Abbiamo già visto come la teoria delle selle suddivise per genere sia stata in realtà confutata dalle reali distanze delle tuberosità ischiatiche. In poche parole non esiste una correlazione tra il sesso del ciclista e la distanza tra queste ossa (e quindi la larghezza della sella da utilizzare), poiché un uomo può presentare una misura più elevata rispetto a quella di una donna. E’ quindi vero che le donne presentano un bacino più largo per via della predisposizione al parto ma questa conformazione anatomica non influisce sul tipo di sella da adottare. Proseguiamo ora il nostro viaggio alla ricerca del setup perfetto e della sella ideale per noi, analizzando un altro fattore fondamentale: la posizione in bici.
Indice
• Posizione in sella e pressione
• Posizione di guida e scelta della sella
• Concludendo
Posizione in sella e pressione
Quando noi sediamo su una sella, le ossa ischiatiche scivolano per adattarsi alla conformazione dello scafo e supportare la parte superiore del corpo (tronco, spalle, braccia e capo). La parte anatomica posta tra le ossa ischiatiche si comprime nella stessa misura, adagiandosi alla superficie con uno schiacciamento dei tessuti molli e dell’imbottitura della sella, producendo una pressione.
Questa parte anatomica a forma di rombo, racchiusa lateralmente tra le ossa ischiatiche e che si sviluppa tra l’ano e gli organi genitali viene chiamata pavimento pelvico ed è composta da tre piani muscolari che hanno la funzione di sostenere gli organi pelvici interni, come la vescica o la prostata. Come potete immaginare il rapporto che s’instaura tra il pavimento pelvico e la sella è di primaria importanza, per una questione di comfort ma soprattutto di distribuzione della pressione sviluppata. Lo schiacciamento dei tessuti molli, dei nervi e dei tendini del pavimento pelvico può condurre allo sviluppo di tecnopatie e di disturbi della minzione e, in casi molto rari, dell’apparato genitale.
Da cosa è influenzata la pressione che agisce sul pavimento pelvico?
I fattori sono tre: altezza di sella, posizione di guida e conformazione della sella. Nel primo caso l’altezza a cui posizioniamo la sella ha un impatto primario sulla pressione esercitata, poiché una sella troppa alta rispetto alle nostre misure corporee e alla nostra flessibilità ci obbligherà ad allungarci per raggiungere il pedale quando si trova nel punto morto inferiore e quindi aumenterà lo schiacciamento dei tessuti, con una distribuzione errata dei carichi e della pressione. Dell’altezza di sella però ne abbiamo già ampiamente parlato e si tratta di un parametro facilmente regolabile, per cui ora ci concentreremo sui due fattori rimanenti, che invece sono difficilmente modificabili. Infatti è difficile, a meno di intense sedute di allenamento, modificare il proprio modo di stare in sella, così come per cambiare conformazione alla sella non rimane altro da fare che comprarne una nuova. Per questo, come sempre, bisogna capire che tipo di ciclisti si è e di cosa si abbia bisogno prima di acquistare qualunque componente legato alla propria bicicletta.
Per capire in che modo la nostra posizione in sella influenzi la pressione a livello del pavimento pelvico, prendiamo spunto da un’interessante e importante studio che la casa produttrice Selle Royal ha commissionato all’Università dello Sport di Colonia. I tecnici del dipartimento di medicina, dopo aver misurato la distanza tra le ossa ischiatiche e aver scoperto che non vi è un nesso tra genere e larghezza, hanno voluto capire come la posizione in sella si rifletta sulla pressione dei tessuti del pavimento pelvico. Per farlo hanno utilizzato il campione di ciclisti di diverso sesso ed età e li ha fatti sedere su una bicicletta fissata a dei comuni rulli da allenamento. Sulla superficie della sella era però stato applicato uno speciale sistema di 64 sensori in grado di rilevare la pressione (che è data dalla forza agente in un determinato punto, espressa in millibar, ovvero mbar) in ogni punto della sella. Ogni ciclista è stato invitato a pedalare in quattro diverse posizioni di guida: uno stile aggressivo con la schiena allungata sul tubo orizzontale, uno stile atletico con schiena leggermente piegata in avanti e infine uno stile più conservativo, con la schiena a più eretta (tipica postura da city bike). Per ogni angolo della schiena l’altezza di sella e i relativi parametri (arretramento, svettamento e posizione del ginocchio rispetto all’asse del pedale) venivano modificati per adattare la bici alla postura e al gesto atletico.
I numerosi dati raccolti sono stati organizzati in grafici e tabelle e hanno confermato la teoria già emersa nel test sulla distanza delle ossa ischiatiche: non vi è differenza di pressione esercitata tra ciclisti di sesso femminile e di sesso maschile. Vi è solo un caso in cui la differente conformazione anatomica dell’uomo e della donna offre sostanziali differenze di pressione ed è quella aerodinamica e aggressiva. Quando si guida in modo aggressivo, con un’inclinazione accentuata (gli “stradini” amano dire “pedalare sdraiati sul tubo orizzontale”), le ossa ischiatiche scivolano verso la ruota posteriore e i punti di appoggio variano. In particolare negli uomini la pressione si sposta nella zona genitale del perineo e dello scroto, che occupano volume e che quindi aumentano la pressione in tali punti.
Infatti è emerso che uomo e donna, in posizione di guida aggressiva, producono una differenza di pressione superiore a 100mbar, che quindi annulla il concetto di comfort. Gli studi biomeccanici degli ultimi decenni infatti hanno confermato che una pressione maggiore di 100mbar attiva dei punti critici del nostro organismo, definiti “trigger point” (che tradotto in italiano suona come “punti innesco”). Si tratta di piccoli punti ad elevato innervamento o capillarizzazione, che se premuti con forza possono infiammarsi.
Dato però che una posizione così aggressiva e aerodinamica è difficile da mantenere (i biomeccanici, quando mettono in sella i professionisti, usano dire che una posizione veramente aerodinamica non è mantenibile per più di 20 secondi), di solito la si riserva ad atleti di elite, che hanno uno stuolo di medici che ne curano la postura.
Per noi comuni mortali (stradini, biker, cicloturisti o ciclisti urbani senza differenze) la pressione esercitata dal nostro pavimento pelvico nelle posizioni più comuni è identica a prescindere dal nostro genere di appartenenza.
Posizione di guida e scelta della sella
Ora passiamo dalla teoria alla pratica e vediamo come sia possibile determinare la sella giusta per noi avendo come riferimento la nostra posizione in sella (e la distanza tra le ossa ischiatiche, non dimenticate). L’inclinazione della schiena infatti ha un’importante influenza sullo scarico del peso e quindi sulla pressione esercitata. Stando seduti comodamente in sella con la schiena eretta (angolo di 90° rispetto al terreno), tutto il peso della parte superiore del corpo si scarica sulle ossa ischiatiche e quindi è necessario che la sella sia in grado di supportare questo carico (passando da una guida aerodinamica a una eretta si scarica il 60% di peso in più sulla sella). Questo aspetto non è per nulla banale, poiché in fisica “a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, per cui se il peso scaricato non viene gestito dallo scafo, andrà a scaricarsi sui binari della sella o sul reggisella, creando scomodità e dolore.
Pedalando più inclinati verso il manubrio cambia non solo il peso scaricato ma anche la direttrice della pressione (ovvero l’inclinazione), così come il carico si sposta in avanti sul “becco” della sella, che quindi deve essere robusto senza però ostacolare il gesto atletico.
Quindi la conformazione della sella deve essere in grado di:
• Alloggiare comodamente le tuberosità ischiatiche e darne un completo supporto;
• Alleggerire i punti di pressione dei tessuti molli;
• Supportare i punti dove il peso scaricato è maggiore;
Per questo, quando andiamo ad acquistare una sella, dobbiamo conoscere perfettamente la nostra distanza ischiatica e il nostro stile di guida. Per rilevare la distanza ischiatica si può utilizzare il sistema messo a punto da Selle Royal, costituito da un cuscino in gel che si deforma sulla base della pressione creata dalle ossa ischiatiche del ciclista. Una serie di righe di comparazione permette poi di rilevare l’effettiva distanza tra le tuberosità e comprendere così la larghezza di sella migliore.
Un ciclista su strada avrà bisogno di una sella in grado di supportare gli sforzi di una posizione aggressiva, mentre un ciclista urbano che si muove in city bike dovrà valutare se la sella è pensata per sostenere un carico più verticale dovuto alla posizione più eretta.
Infatti, dopo aver collezionato e incrociato i dati raccolti durante i test, la casa Selle Royal ha definito tre gradi di inclinazione della schiena che sono rilevanti per la scelta della sella:
Ora quindi non rimane che definire il tipo di guida per capire la sella più indicata per noi. Per esempio io ho un bacino largo di 13cm e ho una guida aggressiva a 45°, per cui avrò bisogno di una sella con uno scafo largo per supportare le ossa ischiatiche, ma con un imbottitura e un becco pensati per supportare il peso avanzato.
Concludendo
Ricapitoliamo: per scegliere la sella giusta per noi abbiamo bisogno di conoscere la distanza delle nostre ossa ischiatiche e valutare con onestà quale sia la posizione in sella più usata. Dopodiché si potrà scegliere una sella pensata e progettata per dare supporto a entrambe le caratteristiche.
Abbiamo finito? In realtà non proprio perché sfruttando lo studio commissionato da Selle Royal ed effettuato dai tecnici del dipartimento di medicina sportiva dell’università di Colonia, abbiamo messo in dubbio un altro “dogma”: le selle con il buco nello scafo servono davvero?
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