“Stop al Nuovo Codice della Strage”. Alla vigilia dell’iter di approvazione del ddl di riforma del Codice della Strada, le associazioni per l’ambiente, la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile alzano la voce e annunciano mobilitazioni per le giornate dal 9 al 12 marzo, per chiedere di bloccare una riforma che non affronta le cause principali dell’emergenza stradale e che rappresenta un passo indietro per la sicurezza di tutti gli utenti della strada.

Domani, venerdì 1 marzo, il nuovo Codice della Strada approda alla Camera, dopo il passaggio in Commissione Trasporti, che ha esaminato quasi 700 emendamenti. In particolare, secondo le associazioni il Codice propone “misure vetrina” e non centra, invece, l’obiettivo di contrastare le principali cause di incidentalità: eccesso di velocità, guida distratta e mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti.
Stop al Nuovo Codice della Strage
Per questo oggi, 29 febbraio, le associazioni aderenti alla piattaforma #Città30Subito* lanciano “Stop al Nuovo Codice della Strage”, una mobilitazione contro la revisione del Codice della Strada proposta dal MIT a cui si uniscono numerose associazioni e attiviste/i di tutta Italia (adesioni in aggiornamento in calce a questo articolo, ndr). Ecco i punti salienti del comunicato stampa che annuncia la mobilitazione, contestualizzati.
Un quadro preoccupante
“3.159 sono le persone morte in collisioni sulle strade nel 2022, con un aumento del 9% rispetto al 2021 e solo una leggera diminuzione rispetto al 2019. 223.475 sono stati i feriti. Il 73% delle collisioni avviene in ambito urbano. L’assenza di sicurezza stradale è la prima causa di morte per le e i giovani sotto i trent’anni”.
Le associazioni sottolineano come la situazione delle strade italiane sia allarmante: l’aumento dei decessi e dei feriti richiede azioni immediate e mirate per garantire la sicurezza di tutti gli utenti della strada.
Un’anomalia europea
“Una situazione, quella italiana, che è un’anomalia in Europa: se in Gran Bretagna i morti in strada per milione di abitanti sono 26, in Germania 34, in Spagna 36, in Italia siamo a 53 (Fonte: Commissione Europea 2022), dato in crescita rispetto all’anno precedente”.
L’Italia presenta cifre preoccupanti di incidenti stradali rispetto ad altri paesi europei, evidenziando la necessità di interventi mirati e efficaci per invertire questa tendenza.
Cause e proposte
“Le principali cause di morte sono (secondo l’Istat) l’eccesso di velocità, la guida distratta e la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti”.
Le cause degli incidenti sono ben note, eppure la proposta di revisione del Codice della Strada – come sottolineano le associazioni della piattaforma #Città30Subito promotrici dell’iniziativa – sembra ignorarle, focalizzandosi su misure che non affrontano le radici del problema.
Critiche alla riforma
“La riforma viene proposta ‘per salvare vite in strada’, ma nella sostanza prefigura il persistere della strage. Infatti, limita pesantemente l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica”.
La proposta di revisione del Codice della Strada del MIT guidato dal ministro Matteo Salvini sembra ignorare le reali esigenze di sicurezza, concentrando gli sforzi su misure che potrebbero addirittura indebolire ulteriormente la sicurezza stradale.
[➡️ Qui per approfondire le criticità più gravi del disegno di legge C. 1435].
Mobilitazioni in tutta Italia: come aderire
“È per fermare questo decreto e ribadire ‘Stop al Nuovo Codice della Strage’ che dal 9 al 12 marzo in tante città italiane, a partire da Bologna, Torino, Milano, Padova, Firenze, Modena, Roma, Napoli, Lecce, Perugia, Varese si svolgeranno manifestazioni organizzate da società civile, attiviste/i e associazioni”.
In risposta a questa proposta, sono state pianificate manifestazioni in diverse città italiane per chiedere un cambiamento significativo nelle politiche stradali. Il coordinamento invita ad aderire organizzando iniziative nella propria città compilando questo form: https://bit.ly/adesione-codicedellastrage
“La richiesta è una: città vivibili e strade sicure, la sicurezza stradale ha un’altra direzione. Serve un approccio scientifico e sistemico: agendo sulla moderazione della velocità, non solo attraverso i limiti ma anche con controlli e ridisegno dello spazio pubblico. Occorre realizzare interventi normativi a favore della mobilità attiva e del potenziamento del trasporto pubblico, e agevolare percorsi verso le città 30, prendendo esempio da Bologna”.
Chiunque sia interessato è invitato a partecipare alle iniziative o organizzarne di proprie, dimostrando così il sostegno alla causa della sicurezza stradale. Per dire “Stop al Nuovo Codice della Strage”.
* La piattaforma #Città30Subito è composta da: Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada
Aderiscono (elenco in continuo aggiornamento): FIAB – Fiab Fano For BICI – FIAB Roma – BICIPA – FIAB Varese Ciclocittà APS – LeccePedala/Lecce30 – Modena30 – Movimento Diritti dei Pedoni – Napoli Pedala – Quartu in Bici – SALVAICICLISTI
Purtroppo gli automobilisti italiani sono i più indisciplinati d’Europa e questo lo si evince dai numeri di morti e feriti.
L’educazione si costruisce partendo dalle scuole e famiglie ma sembra che ai politici non interessi, vorrei che la comunità europea sanzionasse l’Italia per ogni morto in più oltre la media europea per vedere se si inizia a fare qualcosa.
Il concetto di “citta 30” non è una ideologia. E’ il risultato di studi e osservazioni derivate da chi, in maniera molto più lungimirante di noi, l’ha già applicato. E’ un dato di fatto che non solo riducendo la velocità si riducono gli incidenti e si riducono i danni in caso di incidente, ma anche che con il traffico attualmente presente nelle grandi città la velocità media di percorrenza è già prossima ai 30 km/h (e pertanto imporre tale limite non peggiora il traffico).
Nei commenti ho letto “a Bologna non ci entrerò giammai” e qui si vede un altro beneficio della “citta 30”. Uno degli effetti è anche il disincentivo all’utilizzo dell’automobile, che rende quindi più appetibile l’utilizzo di diversi mezzi di trasporto (che poi vada reso più efficiente il trasporto pubblico è un altro discorso). Se meno persone utilizzano l’automobile perchè diventa più scomoda questo aumenta ulteriormente la sicurezza dei cosidetti utenti deboli della strada (pedoni e ciclisti).
Infine purtroppo mi è capitato tra i commenti di leggere la seguente frase “chissà quanti delle vittime hanno rispettato il codice della strada”. Questo malcostume tipicamente italiano di colpevolizzare la vittima è una delle ragioni per la tanto citata mancanza di rispetto diffusa delle regole. Quando finalmente impareremo a prenderci le responsabilità dei danni che facciamo e non pensare sempre che sia colpa di qualcun altro sarà sempre troppo tardi temo
pace e bene
Rispondo a Fulvio Trivellin che sembra mischiare un po’ le carte in tavola.
Il limite dei 30 chilometri orari è una questione di sicurezza. Quando lavoravo in Croce Rossa e di chilometri ne macinavo tanti, tra colleghi era usanza ricordarci di “andare piano per limitare il danno”. Il vantaggio di limitare la velocità nelle zone residenziali e nei luoghi frequentati da utenze vulnerabili quali anziani e bambini serve proprio a quello: limitare il danno.
Sul fatto che tra gli italiani ci siano molti prepotenti e che lo siano indipendentemente dal mezzo che conducono posso anche essere d’accordo, ma capisci che fare il prepotente con la bicicletta è un comportamento scorretto perché fa prendere degli spaventi, ma il danno che può cagionare una bicicletta non è quasi mai l’omicidio stradale. I prepotenti in macchina, invece, oltre a scatenare il panico sono in grado di uccidere o ferire gravemente.
Se non prendiamo coscienza di questo continueremo ad avere idee confuse riguardo alla sicurezza stradale.
Concordo con quanto espresso da Fulvio Trivellin.
Aggiungo una riflessione che sembra non essere emersa: quante delle 3159 vittime durante il 2022 hanno osservato il Codice della Strada?
Perché è facile dare la colpa alla distrazione degli automobilisti, all’eccesso di velocità, ai sorpassi azzardati e quindi demonizzare l’auto, ma io vedo anche ciclisti passare con il semaforo rosso, andare contromano dove vietato, non avere dispositivi di illuminazione durante le ore buie, andare nei marciapiedi, impennare il mezzo, fare slalom tra i pedoni.
Sarà la cultura che diminuirà gli incidenti, non le varie repressioni.
Fulvio ci sono parecchi studi fatti in nazioni dove i 30km/h in citta` sono in essere da anni e tutti confermano l’abbassamento sensibile di incidenti e soprattutto migliorano parecchio i danni a ciclisti e pedoni.
Poi secondo me il problema principale non sono i controlli ma educazione/istruzione della gente.
(ma possibile che senza vigili/carabinieri/poliziotti non siamo in grado di autogestirci in maniera civile?)
E in strada e’ lo scenario migliore dove si vede il peggio di noi.
Saluti a tutti
Buongiorno, io condivido il pensiero di Fulvio, è inutile stringere il cerchio e poi fregarsene.Io ho 46 anni e quando ero bimbo ci insegnavano che per attraversare dovevi dare la mano alla mamma e guardare a dx e sx altrimenti erano sculaccioni.Non c’erano i cellulari e in citta si viaggiava a 50km/h ma si guardava avanti e non le notifiche di messaggini vari. Se tutti fossimo un po piu responsabili , attenti con un po di senso civico e le forze dell’ordine facessero il loro mestiere (che non è solo piazzarsi dietro un angolo con un autovelox) ma bensi multare chi parcheggia su striscie pedonali o ciclabili o in doppia o tripla fila per andare al Bar , genitori che portare i figlia scuola bloccano la viabilita di intere strade per non far fare 200 m a piedi hai figli ecc…La legge potrebbe occuparsi di regolamentare mezzi come mono pattini elettrici che infrangono qualsiasi codice stradale ma non multati per che non esistono come codice stradale. Tutto questo se APPLICATO ridurrebbe drasticamente incidenti e migliorerebbe la viabilita, perche andare a 30km/h non vuol dire che si è attenti alla strada alle strisce o hai pedoni o alle bici !!!! Anzi credo che abbasserebbe ulteriormente il livello di attenzione perche TANTO VADO PIANO!! Basta vedere quanti incidenti ci sono in tangenziale in coda da quasi fermi!!
Approvo tutto quanto commentato da FULVIO TRIVELLIN
Fulvio si vede che non hai figli o se li hai non sei abituato a camminare con loro o a girare in bici sulle strade. Milano e anche diversi paesi in provincia sono densamente trafficati e un gran numero di auto sfreccia ai 50 km/h anche in prossimità delle strisce pedonali dove i bambini potrebbero attraversare per spensieratezza o distrazione. Una frenata a 30 km/h è ben diversa da una a 50 km/h, bastano poche nozioni di fisica base per calcolarlo.
Il limite non sarebbe di 30 su tutta la città, ma solo sulle zone abitate, di certo non sulle circonvallazioni/tangenziali,ecc.
L’Italia è uno dei paesi Europei con più auto procapite, direi che è ora di dire ANDIAMO PIANO, e mi ci metto anche io, che spesso mi becco quello dietro che sfanala perchè vado “piano”
Quando l’ideologia è davvero falsa coscienza: la città ai trenta… E lo dico da ciclista di lungo corso. Non solo non aderisco ma trovo davvero ridicolo raccogliere firme e/o adesioni per modificare il codice della strada.
L’ho già scritto qui: basterebbe applicare ciò che va applicato e controllare, sorvegliare e, parafrasando Foucault, punire.
Il problema, lo ripeto, non sta nei ridicoli 30 km/h (ho provato ad andare a quella velocità e di certo a Bologna non ci entrerò giammai), bensì nel fatto che non si controlla, che manca personale che controlli e punisca, che tanti autovelox non sono posti laddove andrebbe, che certe piste ciclabili fan ridere, e così via.
Il limite dei 50 secondo me va bene, a patto che venga rispettato e fatto rispettare: certo che se nessuno controlla e sanziona allora siamo al nulla di fatto e così anche ai 30 km/h si può investire a cagionare danno a chiunque. Stesso discorso per i monopattini, a loro volta protagonisti di incidenti; e lo stesso per pedoni che attraversano fuori dalle cosiddette strisce pedonali; o per i ciclisti “professionisti” fuori dalle ciclabili o i pedoni sulle ciclabili. E l’elenco del menefreghismo sociale medio dell’italiano potrebbe proseguire.
Ma nulla che abbia attinenza coll’ideologia del 30 km/h, buona solo per certi tratti particolari, ma non certo estensibile a una città come Bologna et similia. Vien da pensare piuttosto a un modo surrettizio per l’amministrazione comunale per fare cassa e basta, coprendosi con la falsa coscienza ecologica.
Chiudo e mi chiedo: ma quanti incidenti tra quelli elencati sono avvenuti a causa dei 50 km/h e non per altri motivi? È facile e demagogico ricondurre il tutto ai famigerati 50 km/h anziché porre attenzione alla totale mancanza di attenzione e al menefreghismo da parte di chi circola: con auto, monopattini, bici e a piedi.