Siamo una società condannata alla debolezza?
I livelli di testosterone degli uomini adulti sono in costante declino. Il testosterone è un ormone fondamentale, poiché ha un impatto sulla forza muscolare, la mineralizzazione ossea e sulle funzioni cognitive e sessuali.
E no, avere valori alti di testosterone non aumenta l’aggressività così come averne di bassi non rende docili, quello era un assunto basato su una concezione erronea. L’aggressività è causata in larga parte da un’attività eccessiva dell’amigdala, che produce la secrezione di ormoni che determinano la risposta fuggi o lotta. L’amigdala ha numerosi recettori per il testosterone, i cui livelli non fanno altro che esacerbare la sua attività. Ma se l’amigdala funziona normalmente, anche alti livelli di testosterone non causano un incremento dell’aggressività.

Eliminare il testosterone nella “speranza” di rendere l’uomo più “docile” lo condurrà solo alla debolezza e alla fragilità, fisica ed emotiva.
Come riportato da “Secular trends in testosterone- findings from a large state-mandate care provider” (Kodick & Al, 2020), attualmente, i giovani di 21 anni del 2023 presentano in media fino al 30% in meno di testosterone rispetto ai ventunenni del 1990.
Le cause? Sedentarietà, sovrappeso, mancanza di attività fisica strutturata.
Una generazione condannata alla debolezza fisica e mentale?
Eppure, l’attività fisica strutturata, soprattutto contro resistenza o ad alta intensità, è in grado di stimolare la produzione di testosterone libero e incrementarne i recettori a livello muscolare e osseo.
In alcuni studi è stato possibile contrastare la naturale riduzione di testosterone in adulti della terza età, producendo benefici sull’autonomia, la forza e la salute di queste persone.
E questo non riguarda solo l’aspetto fisico (o estetico) bensì anche quello cognitivo: l’incremento di testosterone migliora anche le funzioni cognitive, la capacità di presa di posizione in contesti di competizione e di decisione sotto stress. E con il futuro che abbiamo davanti a noi, far sì che i nostri ragazzi diventino uomini capaci di affrontare la vita è una responsabilità sociale che abbiamo tutti.
La soluzione è semplice, peccato che non riusciamo a vederla.
buon giorno a tutti
hai certamente ragione che fino a qualche anno fa la ricerca era incentrata soprattutto su soggetti maschili (a parte aspetti strettamente femminili come patologie del seno, …), ma l’articolo in questione studiando i livelli di testosterone deve analizzare necessariamente una popolazione maschile; inoltre da più di vent’anni è esplosa la cosidetta medicina di genere, sulla spinta delle scienze di base (fisiologia, farmacologia, neuroscienze) che hanno aperto nuovi canali di ricerca molto promettenti: diversa risposta agli antibiotici, diversità nel sistema immunitario e quindi nella risposta alle malattie, differenze nelle connessioni corticali cerebrali, …, come è logico aspettarsi in sistemi complessi sottoposti a diversa attività ormonale e neuro-ormonale.
Per il resto per avere una popolazione più sana e ridurre le patologie indotte (diabete alimentare, obesità, ipertensione, ..) con i relativi costi (altissimi!!!), bisognerebbe essere un po’ dittatoriali: mettere fuori legge bibite gasate dolcificate, merendine e zuccheri semplici in genere, obbligare all’attività fisica costante o almeno considerarla orario di lavoro pagato, e infine discriminare socialmente ed espellere dal SSN i sedentari sovrappeso fumatori. Tutto un po’ drastico ma altrimenti tra 30 anni sarà troppo tardi per salvarci
Salve, grazie per la segnalazione di questo interessante articolo.
Quello che scrivi mi suscita un problema relativo al genere: parli di uomini, giovani e adulti e anziani, sempre al maschile, anche se nel titolo dell’articolo parli di “società”.
Poi dici che tenere un buon livello di testosterone aiuta nella “presa di posizione in contesti di competizione e di decisione sotto stress”.
Ho letto il paper scientifico linkato e l’ho trovato molto utile, ma come purtroppo fanno molti studi pubblicati su riviste scientifiche, anche questo è molto incentrato sul maschio. E va bene, perché bisogna scegliere il proprio target di studio e questo seleziona 102,334 maschi israeliani. Legittimo.
Chiedo a te però di non cadere in una trappola scivolosa e spesso, seguendoti, so che non lo fai: e le femmine? Anche le femmine e le donne devono prendere decisioni, soffrono condizioni di stress (anzi, spesso più degli uomini vista l’incredibile pressione sociale, di cui i maschi mediamente non si accorgono), devono fare attenzione al proprio stato di benessere fisico e cognitivo.
Non credi che stiamo rischiando di perpetrare le solite discriminazioni tra maschio che deve essere forte e femmina che boh-sticazzi-non-ci-interessa e non viene neanche nominata, neanche negli articoli e nei sostantivi, tutti al maschile?
I female studies denunciano da decenni la scarsità di studi sulle persone di genere femminile e i pregiudizi che ne derivano, quindi ti segnalo questa problematica.
Fai un gran lavoro di studio e divulgazione che apprezzo molto, quindi ci sono rimasto male leggendo la conclusione dell’articolo “far sì che i nostri ragazzi diventino uomini capaci di affrontare la vita è una responsabilità sociale che abbiamo tutti”.
Grazie ancora, ti auguro buon lavoro e aggiungo qualche link che spero possa interessarti, relativamente a come la scienza dimentichi spesso il 50% della popolazione mondiale, ovvero le persone di sesso femminile:
https://theconversation.com/why-are-males-still-the-default-subjects-in-medical-research-167545
https://www.nature.com/articles/550S18a
Tommaso