La pratica dell’allenamento con il supporto del cardiofrequenzimetro apporta vantaggi sensibili e migliora la qualità di ogni sessione, questo è indubbio. Vi sono però alcuni errori che vanno conosciuti e compresi per evitare di usare il supporto in maniera sbagliata, annullandone i benefici o addirittura con esiti controproducenti per sé stessi. In questo articolo vedremo quali siano e come evitarli.
Indice
• Improvvisare
• Usare sempre gli stessi stimoli
• Focalizzarsi sui dati del monitor
• Essere ossessionati
• Non usare altri strumenti di monitoraggio
• Usare un piano di allenamento inadatto
• Concludendo
Improvvisare
L’improvvisazione, quando si parla di allenamento e raggiungimento degli obiettivi, è una soluzione che raramente apporta benefici. Nel caso dell’allenamento con il cardiofrequenzimetro improvvisare significa non calcolare la propria MHR e basare la distinzione tra le soglie solo su un mero calcolo approssimativo. In questo modo si otterranno risultati ampiamente al di sotto delle aspettative. L’allenamento è l’applicazione scientifica delle teorie elaborate da esperti e tecnici del ciclismo e non può essere lasciato al caso, se si vuole che sia produttivo.
Usare sempre gli stessi stimoli
Una delle convinzioni più diffuse è che per allenarsi in bici basti salire in sella e percorrere più chilometri possibili. Questa soluzione va bene per restare in forma (forse) ma di sicuro non è vincente per sviluppare un piano di allenamento funzionale.
Per cui usare sempre gli stessi stimoli, lavorando costantemente con le medesime soglie, alla lunga non offre più alcun beneficio. Ciò avviene poiché il corpo si adatta all’intensità dello stimolo e non si sviluppa più. In sostanza l’allenamento deve essere vario, stimolando il corpo con intensità diverse, lavorando in più soglie nella stessa sessione, in modo da “mescolare le carte” e obbligare il fisico ad adattarsi ai vari stimoli.
Focalizzarsi sui dati del monitor
Usare sempre e solo il cardiofrequenzimetro per allenarsi e considerare i dati riportati dal monitor come incontrovertibili e univoci, è un errore grossolano. La frequenza cardiaca non è un dato asettico ma è influenzato da vari aspetti, come l’intensità degli allenamenti precedenti, lo stile di vita, lo stress lavorativo, la qualità del sonno. Se ad esempio dovessimo uscire in bici il giorno seguente a una gara impegnativa, la frequenza cardiaca sarebbe più bassa del solito, poiché il cuore è affaticato e per quanto provassimo a spingere sui pedali, questa farebbe fatica a salire.
L’errore quindi andrebbe a inficiare lo stato di salute, poiché affaticheremmo ulteriormente l’organismo senza ottenere alcun vantaggio pratico. Bisogna sempre ascoltare sé stessi e le sensazioni che arrivano dal proprio corpo: il monitor è solo un numero che indica la frequenza cardiaca in quel dato momento ma è asettico, mentre le vostre sensazioni non mentono mai.
Essere ossessionati
Ossessionarsi dall’uso del cardiofrequenzimetro può portare a perdere “la retta via”. Uscire sempre per allenarsi e controllare ogni secondo la frequenza cardiaca e cercare di lavorare nelle soglie definite, può essere alla lunga demotivante. L’allenamento è produttivo se è studiato e basato su teorie valide ma soprattutto se è divertente, perché perdere l’entusiasmo per l’uso della bici è il primo passo per desistere e per non vedere miglioramenti a lungo termine. Quindi a volte è meglio effettuare una bella uscita domenicale con gli amici, ridendo e scherzando, piuttosto che lavorare in S2 e S3 per un’ora, controllando sempre il monitor. La mente comanda il corpo e se la mente è stanca, il corpo si comporterà di conseguenza.
Non usare altri strumenti di monitoraggio
Se siete degli amatori e fate gare, siete iscritti a una società sportiva e contate di vincere qualche granfondo o marathon in mtb, usare il cardiofrequenzimetro è un’ottima modalità allenante ma non può essere l’unica. Per ottenere una visione d’insieme completa del proprio allenamento non potete esimervi dall’utilizzare altri strumenti, come un powermeter o altri strumenti che indichino velocità, chilometraggi e tempistiche. Solo mescolando tra loro i vari dati avrete uno sguardo completo sul vostro piano di allenamentoe potrete quindi ottenere il massimo in prospettiva della stagione agonistica.
Usare un piano di allenamento inadatto
I ciclisti sono una specie strana, molto propensa all’emulazione. Tra gli amatori c’è sempre voglia di provare i piani di allenamento dei professionisti, soprattutto se vincenti. Molti passano ore online alla ricerca del piano di allenamento di Nino Schurter per vincere la coppa del mondo di XC o quello di Nibali per arrivare primo al Tour del 2014. Ma loro sono professionisti e noi siamo comuni mortali.
Quei piani di allenamento necessitano di impegno costante, moltissimo tempo a disposizione e non sono adatti a persone comuni con un lavoro e una famiglia, soprattutto se usati senza alcun supporto medico o senza un preparatore. Per cui usare le soglie di Peter Sagan o le ripetute di Ivan Basso come proprio schema di allenamento può essere controproducente sia a livello fisico ma soprattutto può abbattere il morale. Meglio capire bene sé stessi, i propri limiti e le proprie ambizioni e su questo cucire un piano di allenamento personalizzato.
Concludendo
In sostanza, anche nell’allenamento con il cardiofrequenzimetro, la parola d’ordine è: buonsenso. Saper capire le situazioni e ascoltare il proprio corpo sono e devono essere la base per stilare il proprio piano di allenamento e per utilizzare il monitor per il controllo della frequenza cardiaca. Solo in questo modo si otterranno benefici e si potranno raggiungere i risultati prefissati, senza perdere l’entusiasmo per il mezzo a due ruote e pedali che tanto amiamo.
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