Rubriche e opinioni

Milano allagata: e allora le ciclabili?

Milano allagata: e allora le ciclabili?

Oggi Milano si è risvegliata sott’acqua: la pioggia eccezionale ha fatto esondare il Seveso e il Lambro, strade allagate, traffico in tilt, circolazione dei treni con forti ritardi. Non è la prima volta che accade, molto probabilmente non sarà l’ultima: le cronache riportano che si è trattato del nubifragio più violento in città dal 2014, ma attribuire la responsabilità dell’allagamento eccezionale soltanto a una “bomba d’acqua” un po’ più carica del solito non prende in considerazione i molteplici fattori che hanno prodotto questo risultato.

Milano allagata e allora le ciclabili
Milano allagata: esondati il Seveso e il Lambro nella notte di martedì 31 ottobre 2023, città sott’acqua

Milano sott’acqua

E allora le ciclabili? Se proviamo ad affrontare il tema “Milano sott’acqua” in tutte le sue sfaccettature ci accorgiamo che il nodo mobilità è fondamentale per comprendere un fenomeno che, oltreché atmosferico, è strettamente connesso con il consumo di suolo e con le modalità di spostamento, che contribuiscono a determinare – a cascata – l’allocazione dello spazio pubblico.

Emergenza climatica

D’altra parte la situazione di emergenza climatica in cui viviamo non può essere ignorata: o, meglio, possiamo pure ignorarla e fare finta che non ci sia ma i suoi effetti si manifestano con evidenza cristallina, ogni volta appunto che una grande città come Milano finisce sott’acqua. E dal momento che la cosa accade con una frequenza che si sta intensificando sempre più, vale la pena di sottolineare quali sono i fattori che contribuiscono a far sì che le forti piogge si trasformino in nubifragi.

L’impermeabilizzazione del suolo

L’asfalto e il cemento impediscono al suolo di assorbire velocemente l’acqua piovana. Di conseguenza, l’acqua scorre più rapidamente verso i sistemi di drenaggio anziché essere assorbita dal terreno, aumentando il rischio di allagamenti. Pochi giorni fa il quotidiano Il Giorno, a commento dell’ultimo Rapporto Ispra sul consumo di suolo, pubblicava un articolo sulla Regione Lombardia prima in Italia per consumo di suolo, dove la provincia di Milano risulta la più cementificata (con 50.151 ettari quadrati e il 31,81% della superficie coperta) e la città di Milano la più cementificata (con il 58,67% della superficie ricoperta da cemento, pari a 10.668 ettari quadrati). Consumo di suolo aumenta l’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico.

Scarso drenaggio e cementificazione

In molte città, i sistemi di drenaggio potrebbero non essere dimensionati adeguatamente per gestire grandi quantità di acqua piovana. I tombini intasati o i canali di drenaggio insufficienti possono ostacolare il flusso delle acque e causare allagamenti. Dunque la cementificazione, con la costruzione di nuove infrastrutture senza una considerazione sufficiente per il drenaggio delle acque, può portare a problemi di allagamento.

La tempesta perfetta

Come si arriva alla situazione in cui la tempesta perfetta scombussola tutti i piani emergenziali e mette in ginocchio una città come Milano allagata dopo un nubifragio eccezionale? Spesso i problemi di allagamento sono dovuti alla combinazione di più fattori che comprendono non solo precipitazioni fuori dalla norma, ma anche eccessiva cementificazione e drenaggio delle acque non adeguato.

Le possibili soluzioni

Quindi Milano si è allagata anche perché ci sono troppe auto? In parte sì: perché per affrontare il problema degli allagamenti è importante implementare strategie di gestione delle acque piovane, migliorare i sistemi di drenaggio, incoraggiare la pianificazione urbana sostenibile e in un contesto in cui la presenza delle auto è così pervasiva non c’è adeguato spazio da dedicare alle possibili soluzioni del problema. Liberare ampie porzioni di suolo dall’asfalto e creare zone verdi e permeabili in grado di assorbire maggiormente l’acqua per incanalarla in falda e non farla scorrere in superficie è un’azione che molte città stanno compiendo.

Esempio di depaving a Milano

E allora le ciclabili? La bicicletta rappresenta la soluzione semplice a un problema complesso: creare le migliori condizioni per spostarsi in bicicletta – con la realizzazione di ciclabili ma non solo – riducendo il numero e la velocità delle auto darebbe la possibilità a tante persone di compiere tragitti urbani senza congestionare il traffico.

Ma senza un’adeguata politica per liberare il suolo dall’asfalto alla prossima esondazione annunciata che allagherà Milano si continuerà a puntare il dito verso le condizioni meteo avverse e la “bomba d’acqua” senza guardare in basso: là dove l’acqua scorre e non riesce a penetrare nel terreno a causa dell’asfalto e del cemento che soffocano la città.

ebook

Ebook Mobilità Ciclistica
Scopri

Commenti

  1. alessandro ha detto:

    Ultimamente sento imputare alle piste ciclabili ogni tipo di responsabilità riferibili ad incidenti , blocco del traffico , commercianti in rivolta preoccupati del fatto che le stesse potessero influire sulle vendite .
    Si polemizza sul fatto che a Milano ci si occupi solo di costruire piste ciclabili invece di affrontare i guai che provoca la natura incavolata .
    Purtroppo ignoranza e cattiva informazione non ha ancora capito che incentivare l’uso di mezzi di trasporto come la bicicletta e andare sul posto di lavoro o a fare shopping con i mezzi pubblici , è il punto di partenza per arrivare allo scopo di eliminare smog , cementificazione e altri fattori di rischio per alluvioni ed allagamenti .
    Il paradosso è che si sta facendo tanta polemica sulle piste ciclabili ma nessuno ha alzato la voce sulle vagonate di cemento utilizzate per lo stadio in continua espansione e fiumi di auto che affluiscono in quella zona e non solo .

  2. itoando ha detto:

    giusto per dovere di cronaca faccio presente che le tombinature di Seveso ed Olona iniziarono nei primi anni del 900.
    i risultati odierni sono direttamente collegati a quelle scelte scellerate che ancora non prevedevano la pericolosità delle opere ne lo sviluppo caotico della città.
    ne deriva che ora tornare indietro costa molto ma molto, sia in termini di puro esborso di soldi pubblici sia in termini di ripensamento di una città e non è detto che i milanesi lo vogliano.

I commenti non vanno online in automatico ma vengono prima letti e moderati dalla redazione: la loro pubblicazione di norma avviene nei giorni feriali tra le 9 e le 18.
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *