56 ore e 36 minuti. È con questo numero stampato in mente che sono tornato a casa dalla mia prima esperienza di ultradistanza in bicicletta. UltraBiking Sardinia – UBS 790 è stata prima di tutto un’avventura e poi una sfida con me stesso, dove imprevisti, fatiche e stupori si sono alternati per quasi due giorni e mezzo di pedalata no stop.

Cos’è UBS 790?
UBS 790 è un evento non competitivo di ultracycling la cui seconda edizione si è tenuta il 12 ottobre 2023 ad Alghero, con un percorso di 790 km e 14000 mD+, da percorrere in un massimo di 60 ore in modalità unsupported (non sono ammesse infatti auto ammiraglia o assistenze esterne di qualsiasi tipo).
Ci sono due “Time Station” a Cala Gonone, dopo 270 km dalla partenza e a Lu Bagnu (Castelsardo), dopo 560 km dalla partenza, con i rispettivi cancelli orari di 19 e 42 ore. Se l’atleta non dovesse superare le Time Station entro i cancelli orari verrà considerato “fuori tempo massimo”.
L’intero percorso è su strade asfaltate, quindi è consigliabile l’utilizzo di una bici da corsa, magari da endurance, o di una gravel con copertoni sottili e scorrevoli e con rapporti adatti a un percorso road.
Grazie alla presenza di un tracker GPS indossato da ogni atleta, e fornito direttamente dagli organizzatori, è stato possibile seguire l’evento in tempo reale da casa.
Le categorie per partecipare sono due, la categoria “solo unsupported” oppure la categoria “pair unsupported”. Io ho partecipato iscrivendomi alla categoria di coppia insieme al mio socio e compagno di avventura Samuele.
Preparativi e partenza
I momenti precedenti alla partenza sono stati carichi di emozioni come se fossimo già nel vivo della gara.
Ci stiamo imbarcando sulla nave che da Genova ci porterà a Porto Torres, e io comincio ad avvertire un insieme di agitazione ed euforia, dovuto alla contrapposizione tra i due pensieri: “Ce la possiamo fare, siamo abbastanza allenati e dovremmo saper gestire tutte le situazioni che incontreremo” e “Però 790 km no stop sono davvero tanti!”.
Una volta arrivati ad Alghero veniamo accolti con gran calore da Giampy e da tutta la crew di UBS 790, nella favolosa location di Villa Mosca, per tutte le operazioni pre-partenza. La mattina è dedicata alla registrazione, al ritiro del pacco e soprattutto al controllo tecnico della bici e del materiale da avere obbligatoriamente con sé.
Nel pomeriggio ci ritroviamo per il briefing tecnico con tutti gli atleti, dove Giampy, in qualità di race director, ci illustra tutte le caratteristiche della UltraBiking Sardinia 790, mettendo in evidenza le difficoltà maggiori e i punti in cui fare più attenzione.
Appena finito il briefing ci spostiamo all’aperto per un aperitivo a base di focaccia, apprezzatissimo soprattutto da chi, come me, è sempre molto contento di avere una buona scusa per fare del sano “carbo loading”.

Per rimanere in tema cibo la giornata si conclude con un’ottima cena organizzata per gli atleti a base di specialità sarde come i malloreddus alla campidanese e il porceddu sardo. Sottolineo di nuovo quanto io sia contento di trovare sempre una buona scusa per stare con le gambe sotto al tavolo, probabilmente è uno dei motivi che mi spinge a tentare imprese di questo tipo: alla fine il motore ha bisogno di benzina per funzionare.
Siamo arrivati al momento della partenza, alle 5:40 ci presentiamo presso il Camping la Mariposa, punto di partenza e arrivo di UBS 790, con tutti gli altri atleti. Le partenze sono gestite in modalità crono, con un atleta a distanza di un minuto dall’altro, il nostro turno è alle 6:06.
La UltraBiking Sardinia 790
Venerdì 13/10
6:06, partiti. La traccia sul Garmin è stata caricata e funziona, i sensori della bici e del cardio sono collegati, abbiamo provviste di barrette, integratori e un paio di panini per i primi momenti di fame. Le luci per le notti sono a posto. La bici funziona bene e altrettanto bene girano le gambe. Partiamo con ottime sensazioni sia io che Sam.


Al km 39 però succede già qualcosa di inaspettato che in un attimo ribalterà ogni aspettativa rispetto ai 750 km a venire: iniziamo a forare. Ebbene sì, iniziamo a forare significa che dal km 39 fino all’arrivo alla prima Time Station a Cala Gonone (270 km) Sam ed io collezioneremo 11 forature in due.
Probabilmente le colpe di queste forature sono da attribuire a molti fattori: l’asfalto presenta spesso buche che espongono al rischio di pizzicare le camere d’aria, notiamo lungo il percorso molti vetri di bottiglie frantumate a terra e durante il primo tratto di gara c’è una forte presenza di spine di qualche pianta e di sassolini particolarmente affilati sul manto stradale. Però dobbiamo anche ammettere le nostre colpe: abbiamo fatto l’errore tecnico di montare un nuovo tipo di camere d’aria (le Smart Tube di Pirelli) i giorni prima della gara, durante la revisione approfondita delle nostre bici, senza provare adeguatamente questi nuovi materiali montati. E così avevamo anche per emergenza solo queste camere d’aria (con il loro kit specifico di riparazione), ma purtroppo si sono rivelate troppo fragili.
Non escludiamo la possibilità di aver trovato una partita difettosa di queste camere, dato che alcune forature sono state quasi assurde, per fare un paio di esempi: io ho pizzicato l’anteriore a 7,5 bar su una buca presa a velocità ridotta (eravamo a circa 25 km/h) e senza un grande carico dato che mi ero staccato con le mani dal manubrio per qualche secondo, oppure a Sam è capitata una vera e propria esplosione, fortunatamente con la bici ferma, alla ripartenza dopo una sosta in un bar, senza alcun motivo apparente.
A metà del primo giorno di gara il nostro morale è già ridotto in polvere, ci troviamo ultimi in classifica e con il rischio di rimanere fuori dal primo cancello orario di Cala Gonone (19 ore). Fortunatamente riusciamo a mantenere sempre la calma, a far fronte a ogni emergenza e ripartire sempre a buon ritmo, esattamente come eravamo partiti a inizio giornata. A Cala Gonone arriviamo con circa 1 ora di anticipo dalla chiusura del cancello, e questo ci risolleva il morale anche se ci ritroviamo estremamente più stanchi del previsto e decisamente in ritardo sul nostro planning.


Sembrerà banale, ma ci siamo resi conto che fare molte ore di fermate per risolvere problemi non è riposante come fermarsi per mangiare o sdraiarsi un po’. A questo punto è quasi l’1:00 di notte tra venerdì e sabato e decidiamo di dormire un paio di ore a terra, con i nostri materassini, per riposarci e poi tentare la ripartenza verso le 4:00 di sabato mattina, procedendo e rischiando di continuare a forare finché non saremmo stati o dentro o fuori dal tempo massimo alla seconda Time Station.
Finalmente ci lasciamo alle spalle questo venerdì 13!



Sabato 14/10
La partenza di sabato mattina ci riserva una nuova sorpresa, io e Sam ci rendiamo conto di aver fatto molto bene insieme il primo giorno, nonostante tutto, ma al momento di ripartire ci troviamo in due situazioni mentali troppo distanti per riuscire a procedere insieme, quindi preferiamo separarci.
Sam si ferma a dormire ancora un paio d’ore nella speranza di riprendere un po’ di energie mentali necessarie per affrontare i 500 km rimanenti mentre io, che mi trovo molto più energico e proiettato positivamente verso una svolta favorevole, decido di proseguire.
Non avevo idea di come sarebbe stato possibile farcela, soprattutto in caso di altri inconvenienti, ma avevo addosso un’energia che mi rendeva impossibile credere il contrario, ero troppo convinto che quel venerdì 13 fosse ormai “acqua passata”. In ogni caso, da lì ho smesso di forare, almeno fino all’ultimo km.
Intorno alle 6:00 di mattina parto da solo, a 500 km dall’arrivo, con un programma preciso: pedalare fino all’arrivo senza fermarmi più a dormire, se non per mezz’ora per volta.
Dopo un paio di ore ricevo la notizia da Sam che preferisce ritirarsi e non proseguire con la gara, quindi ci saremmo rivisti all’arrivo ad Alghero. Verso la metà del pomeriggio ho già macinato molti km e questo mi ha dato un po’ di coraggio: così arrivo alla seconda Time Station a Lu Bagnu circa due ore prima della chiusura del cancello orario, verso le 22:00.


Durante questa giornata ho dato fondo a un po’ di provviste di barrette e gel con caffeina per rimanere più lucido possibile e ho mangiato dei tranci di focaccia e pizza acquistati da un panettiere durante la mattinata. Ho fatto un microsonno di mezz’ora nel pomeriggio comodamente sdraiato in un fosso a bordo strada, dove potevo essere confuso per un cinghiale investito da un’auto, per fortuna non ho destato le preoccupazioni di nessuno.
A Lu Bagnu vengo accolto da Marco e Angelo, due membri dello staff che avrebbero chiuso la Time Station a mezzanotte. Con i quali ci eravamo salutati la sera prima a Cala Gonone. Mi indicano una pizzeria che io visito subito volentieri, e dopo una bella Bismarck mi rimetto in sella armato di luci e ancora tanta voglia di pedalare, finalmente stava andando tutto bene da molte ore.
Notte tra Sabato 14/10 e Domenica 15/10
Con le ore di buio superiori alle ore di luce la notte è stata una prova mentale molto intensa.
Decido di fare due power nap (microsonni) di mezz’ora, il primo verso le 2:00 e il secondo alle 6:00, steso su delle panchine nei pochissimi paesi che si incontravano, e per resistere ad alcuni momenti di freddo indosso tutto quello che ho: manicotti, gambali, termica invernale a maniche lunghe e antipioggia. Attraverso dei paesi con dei banchi di nebbia non previsti e dei tratti di strada molto freddi e umidi. Ci sono dei momenti in cui sembra non bastare tutto l’abbigliamento che indosso, probabilmente la stanchezza comincia a farsi sentire e il corpo fatica a riscaldarsi.
Finalmente è arrivato il momento della luce dell’alba. Trovo un bar aperto intorno al km 690, dove posso ristorarmi con un cappuccio, qualche brioche e una Red Bull per affrontare gli ultimi 100 km con il sonno che si fa sempre più sentire.
Domenica 15/10
Sentendomi con Sam sapevo che lui era già arrivato ad Alghero, e gli comunico che sarei arrivato entro mezzogiorno, ma a un certo punto mi sento costretto ad abbassare la media tenuta fino a quel momento perché il corpo comincia a mandare segnali che non lasciano dubbi sulla stanchezza, il sonno e i dolori vari che comincio ad accusare a mani, piedi, gambe e sedere.
Stringo i denti e spengo il cervello, permettendo al mio corpo di proseguire le ultime decine di km con una sorta di pilota automatico che non avevo mai sperimentato in passato. In questo è venuta in aiuto una frase del famoso Ultracycler Omar Di Felice (che in quei giorni partecipava con noi): “Se pensi è finita, se pedali arrivi”, e così ho deciso che avrei solo continuato a pedalare.
Manca davvero poco, tutte le scorte di cibo e integratori sono finite e si è aperta davanti a me, dopo l’ultima salita di 8 km, la vista sensazionale di Alghero dalla Statale che passa da Villanova Monteleone, e così mi lascio cullare dalle curve di quest’ultima discesa fino a tornare dove sono partito, 56 ore e 36 minuti fa.
Per non farmi mancare nulla, faccio il mio ingresso al Camping la Mariposa con il copertone anteriore completamente a terra, pedalando per l’ultimo km in centro ad Alghero dopo l’ultima foratura. Sarà stata una buca presa un po’ per distrazione, un po’ per sonno o un po’ per tanta voglia di arrivare.
Arrivo
All’arrivo trovo Sam che sorride felice nel vedermi arrivare sano e salvo e Giampy che dice parole al microfono che non riesco proprio a ricordare, ma ricordo molto bene anche il suo di sorriso, nel mettermi al collo la medaglia del finisher e in mano una bellissima Ichnusa fresca e già stappata.


A chi consiglierei UBS 790?
Se mi chiedessero un consiglio sulla partecipazione a UBS 790 sarei il primo a sostenere che è un’esperienza incredibile e che bisogna assolutamente tentare, anche se fosse la prima pedalata di ultracycling come lo è stato per me. Chiaramente sarei ben accorto sul consigliare anche un’ottima preparazione, poiché noi abbiamo imparato sulla nostra pelle che anche solo per una questione di imprevisti l’esito della gara può essere completamente ribaltato, e a un certo punto non conta più tanto la gamba che si ha, quanto la mente che deve rimanere lucida e l’atteggiamento positivo.
Per un neofita è comunque un’esperienza dura, il dislivello non è poco e soprattutto c’è sempre salita, anche quando non sembra, non ci sono molti metri di vera pianura in questi 790 km che abbiamo pedalato, tuttavia il tempo limite di 60 ore rende possibile un approccio facile per qualcuno alle prime armi.
Per un ciclista esperto di ultradistanza che ha già un buon curriculum alle spalle, UBS 790 è un’ottima occasione per mettersi alla prova su un percorso abbastanza duro, caratterizzato da posti meravigliosi e una traccia curata nei minimi particolari, cercando di superare se stesso nella ricerca del proprio tempo migliore.
Conclusioni
Il mio racconto di questa avventura è concluso, mando un caro saluto a tutti i compagni atleti che hanno condiviso le fatiche di questo evento e un ringraziamento speciale a Giampy e tutta la crew di UBS 790 che, con il loro impegno e le ore di veglia, hanno reso possibile questa fantastica esperienza di ultracycling.
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