Mobilità

Pedalate in Faccia | Vietiamo le biciclette dove non c’è spazio

Pedalate in Faccia | Vietiamo le biciclette dove non c’è spazio

“Adoro andare in bicicletta laddove ci sono spazio e sicurezza, fare le piste ciclabili anche laddove le situazioni sono complicate può essere un rischio per tutti”.

Matteo Salvini question time Camera sicurezza stradale targa e frecce per le biciclette

Così disse il nostro ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Ho cercato di ricomporre i fili del suo oscuro ragionamento ricorrendo alle quattro forme del sillogismo perfetto della logica aristotelica, poi ho tentato con quello imperfetto, infine sono passato alle proposizioni anapodittiche della logica stoica, ma niente.

Infine ho capito: dribblando l’abuso dei “laddove” ho scoperto che l’esoterico periodare nascondeva il suo vero significato in un semplice verbo: “adoro”, parola che rivela il poverissimo concetto che il Ministro ha della bicicletta.

Che cazzo, un ciclista non adora, semplicemente vuole, o meglio, vorrebbe poter usare la bicicletta; perché è comodo, perché l’ha sempre fatto, perché non ha la macchina, perché ha pochi soldi, perché è anziano, perché è un ragazzino, perché gli piace, per mille e un motivo che non si dovrebbe dover spiegare.

Andare in bicicletta è semplicemente un diritto, e dire che è cosa buona e giusta anzi adorabile farlo ma solo dove si può – cioè dove ci sono spazio e sicurezza – e non dove si deve o si vuole – banalmente, la città tutta – significa semplicemente non accettare la presenza dei ciclisti rompicoglioni.

Sia coerente il nostro, modifichi il Codice della Strada per vietare l’uso della bicicletta dove non c’è spazio e sicurezza, lui che è Ministro dei Trasporti può farlo. Almeno la smettiamo con questa ipocrisia grazie alla quale centinaia di ciclisti ogni anno muoiono aggrappati alla loro malintesa, inutile – ma questa sì – adorabile libertà.

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Commenti

  1. carlo ha detto:

    Rispondo a Fulvio. Io abito in zona collinare dove c’è una ciclabile stretta frequentata da pedoni con o senza carrozzine e/o cani a seguito come d’altronde dici anche tu. Se io la uso ad una velocità media (essendo in leggera pendenza) di 30 Km/h, e dopo una curva mi trovo davanti un bambino, un cane, una carrozzella, cosa succede? Allora preferisco usare la strada e rischiare di essere io la vittima piuttosto che il carnefice.
    Non è questione di “abbassarsi” ad usare le ciclabili, è che le ciclabili sono concepite per i cicloturisti non per chi vuole fare attività sportiva.

  2. michele ha detto:

    Ernesto,
    forse non te ne sei accorto ma la tua risposta va esattamente nella direzione del mio commento. Sarà per l’aumento del traffico, sarà per l’aumento del volume delle auto che transitano sulle strade, sarà per l’incremento del trasporto su gomma (trasporto che si occupa anche di recapitare le bici che noi compriamo, per inciso), sarà per maleducazione dilagante, sarà per il 5g che ci hanno installato nel corpo con il vaccino per il covid, resta il fatto di cui dobbiamo prendere atto: la convivenza traffico motore/traffico bici deve essere separata. Fare ciclabili delimitate da una striscia dipinta in terra dove passano centinaia di auto e furgoni all’ora non è una soluzione. E’ giocare alla roulette russa.

  3. FULVIO TRIVELLIN ha detto:

    Rispondo a Ernesto: concordo su tutto, soprattutto sui pretesi “diritti” (anche quelli cosiddetti “umani”, che rientrano nel gran calderone di pretesi diritti di minoranze su maggioranze…) ma aggiungo che il problema delle ciclabili (ne ho una nella valle ove abito che grida vendetta per come è concepita e realizzata) sta nel fatto che in nome di pretesi “diritti”, i pedoni si impossessano delle ciclabili, le donne con le carrozzine pure, chi corre ne approfitta e via elencando, mentre in nome di pretesi diritti di pretesi “professionisti” troppi ciclisti (soprattutto quelli del sabato e della domenica – materiale umano degno di indagini psico-sociologiche) si tengono “on the road”, ché ci mancherebbe che loro si abbassino a usare una ciclabile come noi poveri ciclisti del resto della settimana.
    È un problema educativo, didattico, per tutti, pedoni di varia natura, ciclisti, automobilisti, di menefreghismo e di pretesi ma inesistenti diritti a parcheggiare – ad esempio – l’auto a metà nella strada per andare dal tabaccaio mentre dietro a zero metri c’è un parcheggio e dall’altra parte della strada anche: troppa fatica n’est-pas?
    La costruzione di ciclabili in nome di ridicole transizioni green deve andare di pari passo a un pesante, duro e lungo processo educativo e il codice della strada, oltre a imporre a chicchessia l’obbligo del casco con relativa sicura ammenda nel caso non lo si indossi, deve poter multare ogni persona che sopraffà il diritto di altri, anche il pedone che invade con la sua presenza la sola pista ciclabile. Della serie: multarne cento per educarne mille!

  4. Ernesto ha detto:

    Michele, ma per favore… che commento stupido!
    Autostrade e tangenziali sono vietate a pedoni e ciclisti (oltre che a motocicli <150cc, motocarrozzette, veicoli a braccio, animali da soma e altre categorie di veicoli) qui si parla di tutte le altre strade, su cui andare in bici (e sì, hai ragione, ancora di più a piedi) è un Diritto sacrosanto.
    Ma tanto questo mondo va tutto al contrario, e ormai vengono considerati "Diritti" quelli che invece sono palesemente prepotenti privilegi: arrivare dappertutto in auto sempre più grandi (e inquinanti, e pericolose), parcheggiare in modo selvaggio, intasare le nostre meravigliose città di smog e lamiere.
    Il termine stesso "Diritto", ormai viene usato sempre più spesso in un significato che è esattamente l'opposto: il mio sacrosanto diritto di andare ad Arenzano in bici (ovviamente non in autostrada) non vieta a nessuno di andarci in auto a 130 (in autostrada), perché mai dovrebbe essere vero il contrario?

  5. Felice ha detto:

    forse, dopo il covid, si sono resi conto che col le libertà delle bici, si perde consenso economico ed elettorale, per cui tentano di ostacolare lo sviluppo di queste nuove libertà giacché i produttori di bici non sono ancora affiliati ai regimi politici come invece avviene per le auto.

  6. Michele ha detto:

    Allora andiamo in bici in tangenziale, visto che è nostro diritto.
    Anzi, proprio perchè è un mio diritto, questo fine settimana vado ad Arenzano in autostrada.
    Anzi: se che andare in bici è un “diritto”, andare a piedi sarà ancora più un diritto, no?!.
    Vado ad Arenzano in autostrada a piedi
    Ecco.

  7. Andrea ha detto:

    “laddove le situazioni sono complicate non ho intenzione di intervenire perché non mi interessa e in ogni caso non saprei come fare”

  8. Maurizio ha detto:

    “Adoro” andrebbe bene per un “lusso”, non per la bicicletta che è una necessità, una medicina, una salvezza.

  9. Ciclista Sdraiato ha detto:

    Laddove le situazioni sono complicate sono state complicate da qualcuno. Basta renderle semplici senza semplificare come fa “qualcuno” che “adora” andare in bicicletta quando c’è un fotografo nei paraggi :-P

  10. Massimo ha detto:

    Laddove possibile illo adora guidare la ruspa

  11. Leonardo Bartoletti ha detto:

    “adoro” quest articolo e lo condividerò ..

  12. Stefano Schinco ha detto:

    capisco la rabbia e lo sconforto, ma non userei l’ironia per invitare un ministro a scegliere il percorso più comodo (la tentazione di non capire l’ironia sarebbe forte)
    Non so prevedere il futuro ma oggi la frustrazione di alcuni utenti della strada e l’educazione di altri mi fa capire una cosa: ci sono più biciclette di qualche anno fa e questo è un bene per tutti gli utenti della strada

  13. Krueger ha detto:

    Chiara la logica! “Laddove le situazioni sono complicate…” fan***o le biciclette!

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