Bikenomics alla Bocconi: rovesciamo i punti di vista

Permetteteci, per una volta, di iniziare con una punta di orgoglio: siamo riusciti, dopo molto lavoro, a portare la bikenomics nella più prestigiosa università italiana, la Bocconi di Milano. Un pubblico composto da economisti affermati, amministratori, attivisti e studenti ha potuto ascoltare esperti italiani e internazionali, e dibattere con loro, ponendo domande e facendo osservazioni. Il tutto sotto l’esperta guida di Edoardo Croci, Coordinatore Tavolo Policy dell’Osservatorio sulla Green Economy IEFE – Università Bocconi.

bikenomics alla bocconi

L’incontro aveva il seguente tema: “Bikenomics: lo stato dell’arte, le potenzialità e gli sviluppi futuri dell’economia della bicicletta in Italia“.
Bikenomics è una parola che unisce economia e bicicletta. Sì, perché la promozione dell’uso della bici non passa più solamente per l’idea “pedalare è bello”, cosa che comunque rimane fondamentale. È ormai chiaro, a livello europeo e sempre più anche in Italia, che pedalare è anche conveniente in termini economici. Per chi pedala, ma anche – va sottolineato con forza – anche per chi non pedala.

Già, perché alla fine è soprattutto chi non pedala, ma usa l’auto, a spostarsi in città a velocità da 1700 (tra gli 8 e i 15 km/h). La nostra società ha fatto passi da gigante in termini di velocità di spostamento sulle lunghe distanze: oggi è possibile andare da Torino a Milano in treno in meno di un’ora, eppure molte persone impiegano lo stesso tempo per attraversare in auto entrambe le città perché, invece, sulle brevi distanze non siamo ancora riusciti ad affidarci ad un modello di spostamento rapido ed efficiente. È su questo dato in particolare, la velocità, o meglio la lentezza degli spostamenti in auto, con tutte le ricadute economiche negative del caso (ritardo sul lavoro, congestione del traffico, stress), che si è focalizzato il primo intervento di Paolo Pinzuti, direttore sviluppo ciclabile di Bikenomist srl.

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Lo sanno bene alcuni paesi europei, come Paesi Bassi e Danimarca, i cui dati sono stati snocciolati con chiarezza negli interventi di Holger Haubold della European Cyclists Federation, e Paolo Ruffino di Decisio. Fra i vari interventi infrastrutturali possibili, quelli per la ciclabilità hanno di gran lunga il miglior rapporto fra costi e benefici.
Quando si parla di mobilità urbana tutti si sentono in grado di dire la propria; è il bello della democrazia. Ma al giorno d’oggi abbiamo a disposizione degli strumenti che ci permettono di modellare in modo preciso costi e benefici delle scelte fatte in materia di pianificazione urbana, anche grazie alle esperienze estere. Proprio in base a questi modelli è stato possibile fare una stima (conservativa) dei benefici economici che avrebbe la città di Bologna se mettesse in pratica le azioni contenute nel biciplan, stimati in 32 milioni di euro.
Come ha sottolineato l’ingegnere Alberto Drufuca (Polinomia SRL) durante la sua presentazione dedicata a questo tema, è necessario però un cambio di prospettiva. La domanda da cui partire non deve essere semplicemente “quanti saranno i ciclisti in più grazie al biciplan?” È più utile invece chiedersi: “se riusciamo a portare gli spostamenti in bici dall’attuale 9% al 20% del totale degli spostamenti in città, quanti benefici economici avremo?” Da qui i 32 milioni menzionati sopra.

bikenomics alla bocconi
È necessario sottolineare che il biciplan concepito per Bologna è molto di più di una semplice rete di piste ciclabili: esso comprende infatti tutta una serie di iniziative, azioni e servizi di promozione della ciclabilità, anch’essi fondamentali. L’approccio “build it and they will come” (secondo il quale basta costruire piste ciclabili per vederle riempirsi di ciclisti) va superato.
bikenomics alla bocconiInfine, gli esperti presenti hanno risposto volentieri alle domande e alle osservazioni del competente pubblico. Più volte si è tornati al problema della “cultura della bici” che in Italia manca o è limitata al ciclismo sportivo. Su questo punto il nostro Paolo Pinzuti ha voluto proporre una prospettiva storica: nei Paesi Bassi le ciclabili sono state costruite in seguito a un ampio movimento di massa diffuso negli anni Settanta, molto deciso e in alcune frange persino ai limiti della violenza, che ha chiesto con forza di togliere spazio alle auto per ridarlo alle persone. La politica segue, con ritardo, la società.
Il convegno sulla Bikenomics alla Bocconi va visto come un punto di partenza. Gli studiosi e gli economisti che hanno partecipato hanno potuto conoscere meglio una branca della loro materia che in Italia è ancora secondaria. Gli amministratori presenti hanno ricevuto dati precisi su cui basare le loro scelte politiche. Gli studenti diventeranno la classe dirigente di domani, e chissà, qualcuno vorrà anche fare una tesi di laurea in Bikenomics. Noi la lode gliela daremmo.

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