Anche qui, come con la Surly, non farò la fatica di fingermi neutrale: confesso che la filosofia con cui la Tout-Terrain realizza le biciclette da viaggio mi piace assai. Questo marchio produce molti modelli su un solo telaio a ulteriore dimostrazione che una bici da viaggio è una ottima bici per tutti i giorni. Ecco il telaio.
A seconda degli allestimenti si ottiene una bici da viaggio, o qualcosa di più leggero per pedalare in città, o una con ruote un po’ più robuste per andare in campagna. Già la vista attenta di questo originale telaio fa risaltare all’occhio, oltre alla miriade di ugelli e agganci, il portapacchi integrato nel telaio che ritengo sia una soluzione intelligente, pratica e che irrobustisce tutto l’insieme. Non entrerò nei dettagli della geometria e degli angoli. Quello che mi preme, come ho fatto con Surly e Kona nell’articolo precedente è illustrare che cosa produce una filosofia in fatto di biciclette da viaggio: la Tout Terrain costruisce un telaio per viaggiare, aperto a qualsiasi tipo di allestimento con una attenzione particolare per le innovazioni e in continua evoluzione.
Diciamo subito che il prezzo di questo telaio, con colori di serie costa già 800 euro. Questo telaio è previsto pronto per alloggiare il Rohloff OEM2, l’Alfine 8 e 11. E’ impostata solo per i freni a disco di diverso diametro tra l’anteriore e il posteriore: altri freni, per l’azienda, non hanno senso. Non è mia intenzione entrare nei dettagli tecnicissimi di questo progetto, ma di illustrare quanto questa bici sia “pensata”.
L’asimmetria è una delle qualità che più apprezzo in questa bicicletta. Normalmente i telai sono fatti allo stesso modo, a destra e a sinistra. Ma già dalla forcella la TT si toglie dallo standard abituale. Infatti considerando seriamente gli effetti contorsivi del freno a disco, lo stelo dedicato è più grosso rispetto all’altro. Nella foto a sinistra lo stelo disco è a sinistra e nella foto a destra ovviamente a destra e si nota la differenza di diametro.
Si notano anche diversi passacavi. Sulla forcella del disco ce n’è uno solo per il cavo grosso che è quasi verticale al manubrio, e tre sul lato opposto per far passare i cavi sottili del contachilometri e del filo della lampada. Nella foto frontale a destra invece ci sono gli ugelli per i portapacchi o low-riders. La forcella risulta essere particolarmente lunga. In molte biciclette assistiamo alla difficoltà di fissare un parafango. Nella TT si è voluto rendere questo spazio ampio in modo di fissare sia la lampada che i parafanghi lontani dall’arco della forcella. Il risultato è stato che la lampada non viene montata nel foro (che è ancora usato per il modello Gran Route) che si vede nelle foto sopra ma su un cilindro verticale posizionato nell’arco della forcella. Eccolo:
A questo cilindro si applica il faro con i fili che corrono nel retro della forcella, sparendo alla vista, e si fissa anche il parafango anteriore.
Restando sempre nella zona anteriore della bicicletta viene montato di serie un blocca sterzo in acciaio inox che evita i classici colpi del manubrio contro il telaio e, opzionale, l’alimentatore per i gadget elettronici.
Un altro particolare, di cui non tratto nel dettaglio la tecnica, è la sede del movimento centrale che può essere facilmente liberato, svitando le viti inferiori, e girandolo si può regolare a piacimento. Ho visto qualcosa del genere in Cannondale, ma di sicuro niente di più facile da eseguire della soluzione di TT. Lo si può addirittura sistemare in viaggio. Anche in questo caso hanno evitato la comoda simmetria per rendersi facili e comode le cose. In altre parole si sono complicati la vita loro per facilitarla ai clienti: il comportamento esattamente opposto della Kona con la Sutra.
Ecco la parte posteriore: esemplare asimmetria finalizzata alla praticità e non solo: i forcellini si somigliano solo un po’, ma non sono per niente uguali.
Come si vede nulla deve essere aggiunto o applicato attraverso la fantasia del possessore. Debbo dire che con una bici così difficilmente si impara a metterci le mani, ma alla fine il risultato lindo lindo è questo. Per capire cosa intendo, ecco come si presenta, per contrasto, la TT e la mia, dove ho dovuto applicarmi per ottenere un montaggio decente del portapacchi e anche del cavalletto e ottenere così una bella scomodità per registrare i freni a disco: nel confronto la mia, infatti, è un bel guazzabuglio.
Il portapacchi della Silkroad fa parte del telaio. Ma non hanno fatto una cosa scontata come una aggiunta. Ecco per esempio l’elegante luce posteriore con i fili passanti nel telaio. A destra la mia soluzione con il supporto del faro rabberciato con un angolare e una piatta, e tutti i fili in bella vista che ho poi fascettato.
Sotto i led inoltre si trova l’ugello per il parafango.
Non posso evitare con questa recensione di onorare con una grande foto il progettista e anche per vedere nel dettaglio la cura dei passacavi che la dicono lunga sul comportamento progettuale ed esecutivo di questo progetto.
Ma per i maniaci della piega, tra i quali mi annovero, esiste anche il modello Grande Route: una autentica bellezza con ruote più sottili e parafanghi minimi per renderla più filante. Non manca però mai la sella in pelle…
Silk Road Explorer
Una nota a parte merita questa evoluzione tecnologica della Silkroad con cambio Pinion, progettato e costruito da ingegneri provenienti dalla Porsche. E’ una autentica rivoluzione e si pone in diretta concorrenza con il Rohloff che ha 14 velocità mentre il Pinion dispone di 18 velocità, trasferendo tutto il peso dei pignoni e tutto il corpo del cambio al centro nel movimento centrale e al centro del telaio. Elimina tutto il sistema complesso di cavi e molle che consentono la salita e la discesa della catena dai pignoni e avendo solo una corona davanti ed una dietro abbiamo il massimo della precisione della catena che funziona sempre, senza spostarsi, come una single speed.
Tutta la parte meccanica è senza manutenzione in itinere perché chiusa e va effettuata a intervalli regolari. E’ molto utilizzata nelle bici da Mtb perché riduce drasticamente rotture alla meccanica posteriore in presenza di salti e utilizzi estremi, rendendo la guida molto più fluida, stabile e reattiva. Ha bisogno di un telaio dedicato e non si può, come nel caso del Rohloff, applicarlo a qualsiasi bicicletta. L’utilizzo abusato delle MTB ha fatto sì che abbia acquisito ormai una grande credibilità, tanto che, a differenza del Rohloff, si trovano numerosi meccanici che sanno metterci le mani, proprio perché è un meccanismo molto adatto alle diffusissime MTB.
Panamericana
Concludiamo con il modello unico ed originale della TT: la Panamericana che già nel nome indica l’utilizzo. Proseguendo nella evoluzione del portapacchi integrato, ha creato praticamente un doppio telaio. Infatti il portapacchi funziona da telaio per la sospensione registrabile. Unica full con portapacchi integrato è stata completata con il cambio Pinion. Con questa configurazione la bicicletta arriva a pesare qualcosa come 16 kg. Difficilmente un viaggiatore desidera una full per il suo viaggio ma un patito della bici rigida come me trova qui un motivo di grande ripensamento… ripensamento che viene molto aiutato a sparire di fronte a 5000 euro circa di costo di questa splendida bicicletta. Esiste ovviamente il modello con cambio normale e Rohloff. Viene costruita solo su richiesta.
Chiudo qui il report di questa splendida ditta che continua ostinatamente l’evoluzione dei modelli, partendo da una soluzione antica che è il portapacchi integrato nel telaio. Ripeto che questa soluzione consente molteplici vantaggi di pulizia dell’insieme, oltre che di rinforzo del telaio stesso, al punto che nella Panamericana svolge due funzioni: da portapacchi e da fissaggio della sospensione.
buona osservazione che me ne fa sorgere un’altra: allora il rohloff potrebbe avere più successo visto che c’è l’alfine e il nexus esistono.
credo che il motivo sia diverso: e sta nella incredibile conservazione della geometria del telaio. co il cambio dietro non ne sono sconvolti, sostanzialmente non li riguarda. con il pinion invece… sono molto aiutati dal feticismo dei ciclisti.