Il limite di velocità generalizzato di 30 km/h in ambito urbano, in un paese normale, non farebbe neanche notizia. Ma in Italia il tema delle “Città 30” viene considerato da molti – in primis dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini – come un limite vessatorio per chi guida un’auto. Quindi, secondo costoro, sì a qualche sporadica “Zona 30” vicino a scuole e asili; ma assolutamente no a estendere i 30 km/h a tutte le strade cittadine, ad eccezione di pochi assi di scorrimento a 50 km/h.
È una questione politica…
La questione – già divisiva di suo in un paese con uno tra i tassi di motorizzazione più alti al mondo (681 auto ogni 1000 abitanti, dati Isfort 2023) – è diventata squisitamente politica in queste settimane, esattamente dal 16 gennaio 2024 e cioè da quando Bologna ha cominciato a fare controlli (e multe) ad hoc per far rispettare il nuovo limite di velocità di 30 km/h voluto dal sindaco Matteo Lepore. Il primo a scagliarsi veementemente contro questo nuovo corso bolognese è stato proprio il ministro Salvini. Sì, proprio da lui che come primo atto da ministro aveva tolto la “sostenibilità” dal nome del suo dicastero.
Le bufale contro le Città 30
Le motivazioni addotte per contestare le Città 30 sono sempre le stesse e pescano tutte nel calderone delle chiacchiere da bar, delle sparate sui social e delle cose per sentito dire: “così aumentano i tempi di percorrenza”, “è un limite impossibile da rispettare”, “così le auto consumano di più”, “si crea più traffico”, “le autoambulanze non riusciranno più a circolare”… e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
Si tratta di obiezioni che non trovano un riscontro oggettivo nella realtà dei fatti e nelle decine di studi scientifici sul tema: d’altra parte il limite di 30 km/h – oltreché in tutte le città della Spagna – è già presente a Bruxelles, Parigi, Amsterdam e in numerose altre città del mondo; e nessuna tornerebbe indietro ai 50 km/h perché i vantaggi – sia in termini di vivibilità delle strade sia per quanto riguarda la sicurezza stradale – sono enormi.
Il fact checking di Legambiente e Altroconsumo
Legambiente ha raccolto in un articolo di debunking tutte le fake news contro le Città 30, smontandole una per una riportando dati oggettivi e fonti ufficiali. Anche la rivista Altroconsumo ha creato un contenuto analogo intitolato Quante bufale sulla “Città 30”. Per quanti non avessero la pazienza di andare a leggere – cosa che comunque consigliamo di fare – pubblichiamo qui di seguito due infografiche autosplicative.
1. Il cono visivo di una persona alla guida di un’auto a 30 km/h (in verde) e a 50 km/h (in rosso)
2. Le probabilità di sopravvivenza di una persona investita a 30, 50, 70 km/h
Basterebbero queste due semplici infografiche a far comprendere a chi è contrario alle Città 30 per partito preso perché l’estensione generalizzata di questo limite di velocità in ambito urbano sia una misura da sostenere e replicare ovunque.
Salvare vite umane non dovrebbe essere LA priorità per chi governa, in un paese civile?
Buongiorno Sergio, non so dove abbia visto che in Francia sono stati soppressi i passaggi pedonali, io ci abito e nessun provvedimento in tal senso e’ stato preso, un comune che ha rifatto l’asfaltatura li ha rimpiazzati con i disegni di un pedone sollevando critiche ma nient’altro a mia conoscenza. Comunque anche se l’Italia e’ il fanalino di coda europeo per la sicurezza stradale e di gran lunga considerando le statistiche sulla mortalita’, la Francia non e’ il miglior esempio da prendere, essendo al penultimo posto, e’ senza dubbio anni luce in anticipo sull’Italia ma ci vuole poco.
comunque il vero controsenso non è tanto prendersela con salvini, o se 30, o 50, ma è il fatto che ancora stiamo/nno producendo e omologando, auto , moto ecc, sempre più potenti, che vanno ben oltre il limite massimo di velocità (che sarebbe 130 km/h in autostrada) e accelerazioni sempre più veloci, quindi basterebbe questo e cioè: produrre auto meno potenti e lasciare i “bolidi” solo alle forze dell’ordine, ai mezzi di soccorso e gli altri pochi autorizzati , il resto stop, ma alle case produttrici nessuno mette un freno, cosa che potrebbero fare , come per le normative euro ecc ecc
L’inquinamento si abbassa eccome, perché macchine veloci sollevano polveri creando aerosol di polveri sottili. Incisività: fa una bella differenza attraversare passare in bici un incrocio con macchine che vanno a 30 anziché 50, stesso dicasi per chi attraversa la strada a piedi (e sarebbe anche ora di abolire le strisce come in Francia, il pedone attraversa dove vuole, chissà perché si parla sempre di libertà degli automobilisti e mai dei pedoni). Proprio per evitare confondimento è bene sapere che tutta la città va a 30 tranne strade chiaramente a 50.
Pare di ricordare che lo stesso ministro avesse intenzione di mettere targa e frecce alle biciclette o sbaglio?
quante coincidenze..
Cari Luigi e Giuseppe, a parte il fatto che, come molti qui sapranno, i 30 km/h e’ solo un’infima cosa rispetto all’enorme mole di lavoro che inevitabilmente tutti gli amministratori italiani dovranno prima o poi affrontare, ma non sono per niente convinto come voi affermate che il provvedimento non abbia conseguenze su consumi e inquinamento, una maggiore velocita’ significa maggiori intasamenti e da fermi i veicoli motorizzati consumano molto di più, senza poi considerare che e’ anche una manovra coercitiva tesa a far riflettere gli utilizzatori di automobili sulla convenienza di utilizzare mezzi di locomozione diversi. E’ in questo dove si bisognerebbe lavorare in parallelo, un potenziamento dell’offerta di trasporti pubblici per tutte quelle persone, purtroppo tante in Italia, che considerano lo sforzo fisico un’eresia.