Sulle strade delle nostre città possiamo incontrare mezzi disparati come bici da passeggio, city bike, bici pieghevoli, mountain bike o bici da corsa e tutte possono essere adatte per il bike to work. Eppure ci sono prodotti e componenti pensati per essere utilizzati per girare in città e affrontare il traffico e li tratteremo in una serie di approfondimenti, al fine di capire quali possono essere idonei per noi e in che modo.
Cominciamo con questo articolo, nel quale ci concentreremo sul funzionamento e sui vantaggi e difetti di una tipologia di cambio pensata appositamente per l’utilizzo urbano: il cambio al mozzo.
Indice
- Com’è fatto un cambio al mozzo
- Vantaggi
- Svantaggi
- A chi è utile il cambio al mozzo
- Cambio radizionale vs al mozzo: influenze sulla guida
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Com’è fatto un cambio al mozzo
Il cambio al mozzo è un gruppo nel quale il sistema di selezione dei rapporti di marcia non è esterno, bensì interno e racchiuso nel corpo del mozzo posteriore.
La tecnologia è molto differente da una trasmissione esterna, che è composta da deragliatori che spostano la catena sul pacco pignoni o sulle corone anteriori. Qui la catena non si sposta mai, quello che cambia sono gli accoppiamenti tra le ruote dentate.
Ora, senza entrare troppo in noiose dissertazioni meccanico-tecniche, diciamo che il cambio al mozzo mutua il sistema di accoppiamento di ruote dentate detto rotismo epicicloidale. Il sistema è composto da una ruota dentata detta “solare” che è fissata sul perno del mozzo (definito “portatreno”). Su questa ruota dentata si accoppiano altre ruote dentate di diametro più piccolo e di differente numero di denti (indicato con la lettera z), definite “planetarie”.
In base alla selezione, verrà fatta lavorare una delle ruote dentate planetarie, permettendo così di allungare o accorciare il rapporto di pedalata. La trasmissione della forza muscolare e quindi del movimento è consentita grazie a una guarnitura e un pignone montato sul mozzo, collegati tra loro da una catena mono velocità.
I cambi al mozzo attualmente più diffusi sono a 3, 5, 7 velocità e i più moderni a 8, 9 fino a 11 velocità. Il modello Shimano Alfine, con impronta più cicloturistica, ha portato il numero di rapporti a 11 velocità, utilizzando ovviamente più sistemi epicicloidali mentre il modello Nexus, più incentrato sull’utilizzo cittadino, è disponibile a 3-7-8 velocità interne.
La selezione dei rapporti avviene come in un comune gruppo meccanico, ovvero agendo su un comando posto sul manubrio. Questo può essere di tipo Rapidfire, quindi con leva (stile mtb) oppure Revoshift, ovvero una rotella da far ruotare con la mano che si sposta in base al rapporto selezionato.
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Vantaggi
Quali sono i vantaggi dell’utilizzo di un cambio al mozzo, rispetto a un sistema con deragliatori esterni?
Protezione
I ruotismi epicicloidali che lo compongono sono tutti inseriti all’interno del corpo del mozzo e sono isolati dall’esterno tramite un sistema di guarnizioni a tenuta.
Questo fa sì che i meccanismi siano protetti dal fango, dall’acqua, dall’umidità e dagli agenti atmosferici che invece stressano il sistema a trasmissione tradizionale.
Manutenzione ridotta
Il sistema di ruotismo epicicloidale lavora a bagno d’olio, ovvero deve essere immerso nel lubrificante per funzionare a dovere. Solitamente il mozzo viene immerso nell’olio prima di essere montato sulla ruota e questa operazione viene ripetuta a intervalli molto lunghi.
Nel mezzo di queste due fasi praticamente non esiste manutenzione. Infatti non bisogna regolare la tensione dei cavi o i finecorsa, non si deve lavare e lubrificare la catena prima di ogni uscita e l’usura della stessa è molto più dilatata nel tempo, poiché lavorando sempre in linea non si creano tensioni ed extratorsioni.
Cambio da fermo
I ruotismi epicicloidali possono cambiare rapporti anche quando la bicicletta è ferma. Questa cosa non è possibile con il cambio esterno, poiché la catena può salire o scendere da un pignone solo se sta ruotando (anzi è controproducente cambiare da fermi con una trasmissione tradizionale).
Questo aspetto è molto vantaggioso, perché permette per esempio di cambiare rapporto quando si è fermi a un semaforo, per essere più agili e scattanti non appena arriva il verde.
Praticità
Visto che la catena non si sposta, è possibile proteggere anch’essa utilizzando i classici carter delle bici da città. Questa cosa non è da sottovalutare, poiché permette di “salvare” i pantaloni dal grasso e consente di utilizzare in sicurezza lo stesso vestiario che poi s’indosserà sul luogo di lavoro.
Resistenza agli urti
Il forcellino del telaio o la gabbia del deragliatore si possono piegare in seguito a una caduta o a un colpo ricevuto. Nel primo caso si potrà risolvere la cosa controllando la planarità con un apposito strumento e in caso raddrizzare il forcellino.
Nel secondo caso invece l’unica soluzione è la sostituzione del deragliatore che, se il nostro gruppo è di alta o altissima gamma, può essere parecchio onerosa. Con il cambio al mozzo questa criticità non esiste.
Possibilità installazione cinghia
Grazie al fatto che la catena non si sposta mai ma la selezione dei rapporti avviene all’interno del mozzo, è possibile sostituire la stessa catena con una cinghia. Viene da sé che si dovrà usare un telaio dedicato, poiché a differenza della catena, la cinghia non si può certo aprire e richiudere ma va installata solo su telai che permettendo di aprire i foderi destri.
Il vantaggio comunque è molto elevato, poiché la cinghia non necessita di alcuna lubrificazione e visto che il numero di giri è molto basso, diventa praticamente eterna e non andrebbe quasi mai cambiata, se non a intervalli di parecchi (ma parecchi davvero) chilometri.
Svantaggi
Peso
Un sistema di cambio al mozzo è sicuramente più pesante di uno tradizionale. Facendo un confronto, un gruppo per mtb Shimano Slx pesa (sto parlando di gruppo montato e cablato) 745gr, un gruppo da strada Shimano 105 ne pesa 619gr mentre un gruppo al mozzo Shimano Alfine (per cicloturismo ma che ben si adatta anche all’uso urbano) oscilla tra i 1700 – 2000 gr (ovvero 2kg!).
Questo confronto sottolinea un fattore importante: nonostante gli evidenti vantaggi in termini meccanici, il cambio al mozzo fatica a farsi posto nel mondo delle competizioni appunto per il suo peso elevato.
Se questo aspetto può essere quasi indifferente per un cicloturista o un ciclista urbano che non ha esigenze particolari di velocità e che di solito viaggia con borse e borsoni, diviene estremamente importante per chi voglia andare veloce e spingere al limite la propria bici.
Difficoltà di manutenzione e installazione
Nonostante sia un gruppo che non abbia bisogno di manutenzione ordinaria, non è eterno e non è esente da malfunzionamenti o rotture. Per via della sua complessità costruttiva, che lo rende più simile a un cambio da motocicletta che a uno da bici, metterci mano è davvero complicato.
L’equilibrio dei ruotismi epicicloidali e il loro funzionamento possono apparire quasi impossibili da comprendere per una persona a digiuno di nozioni meccaniche (provate a osservare lo spaccato qui sopra e ditemi se si sembra d’immediata comprensione).
Questo significa che, a parte di rotture o danni davvero gravi, un per la riparazione o revisione del cambio tradizionale si può agire in autonomia mentre per risolvere i problemi di un cambio al mozzo ci si dovrà rivolgere a un meccanico qualificato e di fiducia.
Cambio della ruota più difficoltoso
Nel caso di foratura, smontare la ruota posteriore equipaggiata con cambio al mozzo può essere più insidioso rispetto a un cambio tradizionale.
Il gruppo infatti può essere dotato di freno al freno (come nel caso del Nexus) che necessita di malizia per essere smontato. Le cose invece si semplificano nel caso dell’Alfine, che usa i freni a disco tipici della mtb, e per questo è più semplice da smontare;
Spostamento del baricentro verso la ruota posteriore
Il maggior peso del cambio al mozzo è praticamente concentrato solo sulla ruota posteriore. Questo fa sì che l’intero baricentro della bicicletta possa arretrare, donando una differente sensazione di guida e di equilibrio.
Cambio tradizionale vs al mozzo: influenze sulla guida
Ai fini pratici utilizzare un cambio esterno o uno al mozzo non fa differenza, poiché i comandi cambio sono gli stessi e utilizzano il medesimo principio di funzionamento.
Ci sono comunque delle influenze sulle sensazioni di guida e sullo stile da tenere. Per esempio con il cambio al mozzo si può cambiare da fermi, per selezionare rapporti di pedalata anche mentre non lo stiamo facendo: sulle prime può essere difficile usare questa tecnica (soprattutto se siamo sempre e solo abituati a usare un cambio esterno) ma la cosa ha dei grossi vantaggi.
Immaginiamo di arrivare a una rotatoria trafficata, raggiungiamo il dare precedenza ma ci dobbiamo fermare perché un’auto giunge da sinistra. Nei pochi attimi della fermata potremmo scalare i rapporti e ripartire più agili per immetterci velocemente nella rotatoria.
Con il cambio tradizionale avremmo dovuto compiere qualche giro di pedale prima di poter cambiare rapporto, quando ormai ci saremmo trovati già all’interno del rondò. Inoltre il fatto di poter chiudere la catena all’interno di un carter di protezione ci consente di usare gli stessi vestiti che utilizzeremo sul luogo di lavoro anche per girare in bici e questo è molto comodo per i ciclisti urbani che percorrono meno di 5km (quindi che raramente arrivano sudati e affannati) o che hanno scarsa disponibilità di servizi igienici al lavoro e non possono cambiarsi con tranquillità.
Consideriamo anche che la catena non si sposta mai: non dovremo preoccuparci di selezionare rapporti che la mantengano parallela al telaio per evitare extratorsioni ma potremmo selezionare con tranquillità tutti i rapporti disponibili, poiché è l’accoppiamento tra ruota solare e planetaria a determinare la lunghezza di pedalata.
Quindi quando si dice che il cambio al mozzo ha 11 velocità esse sono effettive e utilizzabili, mentre come abbiamo visto un cambio tradizionale da 3×9 non permette di usare tutti e 27 i rapporti.
D’altra parte il cambio al mozzo apporta più peso e sposta il baricentro verso la ruota posteriore e questo può sbilanciare o comunque influenzare la guida e necessita di un periodo di rodaggio per trovare il giusto feeling con la bicicletta.
Inoltre è lo stesso funzionamento interno, così diverso da quello cui siamo abituati, a necessitare di qualche giro di prova prima di regalarci il giusto comfort. Inoltre, essendo più complesso, può risultare snervante non poter metterci mano, quando invece siamo abituati a sistemare e regolare in autonomia un cambio esterno.
A chi è utile il cambio al mozzo
I cambi al mozzo spopolano in paesi come Olanda, Danimarca o Scandinavia, dove sono molto utilizzati e promossi. Il motivo è semplice: i meccanismi sono all’interno e così vengono protetti da acqua, fango, neve e dal freddo, così comune da quelle parti. Questo dovrebbe far già capire che il cambio al mozzo può essere una soluzione ottimale per chi usa la bici con qualsiasi condizione meteo e non si ferma neppure di fronte a piogge consistenti.
Ma oltre a questa considerazione soggettiva (poiché influenzata da decisioni personali), vediamo quali sono le persone che possono beneficiare dell’utilizzo di un cambio al mozzo pensato per l’uso urbano:
Ciclisti dalle brevi percorrenze
Se il vostro tragitto è inferiore a 5km, allora il cambio al mozzo può essere una scelta molto utile per una serie di motivi. La manutenzione è ridotta, si può montare un carter per proteggere i vestiti, il peso maggior non influisce molto in proporzione al percorso e si è sollevati dalle criticità della caduta della catena o del piegamento del forcellino. In questo caso il numero di rapporti può essere anche bassa, come un Nexus da 3 velocità, che è più leggero e più pratico;
Ciclisti che affrontano percorsi molto trafficati
Se il vostro tragitto si snoda lungo strade molto trafficate, con frequenti rallentamenti e fermate, il cambio al mozzo è una soluzione vincente perché permette di cambiare rapporto in qualunque situazione, anche da fermi o a una velocità molto blanda, in modo da essere sempre agili e scattanti e di non trovarsi a dover ripartire spingendo un rapporto troppo duro.
Ciclisti che non hanno tempo per la manutenzione
I ritmi della vita moderna sono intensi e anche noi ciclisti urbani non ne siamo certo immuni. Confesso che a volte trovare il tempo per lubrificare la catena della bici che uso per il bike to work è quasi un’impresa, mentre la regolazione del cambio è un’operazione che posso svolgere solo nel fine settimana.
Per cui, se siete ciclisti che non hanno tempo o cui non piace mettere mano alla propria bici, il cambio al mozzo è la soluzione perfetta, poiché la manutenzione è pari a zero.
Ciclisti urbani esigenti
Non pensiate che il cambio al mozzo sia un’alternativa “chic” al cambio tradizionale, magari di minor qualità. Prendiamo il caso dello Shimano Alfine: 11 velocità, freni a disco idraulici anteriori e posteriori e addirittura la possibilità d’installare il cambio elettronico Di2.
Scegliere questo tipo di cambio permette di coniugare i vantaggi tipici della tecnologia a un grado di prestazioni molto alto, che si può paragonare a quelli dei gruppi mtb o strada di alta gamma. Quindi se siete dei ciclisti esigenti che vogliono il meglio anche quando pedalano per andare al lavoro, una soluzione di questo genere può essere l’ideale, sempre che non siate anche dei “grammomaniaci” che sbiancano solo al pensiero del peso dell’intero gruppo.
Ho usato per una decina d’anni un cambio Nexus (prima un 7, e poi un 8), e ultimamente me ne sono liberato in favore del classico cambio a cassetta 3×9.
Il Nexus non è così affidabile come lo si dipinge: io ho avuto un mucchio di rogne, che in Italia nessuno è in grado di affrontare. Qualsiasi problema, e bisogna sostituire tutto, con una spesa madornale.
In città (quando funziona) è comodo, perché al semaforo consente di scattare, e cambiare metà dei rapporti in modo rapidissimo e semplice.
Ma nel cicloturismo serve un’escursione delle marce che il Nexus e l’Alfine non hanno. Il Nexus 8 tra la prima e l’ottava fa un 300%, l’Alfine 11 arriva al 400, mentre un sistema 3×9 standard supera molto abbondantemente il 500%.
Mi piacerebbe installare il cambio Nexus da 3 velocità, sulla mia bicicletta da città senza cambio con i freni a bacchetta, con ruota da 28, di conseguenza chiedo lumi su come questo possa essere installato e dove poterlo acquistare grazie anticipatamente a chi vorrà darmi informazioni utili
Ciao, anni fa abbiamo noleggiato in Danimarca delle bici con il cambio al mozzo. È una mia sensazione o questo cambio rende più fluida e meno pesante la pedalata? A me è sembrato di fare meno fatica rispetto ad una bici con il cambio tradizionale.
Grazie
Precisione dettagliato l’articolo, aggiungo solo una considerazione: i cambi a ingranaggi e le cinghie non trovano ancora oggi applicazione nelle competizioni soprattutto perché l’efficienza di una trasmissione a catena è impareggiabile. Il tradizionale cambio per catena basato su deragliatore, una volta portata la catena sulla ruota desiderata non ha alcun meccanismo ingaggiato in moto passivo (salve le ruote guida della gabbia). In un cambio a ingranaggi, invece, tutti i cromatismi interni restano ingaggiati in vario modo, e fra quello e gli attriti delle ruote dentate il gruppo finisce per assorbire nel funzionamento quasi il 10% dell’energia totale, trasmettendo alla ruota solo il 90% della potenza impressa alla guarnitura.
Analogo discorso vale per le cinghie rispetto alle catene: tanti vantaggi di bassa manutenzione e silenziosità, ma assorbono una quantità di energia non banale rispetto alla catena a perni e rulli.
Ho il filo di un cambio al mozzo che è rovinato. Ho notato che questo dalla parte del mozzo è attaccato ad una specie di clip . Da una parte quindi ho il cavo xgecattiva a questa clip di innesto e il meccanismo prosegue con una sorta di catenella che entra nel mozzo. . Il filo come lo sostituisco? Semplicemente togliendolo dal innesto a clip e da comando al manubrio. E comeregolo la tensione? Grazie
se devi sostituire raggi non servono attrezzi particolari tipo dover togliere cassetta