, camion di movimento terra, tir) sulle strade di Milano.

La comunità ciclistica milanese – che da sempre dopo ogni investimento mortale chiede attenzione e sicurezza da parte dell’Amministrazione – è rimasta scossa e attonita ma è scesa in strada per due giorni di seguito: dopo tutto questo sangue versato sulle strade una risposta non era più procrastinabile.


Beppe Sala: un Piano Bici per la sicurezza dei ciclisti a Milano
Dunque il sindaco Sala, al suo secondo mandato e in carica dal 2016 alla guida di Milano, ha annunciato in questi giorni l’intenzione di affrontare concretamente il problema della sicurezza dei ciclisti, come riportano le agenzie: “Voglio avviare rapidamente un gruppo di lavoro ristretto che si interfaccia con il C40 e le altre città internazionali, perché serve più che mai un piano bici per la città”.
La sua proposta non dovrebbe quindi limitarsi alla costruzione di nuove piste ciclabili ma mirerebbe a creare un ambiente più sicuro per i ciclisti urbani. Il sindaco ha sottolineato l’importanza di coinvolgere la comunità ciclistica nella pianificazione e ha anche menzionato il consigliere Marco Mazzei, ciclista urbano di lungo corso e promotore della mobilità ciclistica, come una risorsa preziosa. L’obiettivo è consegnare alla città un percorso per diffondere l’uso delle biciclette in sicurezza.
Sala, ai microfoni delle agenzie a margine di un evento cittadino, ha esternato in merito alla necessità di comportamenti responsabili anche da parte dei ciclisti sulla strada affermando che: “Anche i ciclisti devono assumere comportamenti attenti, poi ci vorrà più sicurezza sulle piste ciclabili e c’è anche il tema degli orari della città su cui riflettere”. La sua prospettiva riflette dunque l’idea che la sicurezza stradale sia una responsabilità condivisa tra tutti gli utenti della strada.
La Città a 30 km/h da sola non basta
Un punto chiave della proposta di Sala è l’aspirazione a creare un Piano Bici in linea con le grandi città europee e il sindaco ha anche sottolineato che il limite di velocità di 30 km/h non è sufficiente per affrontare i problemi di sicurezza stradale: “La Città a 30 km/h non è sufficiente anche su questo andremo avanti, ma tutti gli incidenti che abbiamo avuto sono stati in situazioni in cui il problema non era di velocità ma di coesistenza dei mezzi”.
Puntualizzando l’affermazione del sindaco potremmo chiosare: “La Città a 30 km/h è condizione necessaria ma non sufficiente”, per aumentare la sicurezza di tutti gli utenti della strada.

L’interlocuzione con il ministro Salvini
Il Sindaco Sala ha riconosciuto l’importanza della collaborazione con il governo centrale per migliorare la sicurezza dei ciclisti. Ha citato anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il nuovo Codice della Strada, che dovrebbe prestare maggiore attenzione alla sicurezza dei ciclisti. Sala ha dunque manifestato la sua intenzione di contattare Salvini per esplorare ulteriori opportunità di collaborazione e miglioramento della sicurezza stradale per i ciclisti milanesi.
I primi commenti della comunità ciclistica
Come abbiamo sottolineato su Bikeitalia, questa presa di coscienza del problema da parte del sindaco Sala con relativa proposta operativa per affrontare la strage stradale dei ciclisti giunge dopo una lunga serie di incidenti mortali, che ha avuto un’escalation proprio a fine agosto. Una decisione necessaria e non più procrastinabile che però, a detta di molti, appare tardiva: basta leggere alcuni degli oltre 60 commenti pubblicati in risposta al post su Facebook del consigliere Marco Mazzei che comunica la volontà del sindaco di creare il Piano Bici per la sicurezza dei ciclisti.
“Quanti altri morti ancora?”
Tra tutti spicca quello di Angelo Lisco, attivista di Milano Bicycle Coalition e componente della Consulta cittadina per la Mobilità attiva e per l’Accessibilità, che riportiamo integralmente a titolo di esempio delle principali critiche espresse da molti dei commentatori:
“Ci volevano 15 morti e non so quanti altri feriti e una valanga di dolore e disperazione, quella dei parenti e di tutta la comunità ciclistica, per far smuovere la coscienza del nostro Sindaco. Ha avuto tutto il tempo per sviluppare un vero piano per la mobilità attiva, c’è stato il Covid ed è stata un’occasione persa per rimodulare la mobilità di una città allo sbando. Aveva tutto il tempo per provare a mettere un argine alla violenza stradale che vediamo tutti i giorni nelle strade di Milano, aveva tutto il potere di evitare queste morti e invece ha aspettato che si versasse sangue innocente. Ora che il sangue è stato versato a sufficienza dice di volersi rimboccarsi le maniche e di mettersi a lavoro. Bene. Vediamo quanti altri morti ci devono essere prima che le sue dichiarazioni si tramutino in fatti concreti.
E per favore, dì al Sindaco di smettere di dichiarare castronerie (per non dire altro) tipo “Milano è una città medioevale” o “le strade sono strette” per giustificare l’inadempienza sua e della sua giunta. Che venga a pedalare in viale Papiniano o in Corso di Porta Vercellina (giusto per citarne 2 che ho appena percorso in bici) e venga poi ancora a parlarmi di città a impianto medioevale”.
Quale ruolo avrà la Consulta cittadina per la Mobilità attiva?
Alla luce dell’annuncio del sindaco Sala di voler creare un Piano Bici resta da capire in quale modo sarà coinvolta nel processo la Consulta cittadina per la Mobilità attiva e per l’Accessibilità nell’elaborazione di soluzioni pratiche per la sicurezza dei ciclisti a Milano e soprattutto quale sarà l’orizzonte temporale entro cui si riusciranno a vedere i primi risultati concreti di questa proposta operativa. Restiamo in attesa che l’annuncio si trasformi in qualcosa di concreto e misurabile per la sicurezza di chi continua a pedalare ogni giorno a Milano.
Serve il piano ciclabile della città di Milano, questo è innegabile, ma d’altra parte sembra difficile non chiedersi, per quale ragione arriva così tardi? È ovvio che serve un piano, e dovrà essere coprogettato da persone molto competenti oltre che da tutti gli altri menzionati, ma ci vogliono soprattutto traiettorie veloci, da 25km/h anche in città, allora la massa dei ciclisti potrebbe cominciare ad avere un certo peso, perché se ci metto troppo o il percorso è troppo tortuoso probabilmente sarò scoraggiato a usare la bici.
Porgo le mie scuse per l’invio di oggi, ho trovato il mio precedente commento pubblicato nei giorni precedenti, la cosa mi solleva. cordiali saluti
Da ciclista, verifico con dispiacere che avete deciso di non pubblicare, direi censurare, il mio commento non essendo presente in coda all’articolo, non ne comprendo le motivazioni ma certamente non una bella prova di democrazia, probabilmente ai Voi e, forse, a diversi Vostri lettori non fa piacere confrontarsi con opinioni diverse e con i propri errori, peccato.
[Gentile Andrea, prima di pubblicarli leggiamo tutti i commenti: se apportiamo delle modifiche inseriamo in calce la dicitura “Questo commento è stato moderato prima della pubblicazione”, se il commento contiene insulti e/o espressioni passibili di querela a nostro insindacabile giudizio non lo pubblichiamo. Tra l’invio del commento e la pubblicazione può passare qualche ora durante la settimana, i commenti del weekend può capitare che siano moderati e pubblicati il lunedì mattina: mi sembra questo il caso del suo commento inviato nel tardo pomeriggio di venerdì 1 settembre e pubblicato questa mattina, lunedì 4 settembre alle ore 9:30. Nessuna censura per chi esprime in modo civile il suo pensiero e le sue critiche, ci mancherebbe. Bikeitalia.it]
peppe sala come al solito non si assume mai le proprie responsabilità, facendo scarica barile verso questo o quell’altro….lo fa dalla mobilità alla sicurezza cittadina….
Solo per segnalare che la ciclabile di viale Ezio, da mesi senza manutenzione, e’ utilizzabile solo che un machete in quanto occupata dai cespugli.
Tutto vero. Quanti degli incidenti degli ultimi anni sono dovuti a una delle infrazioni elencate? Zero o poco più.
da sempre andare in bici a Milano e’ pericoloso.
Molti neo ciclisti non sono coscienti di questo fatto.
Le ciclabili Non sono una pista da corsa.
LE biciclette NON transitano sui marciapiedi.
Le biciclette NON vanno contromano.
Le biciclette NON passano con il rosso (meta’ dei ciclisti lo fanno).
Le biciclette col buio devono avere i fanali.
I ciclisti NON attraversano sulle strisce pedonali stando sulla bici.
I ciclisti dovrebbero avere tutti il casco
Siamo indietro, altro che “città europea”!… un sindaco pauroso non va bene, facile fare proclami. I commercianti poco illuminati e quei retrogradi automobilisti che vogliono solo parcheggi vanno ignorati: il futuro delle città è la bicicletta e trasporto pubblico. amen.
i problemi per la coesistenza dei vari utenti sulle strade di Milano sono molteplici, educazione, rispetto delle regole etc.
ma la cosa che più salta all’occhio del ciclista urbano è innanzitutto la più assoluta mancanza di rispetto delle piste ciclabili, dove auto parcheggiano o peggio ancora le percorrono come fossero corsie a loro riservate e in tutto ciò non si vede mai e dico mai un agente di polizia locale che emetta una contravvenzione o semplicemente controlli che le ciclabili siano percorribili senza rischi, ma mi chiedo quanti sono gli agenti a Milano? ma soprattutto dove sono ? perché per strada non se ne vedono proprio.
E la sicurezza dei pedoni? I ciclisti a Milano vanno sul marciapiede a velocità folle noncurante di anziani e mamme coi passeggini. Per non parlare di monopattini e skate. Vogliamo fare qualcosa per tutti o no?
chiamare ciclabili percorsi di morte certa dal sindaco Sala è davvero inaccettabile e gravissimo. Mi chiedo come sia stato possibile permettere di disegnare una ciclabile priva di protezione in una cittá trafficata come Milano. Se ci sono dei responsabili il sig. Sala è il primo della lista.
Da ciclista, assodata la totale mancanza di senso civico di molti automobilisti, motociclisti, monopattinisti, nel non considerare adeguatamente il ciclista, ciclista che, a sua volta, non so se per frustrazione o rivalsa, spesso non considera adeguatamente i pedoni sui marciapiedi e assodato che di tutto questo, ancora una volta , è colpevolmente assente l’Amministrazione che negli ultimi 10 anni ha permesso il caos esistente lasciato le strade nell’anarchia a causa della totale assenza di vigili urbani, mi chiedo: come è possibile che una persona adulta, in bicicletta, possa pensare di affiancare al semaforo un mezzo di grandi dimensioni senza ragionare sui potenziali e molteplici rischi che ciò comporta? Come un adulto può pensare di svoltare a sinistra in contromano mentre una betoniera sopraggiunge svoltando a destra? Forse è il caso che tutti noi, fruitori delle strade con mezzi diversi, ricominciamo a rispettare tutte le regole del codice della strada, per quanto ci riguarda smettendo di considerare la propria salutare ed ecologica libertà di circolare pedalando una sorta di salvacondotto per qualunque tipo di infrazione, ragionando che è la nostra di vita, che è soltanto una e che vale più di una scorciatoia, di 30 secondi di un semaforo rosso o del tempo per percorrere una striscia pedonale al passo, l’educazione civica la si insegna prima di tutto con l’esempio, ne sono convinto.