Milano continua a fare notizia per la (mancanza di) sicurezza stradale: ieri sera l’ennesimo episodio che ha visto una persona in bicicletta di 55 anni investita dalla persona alla guida di un’automobile. La ciclista, colpita in Via Ascanio Sforza nel tardo pomeriggio di lunedì 11 settembre, è finita all’ospedale in gravi condizioni e attualmente si trova in coma.

Le esternazioni di Matteo Salvini sulla sicurezza stradale a Milano
Poche ora prima, proprio a Milano, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini – a margine di un evento – aveva fatto alcune dichiarazioni in merito alla situazione di emergenza in città, alla luce degli investimenti mortali che hanno coinvolto persone in bicicletta nel 2023.
Salvini ha dichiarato testualmente: “Ho detto al Sindaco Sala che lo aspetto quando vuole per parlare di Olimpiadi, metropolitane e biciclette”. La richiesta di un tavolo sulla sicurezza stradale era arrivata proprio dal primo cittadino di Milano Beppe Sala qualche giorno fa: il fatto che questo incontro ci sarà è sicuramente positivo.
Ciclabili, spazio e sicurezza
Meno positivo – per lo sviluppo della mobilità sostenibile – è quello che il ministro Salvini ha esternato riguardo alla realizzazione delle piste ciclabili: “Adoro andare in bicicletta laddove ci sono spazio e sicurezza, fare le piste ciclabili anche laddove le situazioni sono complicate può essere un rischio per tutti”. Questa dichiarazione non può non preoccupare coloro che vedono nella promozione delle biciclette un mezzo efficace per ridurre il traffico e l’inquinamento, ma che ora si chiedono legittimamente se queste parole stiano mettendo in discussione la loro sicurezza.
In arrivo il metro e mezzo
Inoltre, Salvini ha annunciato un cambiamento imminente nel codice della strada, stabilendo una “distanza minima oltre la quale l’automobilista non può superare”. Si tratta del famoso e sacrosanto “metro-e-mezzo”, misura che però va accompagnata a una seria campagna di moderazione del traffico: perché la sicurezza stradale è nulla se non si mettono i guidatori dei mezzi potenzialmente più letali in condizioni di non nuocere.
Milano non è Parigi (né il Trentino)
Salvini ha anche sottolineato le peculiarità di Milano, definendola una città “piccola, stretta e senza i vialoni di Parigi o le ciclovie del Trentino”. Questa affermazione potrebbe essere interpretata come una giustificazione implicita per un approccio meno ambizioso alla mobilità sostenibile rispetto ad altre città europee (come appunto Parigi), mettendo in dubbio la determinazione a rendere Milano più sicura e accessibile per chi la gira in bicicletta. Magari sarebbe utile capire quali tipi di strade il ministro Salvini considera “vialoni”: perché Milano non sarà Parigi, ma gli ampi viali dominati dal traffico motorizzato certamente non mancano.
Salvini contro Milano a 30 km/h
Il ministro Salvini ha sollevato ancora una volta i suoi dubbi sul senso di estendere il limite di 30 km/h a tutta Milano, sottolineando che: “Il limite di 30 all’ora ha senso dove ci sono posti sensibili e pericolosi, dire che in città si va tutti a 30 all’ora non ha nessun tipo di senso. Quindi occorre buon senso”. Questa è forse una tra le dichiarazioni più preoccupanti perché dimostra che Salvini non considera l’abbassamento dei limiti di velocità in ambito urbano come un presidio di sicurezza stradale.
Regolamentare l’uso degli autovelox
E questa esternazione sulla Città 30 fa il paio con quello che pensa degli autovelox: “Piazzare gli autovelox fuori da un ospedale, dove ci sono tanti incidenti, o in prossimità di una scuola, ha un senso. Metterli a caso per fare cassa non ha senso, quindi metteremo una norma che regolamenta anche l’utilizzo degli autovelox”.
Alla luce di quanto dichiarato dal ministro Salvini sono più che legittime le preoccupazioni riguardo alla sua posizione sulla sicurezza stradale e alla promozione della mobilità sostenibile: non solo a Milano che oggi è la città nell’occhio del ciclone per gli eventi di cronaca, ma anche a livello nazionale perché sul fatto che ci siano troppi mezzi a motore che vanno troppo veloci su strade che li invitano a correre il ministro Salvini non sembra avere le idee molto chiare né una visione di lungo periodo per affrontare compiutamente il tema.
La Settimana Europea della Mobilità
Intanto sta per aprirsi la Settimana Europea della Mobilità: sette giorni, dal 16 al 22 settembre, in cui le Istituzioni metteranno in mostra le loro politiche per la mobilità sostenibile con tante belle parole nei convegni e l’annuncio di nuovi obiettivi sfidanti e delle magnifiche sorti e progressive della ciclabilità nelle nostre città. Belle promesse che, inevitabilmente, si scontrano con la realtà quotidiana delle strade fatta di traffico e smog. E con la sicurezza che, soprattutto a chi pedala, continua a mancare come l’aria.
Lodevoli tutti gli sforzi per promuovere la sicurezza sulle strade milanesi, ma, per chi come me fa tutti i giorni 30km in bici elettrica (fra andata e ritorno) per andare al lavoro, sembra si conosca poco la realtà concreta. Per prima cosa basterebbe impedire il parcheggio selvaggio sui marciapiedi che, in alcune zone di Milano, neanche troppo periferiche, sono ampi. Togliendo le auto si potrebbe tracciare una riga a metà del marciapiede per dividere il passaggio pedoni e il passaggio bici. Non sto inventando nulla, già esiste questa soluzione in altre città. Faccio un solo esempio, viale Suzzani: marciapiedi enormi e auto parcheggiate sopra nell’impunità più totale (e non entro nel merito delle mancate sanzioni da parte di chi di dovrebbe fare applicare il codice della strada). Per iniziare a far valere la circolazione in sicurezza delle bici in modo concreto la questione va affrontata con serietà e conoscenza dell’argomento. E basterebbe poco per iniziare una seria politica di mobilità sostenibile, senza prospettare mirabolanti interventi per i quali mancano sempre i fondi.
Quanto all’obbligo dei 30Km/orari resto perplessa. Facendo tutti i giorni in bici il controviale di viale Fulvio Testi /viale Zara dove vige questo obbligo, non ho mai trovato un’auto che rispetti tale limite, proprio perchè nessuno controlla ed è palese che manchi la serietà e la volontà di affrontare il problema.