Ecco un confronto immediato, empirico ma visibile, sulla condivisione degli spazi tra una macchina e le biciclette. Tre automobili, con normalmente tre persone, tengono lo spazio di circa 27 biciclette. La politica non si piega a questa evidenza per un semplice motivo, quei tre la macchina la continueranno a prendere e spesso parcheggerà davanti alle rastrelliere. Fin tanto che la maggioranza della gente andrà a prendere il caffè a 200 metri con la macchina, e quindi non chiederà conto di questo a nessun candidato, la politica si limiterà a tener buoni gli ecologisti facendo vedere qualche rastrelliera qui e là, senza studiarla a puntino soprattutto per quanto riguarda la sicurezza della bicicletta legata.
Elencherò quindi tutta una serie di rastrelliere che si vedono nella mia città e porterò anche alcuni esempi virtuosi, dando anche qualche dritta per legare bene la bici e rendere almeno il furto disincentivato. Vedremo anche il perché il furto della bicicletta è così diffuso in Italia e quali sono i sistema per rendere il furto della nostra bicicletta non appetibile al ladro.
Rastrelliere
Questa è la classica (ce ne sono altre come sotto per esempio) rastrelliera per parcheggiare e per quelli sfortunati come me anche spaccadischi. Assai difficile legare ruota e telaio insieme e anche quando si riesce tutto il corpo della bicicletta rimane fuori. Anche solo una spinta innocente di qualche passante può portare a piegare i raggi. Abbiamo inoltre notato che le gomme vi entrano giuste, il che significa che se si ha una mtb con ruote grasse, probabilmente, in certi casi, non si riesce ad inserire.
Evidentemente la forma vale più della sostanza per certi progettisti. Questa ha tutti i difetti della prima presa in esame ma ne ha un altro che è proprio progettuale: pensare che ci stiano tante bici per ogni sede ruota significa non aver mai inforcato o cercato di parcheggiare una bici. Il fabbro che ha dovuto fare il lavoro e curvare tutta la struttura è stato bravo. Una inutile bella fantasia atta a spaccare i dischi e a invogliare i ladri.
Molto spesso con queste rastrelliere diamo noi ciclisti una mano ai ladri quando le leghiamo così come dalla foto sotto.
E’ come se dicessimo al ladro di accontentarsi della bicicletta che a noi serve solo la ruota davanti. Con una rastrelliera così rimane solo una strada per legare la bicicletta decentemente. Eccola.
Con un cavo leghiamo attraverso i raggi (che non è il massimo) la ruota anteriore e la agganciamo al lucchetto che lega ruota posteriore e telaio. Questo modo, anche se già buono rispetto a quello che si vede in giro, lascia al cavo la responsabilità di legare alla struttura e, alla parte più forte, il lucchetto, di chiudere ruota e telaio. Sarebbe meglio, molto meglio il contrario o che tutti e due si legassero alla struttura. Come avviene per esempio nella foto sotto.
Il vantaggio di questa rastrelliera è che permette di legare l’intera bicicletta, senza vincoli di spessore di ruota, senza spacca dischi. Il lucchetto lega insieme ruota e telaio alla struttura, mentre il cavo inserito nel lucchetto lega anch’esso ruota e telaio posteriore alla struttura. Altro vantaggio è che cavo e lucchetto sono molto alti da terra. È fondamentale legare alti da terra. I ladri, infatti molto spesso usano cesoie con prolunghe fino a 1 metro. Inserendo la catena nella cesoia, e appoggiando un lato della stessa in terra con il corpo e la leva lunga possono produrre una incredibile forza sulla zona di taglio. Tenendo alto il sistema le cose un pochino si complicano. la rastrelliera nella foto ha un traverso che aiuta moltissimo. Ma la sicurezza di aver legato a questa struttura dipende da come è stata fissata in terra la rastrelliera.
Come si vede dalla foto appena sopra questo tipo di rastrelliera non è fissata bene al suolo. Ne ho viste anche di staccate: fissate nell’asfalto con tasselli, ora una buona organizzazione porta via tutto il pacco, bici e struttura, e poi con calma a casa li separa. Anche se questa bici è estremamente appetibile con cambio nel mozzo, ruote davanti e dietro sganciabili con il fissaggio rapido, il proprietario l’ha fissata con un lucchettino che non ha bisogno di grandi attrezzi lasciando libere le ruote. Possono andare bene anche solo le ruote da mettere alle bici rubate senza la ruota. infatti interessano anche solo le ruote.
Gran bel lucchetto, agganciato alto e quindi difficile da raggiungere efficacemente con la cesoia a prolunga. Alla fine il proprietario l’ha lasciata lì.
Questa, invece, legata nello spacca dischi ha subito le ire del ladro il quale ha provveduto a romperla con facilità, semplicemente facendo leva sulla ruota inserita ha piegato in maniera irreversibile la ruota davanti. Sembra paradossale, ma rimuovere una bicicletta così e portarla in discarica non è semplice neppure per le forze dell’ordine. Lo spettacolo che si vede ogni tanto è veramente deprimente.
Soluzione Aribi (Associazione rilancio della bicicletta di Bergamo)
Questa rastrelliera permette di agganciare tutto il corpo della bicicletta con in più una struttura longitudinale che permette alla struttura di non essere divelta. Risulta un po’ corto l’arco e questo non consente al lucchetto di legarsi alla rastrelliera, ma se inserita al contrario, la bicicletta può essere fissata all’arco davanti e dietro, come è consigliabile, come si vede nella foto sotto. Ne verranno posizionate ben 100 in vari punti della città. Quella nella foto è stata la prima in via sant’Orsola.
E’ quindi una bella rastrelliera ed è molto frequentata. Significa che è molto gradita alla cittadinanza. Se si inseriscono le biciclette una in avanti e all’indietro in ogni settore ci stanno all’interno 8 biciclette più due sull’esterno degli archi e anche altre tre possono essere opportunamente legate sul traverso longitudinale. Merita senz’altro un bel voto e merita anche la storia di queste rastrelliere. Infatti, nel 2011, in occasione del trentennale di fondazione, A.ri.bi. ha ricevuto una benemerenza dal comune di Bergamo per il lavoro svolto in tutti questi anni. Insieme alla benemerenza c’erano 20.000 euro che l’Aribi ha restituito alla città sotto forma di rastrelliere. Per completare un quadro, già intelligente di suo, le ha progettate e fatte costruire da un artigiano locale dando, per la sua parte e possibilità, un contributo alla economia bergamasca. Bella sta cosa.
Riassumendo, quindi, quando posizioniamo le nostre bici cerchiamo innanzitutto le rastrelliere dove il telaio possa essere completamente appoggiato, leghiamo alto e con due dispositivi, che possono anche essere diversi da quelli nelle foto, in modo da legarla completamente. Per informazione il cavo in foto è lungo 120 cm ma è consigliabile più lungo per poter arrivare a comprendere nel fissaggio anche la sella ( con quello che ci è costato prenderci l’abitudine!). Ce ne sono diversi modelli che rispondono a questi requisiti, eccone una carrellata.
Ma rubare una bici è senza rischi. Lo è per un motivo semplice: non è identificabile, non è mai certa la proprietà: siamo sicuri di poter dimostrare, legalmente, la proprietà della nostra bici? Se vedete uno che con cesoie sta tagliando una catena e gli chiedete cosa sta facendo e vi risponde che la bici è sua?….è questo il punto della questione: se io stesso prendo una bici qualsiasi in giro, incustodita essa risulta essere mia. Per far capire ecco un filmato di uno che si autoruba la sua bici allo scopo di documentare cosa succede.
Occorre certificare in qualche modo che è di nostra proprietà. Soprattutto è importante che il certificato di proprietà sia in un elenco nazionale che le forze dell’ordine possano consultare in qualsiasi momento. Tante proposte sono state fatte ma tutte hanno cozzato con il problema economico e burocratico. Oppure, qualche buona proposta per il passato, aveva il limite del registro locale e quindi non aveva senso.
Oggi si può targare la bici, e registrarla in un registro nazionale. Mi sono rivolto a BiciSicura.
Ed ecco il risultato. La targa marchia il telaio in modo indelebile. Se si toglie la targa si autodistrugge. Il ladro è avvisato che il furto di quella bici è penale perché è nel registro nazionale, tutto questo perché è identificata la proprietà in modo certo. Può anche togliere tutto con un flessibile quando è a casa, ma questo diminuisce di molto il valore. Di fatto nel registro ci sono le foto e la documentazione relativa degli accessori e componenti particolari.
Concludendo, il primo antifurto siamo noi per come la leghiamo. Ma la cosa principale è che la nostra proprietà sia certa. Un altro piccolo consiglio. Tutti abbiamo internet, moltissimi di noi un profilo su Facebook, fotografiamola ogni tanto con noi vicini, lo faccio da molto tempo e non è casuale che ho usato la mia bici per questo servizio. Mi è capitato già di essere riconosciuto per la bicicletta, anche questo non costa nulla e può servire.
Attendo altri trucchi per disincentivare il furto.
Ciao,
Non c’è alcun vantaggio nel legare il telaio anche col cavo, è solo uno spreco della sua lunghezza utile.
Infatti, come nel caso che il cavo si usi solo per gli accessori, basterà rompere il solo lucchetto principale per rubare tutta la bici e solo il cavo per rubare gli accessori.
Ottimo articolo.
Troverei interessante un’evoluzione dell’idea di BiciSicura: basare il sistema su blockchain, dunque in forma pseudo-anonima e decentralizzata.
Ciao se guardi nel nostro sito abbiamo appena regalato al nostro comune di Arona, un portabiciclette progettato seguendo i vostri consigli (anche brevettato)?