Bici

Ciclismo italiano: senza lo sviluppo del settore giovanile non c’è futuro

Quattro anni senza vittorie di tappa al Tour maschile, nessun uomo competitivo nelle grandi classiche.
Il ciclismo italiano è in crisi? Se si parte dai numeri del ciclismo su strada maschile, indubbiamente sì. Se si amplia lo sguardo su tutto il movimento ciclistico, è innegabile che dalla strada femminile i risultati arrivano, e pesanti, così come dalla pista sia femminile che maschile.

Ma allora il ciclismo in Italia è uno sport agonizzante o mancano solo i fuoriclasse su strada a livello maschile? Rispondere a questa domanda è complesso, ma quello che è certo è che i campioni di domani nascono dalle categorie giovanili di oggi. Allora l’altra domanda che ci siamo posti è stata, ma il ciclismo giovanile in Italia gode di buona salute?

Abbiamo cercato di rispondere a questo quesito partendo dai numeri e sentendo chi sul campo promuove il ciclismo, ossia i tecnici delle squadre giovanili.

I numeri del settore giovanile

MTB I Cinghiali società giovanili
MTB I Cinghiali società giovanile

Innanzitutto definiamo cosa sia il ciclismo giovanile. A norma di regolamento, sotto questa definizione sono ricomprese tutte le categorie escluse la categoria Elite, le categorie degli Amatori, i Master nella classificazione internazionale, e le categorie cicloturistiche. Per quanto riguarda l’Elite s’intende la massima categoria del ciclismo che può essere con contratto per quanto riguarda i professionisti, oppure senza per quanto riguarda quelli che fino a una ventina di anni fa erano definiti Dilettanti.

Una premessa: tutte le categorie sono sia femminili che maschili e, quando non specificato, si parla di entrambi i generi. Per le categorie giovanili partiamo quindi dai Giovanissimi che vanno dai G1, sette anni, ai G6, dodici anni, oltre alla categoria promozionale G0.

Le categorie del settore giovanile del ciclismo

Se si esclude la BMX, che nel momento in cui questo articolo viene redatto (voci di corridoio però preannunciano cambiamenti) non è ancora considerata agonistica, nonostante gli eventi “a classifica” organizzati sotto l’egida della Federazione Ciclismo, le altre categorie sono prettamente agonistiche.

Polisportiva Quiliano BIKE società giovanili
Polisportiva Quiliano BIKE

La prima categoria propriamente agonistica è quella per 13-14 anni, detta appunto Esordienti. A 15-16 anni si corre invece tra gli Allievi. Dopo abbiamo la prima categoria internazionale, gli Juniores – 17-18 anni- a cui fa seguito l’ultima categoria giovanile, ossia gli Under 23, che va dai 19 ai 22 anni.
Per chiarezza, schematizziamo le varie categorie del ciclismo giovanile:

  • Giovanissimi: 6-12 anni
  • Esordienti: 13-14 anni
  • Allievi: 15-16 anni
  • Juniores: 17-18 anni
  • Under 23: 19-22 anni

Nella nostra analisi abbiamo deciso di soffermarci sulla categoria Allievi. Questa è l’ultima categoria con gare di livello solo nazionale. In generale, prevede un impegno sia in termini di tempo che economico da parte di atleti, società e famiglie che, pur sicuramente di gran lunga superiore a quello di molti altri sport, è ancora ampiamente sostenibile. Un’attività quindi impegnativa, ma ancora ragionevole senza strutture e impegno paragonabili allo sport professionistico. La situazione cambia a partire dalla categoria Juniores, soprattutto su strada.

Lo stato di salute del ciclismo giovanile

ASD Uà Cycling Team società giovanili
ASD Uà Cycling Team

Ma i meri numeri cosa dicono sullo stato di salute del ciclismo giovanile in Italia? Dicono che tutto sommato non se la passa così male.

Vediamo nella tabella il numero di atleti tesserati negli ultimi cinque anni.

Categoria201820192020202120222023
Giovanissimi15.05114.95013.83219.09117.83814.609
Esordienti3.2263.2593.0623.4503.4873.081
Donne Esordienti496485442485482475
Allievi2.6642.5502.4962.8282.7872.627
Donne Allievi353329369373351365
Fonte report ufficiale FCI “I numeri della federazione ciclistica italiana 2018-2022” e pagina web per il 2023

I dati mettono nero su bianco il boom che il ciclismo ha avuto nei periodi delle restrizioni per Covid, quando gli sport all’aria aperta erano una scelta quasi obbligata. Il numero dei tesserati Giovanissimi del 2021 sul 2018 sono esplicativi, quattromila bambini in più. Il 2022 indica un ritorno alla normalità, che comunque porta con sé un incremento di duemila iscritti rispetto a quattro anni prima. Il dato 2023 segna però un’ulteriore deflessione, anche se bisogna sottolineare che la stagione è in corso e potrebbero esserci nuovi tesserati.

Entrando nel dettaglio, la percentuale delle bambine sul totale è pari circa al 20% tra i giovanissimi, per poi andare a diminuire con l’aumentare dell’età, arrivando al 13% negli Allievi.

Il quadro europeo

Allargando il quadro, la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) ha circa 100.000 tesserati. Ma quali sono i numeri di federazioni di paesi con un numero di abitanti simile al nostro?

La Spagna ha 75.000 tesserati, la Francia poco più di 100.000. Le società francesi che hanno ricevuto la certificazione di scuola ciclismo , ossia strutture dove imparare il ciclismo in sicurezza, sono 457, da noi se ne contano circa 170. I numeri che impressionano sono quelli della Gran Bretagna, una nazione che ha iniziato ad imporsi sulla scena ciclistica solo in vista delle Olimpiadi di Londra del 2012. Dai 15.000 tesserati del 2005 si è passati ai 165.000 del 2020, con un programma molto esteso di Go Ride Club – scuole ciclismo per i più piccoli – che non prevede tesseramento per l’accesso.

Tornando alla domanda iniziale, il ciclismo giovanile in Italia è in buona salute?

società giovanili MTB I Cinghiali
MTB I Cinghiali società giovanili

Facciamo la premessa che il ciclismo in Italia è uno sport con diffusione a macchia di leopardo. Vi sono regioni roccaforti quali Lombardia, Veneto e Toscana e altre dove la presenza è in generale molto rarefatta, specie al Sud. Un’analisi complessiva è quindi impossibile, ma partendo dall’esperienza personale di chi scrive, proviamo almeno a rispondere alla domanda su quale sia lo stato dell’arte del ciclismo giovanile nell’area geografica ligure di ponente – alessandrina che ha dato alla luce i due Campionissimi, Costante Girardengo e Fausto Coppi, e ogni anno vede disputarsi sulle proprie strade la prima classica monumento, la Milano – Sanremo. Questa zona, dove il ciclismo era lo sport principe fino a pochi decenni fa, ha ancora un vivaio florido?

Le considerazioni del preparatore

Abbiamo posto innanzitutto la domanda a Fabrizio Tacchino, attualmente preparatore di molti professionisti e già collaboratore tecnico della Federazione Ciclistica Italiana, oltre che collaboratore della società giovanile i Cinghiali di Novi Ligure.

Tacchino, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, si è fatto tutta la trafila delle categorie giovanili della provincia alessandrina fino ai Dilettanti. Lo raggiungiamo al telefono di ritorno dal ritiro estivo della Federazione Triathlon a Livigno.

Fabrizio, rispetto a quando correvi, il ciclismo giovanile sta meglio o peggio?

La voglia di ciclismo tra i ragazzi c’è sempre, sono invece cambiate, e molto, le aspettative delle famiglie sulle squadre ciclistiche. Ai genitori non basta più la società che dirige l’allenamento su strada. Si cerca una struttura a cui affidare il figlio a settembre al rientro a scuola, il momento in cui di solito si sceglie lo sport per i figli.

E in questo il ciclismo è doppiamente penalizzato, sia perché a settembre, tranne che per il ciclocross, l’attività non inizia, ma finisce, sia perché le società spesso non dispongono di strutture dove far fare ciclismo, o comunque attività propedeutica, al caldo in inverno. Negli ultimi anni le società che hanno capito e abbracciato questo cambiamento sono sopravvissute e cresciute, le altre, pur con decenni di storia alle spalle, si sono estinte.

Infatti oggi, vediamo i sodalizi nati negli anni Novanta con la mountain bike portare avanti il ciclismo, mentre le storiche società stradistiche sono sparite. E visto che per una squadra è difficile curare ogni settore, vedo molto favorevolmente il prestito di società grazie al quale in inverno si può far cross con una squadra e in estate strada con un’altra”.

A partire da questo spunto, abbiamo deciso di approfondire la gestione della vita societaria di una squadra intervistando tecnici e dirigenti. Nel prossimo articolo scopriremo quanto ci è stato rivelato.

ebook

L’Allenamento del ciclista
Scarica ora

Commenti

  1. Avatar Luca ha detto:

    Credo che un altro problema per le famiglie sia la sicurezza.
    È innegabile che l’idea di mandare i propri figli in strada ad allenarsi preoccupi i genitori.
    La multidisciplinarietà può andare in quella direzione, offrendo pista e fuoristrada (mtb e cx) come alternative divertenti e sicure.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *