Le Divide e i Trail sono eventi di ciclismo che stanno sempre più prendendo piede in Italia. In cosa consistono e come sono organizzati? Quali sono le regole da seguire? Cosa si troverà sul percorso? In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte queste domande, per delineare un ritratto concreto di questi eventi.
Anatomia e storia di una Divide
Le Divide sono eventi di ciclismo al limite tra il cicloturismo, l’avventura e l’ultracycling. Si tratta di manifestazioni e competizioni dall’elevato chilometraggio, con percorsi che mescolano in proporzione variabile asfalto, strade bianche e sterrato da mtb. L’impegno fisico è notevole, per via delle lunghe ore passate in sella, dei dislivelli molto alti e del fatto che si debba passare almeno una notte fuori. Spesso si sente parlare delle Divide e dei Trail come di ultramarathon o di randonneé, anche se si tratta di eventi con caratteristiche peculiari ben precise.
Questo tipo di competizioni sono nate negli Stati Uniti, in contrapposizione con le gare tipiche del ciclismo su strada e della mtb. La più importante competizione di questo genere è il Tour Divide, una massacrante cavalcata dal Canada al New Mexico che attraversa “in verticale” gli Stati Uniti. Si tratta del più lungo tracciato su sterrato al mondo, con uno sviluppo complessivo di 4.418km. Il dislivello supera abbondantemente i 200km positivi, come se si dovesse scalare l’Everest circa una decina di volte di seguito. L’evento del Tour Divide si svolge la seconda settimana di Giugno e attualmente il record è stato siglato da uno degli ultracyclist più famosi di questa disciplina: Jay Petervary, che nel 2012 l’ha completato in 15 giorni, 16 ore e 14 minuti.
Questo tipo di competizione è stato importato in Italia nel 2014, con la prima edizione del Tuscany Trail. L’evento si svolge in Toscana e parte da Massa Carrara per raggiungere il sud della regione, dopo 560 km e 11.000 mt di dislivello positivo. Il successo dell’evento ha decretato l’inizio della “stagione” dei Trail italiani, che si sono diffusi un po’ dappertutto. Ma quali sono le caratteristiche che accomunano gli eventi che stanno nascendo in giro per la penisola?
Caratteristiche di un Trail italiano
Dopo le prime esperienze, gli organizzatori dei Trail italiani hanno cercato di adattare questo tipo di eventi alle peculiarità del popolo dei ciclisti e alla caratteristiche del territorio nostrano. È infatti impensabile, anche per motivi logistici, progettare un Trail come il Tour Divide in Italia. Le caratteristiche che accomunano i Trail italiani in realtà sono limitate a tre semplici aspetti:
• Lunghezza maggiore di 450km;
• Dislivello positivo minimo di 5000mt;
• Almeno una notte passata fuori sul percorso;
• Nei Trail non ci sono classifiche né gerarchie: si parte tutti assieme e l’unico obbligo è quello di seguire la traccia gps fornita dagli organizzatori ai partecipanti. Quest’ultimi possono affrontare il percorso al ritmo e nel modo che prediligono: l’importante è terminarlo entro un limite di tempo massimo. Chi c’è riuscito dovrà poi mandare la traccia gps agli organizzatori, che invieranno l’attestato di “finisher”.
La grande novità dei Trail rispetto alle corse tradizionali degli amatori sta nel fatto che la sfida non è più con gli altri, bensì con sé stessi. Pedalare per così tanti chilometri su sterrati impegnativi stressa notevolmente il fisico e la mente, mettendo a dura prova il partecipante.
Sempre più spesso questi eventi si svolgono in un regime di totale autosufficienza o di minimo supporto: non sono previste soste intermedie, non ci sono ristori, né vi è traccia del pasta party finale. Il partecipante deve avere con sé tutto quello che ritiene utile, fermandosi dove meglio ritiene opportuno. Una regola: indossare caschetto e avere delle luci adeguate. Questa caratteristica fa sì che questi eventi abbiano favorito la fioritura della filosofia bikepacking in Italia.
Perché partecipare a un Trail?
Quali sono le motivazioni che possono spingere un ciclista “normale” a cimentarsi con una sfida così dura come un Trail? E cosa si dovrà aspettare una volta partito? Ecco alcuni punti:
• Durezza: i Trail sono duri, non c’è da indorare la pillola. Pedalare giorno e notte su tratturi, sentieri, strade bianche e discese scassate mette a dura prova il fisico. Anche la determinazione mentale viene mandata in crisi da eventi di questo tipo. Un Trail può quindi diventare un modo per mettersi alla prova, sfidare se stessi e vedere se “ce la si può fare”;
• Competizione: nonostante i Trail siano quanto di più lontano dalle granfondo e dalle marathon in mtb, esiste comunque una competizione di base. Infatti si parte tutti assieme con gli altri partecipanti e questo fa sì che vi sia comunque una componente agonistica che stimoli a dare il massimo;
• Avventura: i Trail si snodano lungo percorsi selvaggi, spesso su crinali di montagne o immersi nei sentieri. Inoltre sono sempre più “unsupported”, cioè non è previsto alcun sostegno per il partecipante. Questo li tramuta in vere e proprie avventure estreme in bicicletta, delle sfide al limite dell’ultracycling che possono davvero essere stimolanti;
• Varietà: un Trail può essere visto come qualcosa di nuovo, una sfida o un’avventura da mettere in piedi per uscire dalla noia delle competizioni agonistiche o per stimolare maggiormente il proprio lato “cicloturistico”;
• Costi d’iscrizione: essendo ancora poco sviluppate e diffuse, queste competizioni hanno costi di iscrizione “umani”, che possono essere sostenuti senza dover fare grossi sacrifici;
• Libertà: rispetto alle gare su strada o in mtb, nelle Divide non vi sono regole precise e ognuno può partecipare con la bici che preferisce;
Come accennato nel paragrafo precedente, ognuno può partecipare con la bici che preferisce. Può essere una gravel bike, una mtb front, una fat bike o una bici specificatamente pensata per questo tipo di manifestazioni.
L’importante è che sia comoda, affidabile e che abbia dei copertoni artigliati, in modo tale da aggrappare il terreno sconnesso e offrire stabilità. Parleremo in un articolo dedicato di che tipo di bici utilizzare.
Solitamente queste bici vengono attrezzate con borse da bikepacking sulla sella, al telaio e al manubrio, per contenere tutto il necessario. Vestiti, ricambi, barrette, sacco a pelo, tenda, ogni partecipante è libero di scegliere cosa portare con sé e in che modo affrontare un Trail.
Come funziona un Trail
Per partecipare a un Trail, ci si deve iscrivere, compilando il modulo presente sul sito internet e pagando l’iscrizione. Una volta iscritti si entra in contatto con l’organizzazione, che avverte su eventuali regole da seguire e su aggiornamenti del percorso. Circa una settimana prima dell’evento viene inviata via mail la traccia gps ufficiale che andrà seguita nel corso della manifestazione. Il giorno della partenza ci si trova nel punto previsto, si effettua il controllo del caso (solitamente nome, cognome) e poi si parte tutti assieme. Una volta terminato il percorso si torna a casa, si spedisce la traccia gps e si riceve l’attestato di finisher. Solitamente si possono pianificare una, due o tre Divide a stagione, dato l’elevato impegno fisico richiesto ma anche per via del tempo necessario.
Concludendo
Le Divide e i Trail italiani sono una formula accattivante di mescolare la parte “sana” del ciclismo, la passione per la bicicletta, la giusta dose di competizione, fatica e sudore e permettono di valorizzare il territorio in cui si svolgono, aiutando a salvaguardarlo. A detta degli esperti che abbiamo contattato, i Trail e le Divide hanno davanti a loro un futuro roseo, con aumento delle manifestazioni, dei partecipanti e delle attività. Il problema è dato dall’attuale mancanza di una guida ufficiale, un ente o una figura che ne delinei le linee guida e consenta quindi uno sviluppo serio dei progetti. Probabilmente servirà la giusta dose di esperienza per riuscirci. Rimane comunque il fatto che partecipare a un Trail può essere il giusto modo per dare “uno scossone” alla propria passione per la bici.
Là fuori ci sono un sacco di eventi per sfidare voi stessi su percorsi duri, lunghi e impolverati: sarete in grado di farcela?
Bravo Omar, proprio per evitare confusione, perchè scrivere dei “vincoli” su kilometri e dislivelli che in realtà neanche esistono… Bastava scrivere che il percorso necessita di almeno un pernotto.
I numeri sono le ultime cose che servono a questi “eventi”, per quello ci sono le gia numerose “gare”….
Qui la sfida è solo con se stessi, lungo un percorso che regala solo avventura, non numeri.
Daniele (Trinacria Trail)
Ciao Daniele,
Potresti avere ragione. Ma senza numeri (gli unici dati realmente oggettivi e asettici), parlare di Trail, Divide, Ultramarathon, randonneè e ultracycling diventa un gran minestrone e si fa solo confusione. Altrimenti si rischia di pensare che la pure la Paris-Brest-Paris sia una Divide!
Detto questo noi di Bikeitalia “facciamo il tifo” per le Divide (e per chi le organizza), perchè ci piace lo spirito che le accomuna. Per questo ne parliamo e diamo voce al.movimento, nonostante i commenti piccati.
Buone pedalate!
Omar
Vedo l’interessamento, ne sono molto contento e ti ringrazio anche…
Però chi legge , da neofita, questi articoli, prende come oro colato tutto quello che legge… quando basta informarsi un pò e vedere che ci sono “trail” , che hanno già avuto corso, che sono più che degni di questo “appellativo”… ma, in un articolo di un noto sito che parla di trail ecc…, si vedono tagliati fuori dal “mondo dei “trail” solo perchè non raggiungono quel 450km sopra citato come riferimento..
Sono d’accordo che i numeri servono, per inquadrare un pò “l’impegno” necessario per affrontare l’evento, come serve sapere, informandosi con gli organizzatori, come abitualmente fanno gli interessati all’evento, su quale tipologia di terreno si svolge il gioco… cosa non da poco.. che, come ha scritto prima Maurizio, può fare veramente la differenza..
Ciò non toglie che hai ragione sul fatto che servano delle linee guida.. però, in mancanza di esse, un pizzico di informazione in più, prima di scrivere un articolo, non guasterebbe…
Anche a me piacerebbe “linkare” l’articolo, per il resto ben fatto, ma peccato che i “numeri” lo (e ci) penalizzano…
Ciao Daniele,
Per scrivere questo articolo ho effettuato tre lunghissime interviste con tre diversi organizzatori di noti trail italiani. E tutti erano concordi sui punti elencati.
Buone pedalate!
Cosa devo dirti?!?
Ho pietà per loro… :/
Buone pedalate…
Complimenti… bell’articolo!!!
Bravo Omar!
.. e se manca qualcosa circa il coordinamento tra organizzatori (sono di parte) vero e’ che siamo appena all’inizio di questo modo di interpretare il ciclismo in Italia. Chiaro che c’e’ chi i suoi cicloviaggi li faceva e li fara’ da solo come e’ sempre stato. Ma qui siamo proprio di fronte ad una alternativa alle marathon granfondo etc… e tra questi chi ci ha provato a fare i trail ( sono ancora di parte) ne e’ rimasto folgorato. E l’entusiasmo e’ contagioso…
Beh che siete ancora li a rileggere l’articolo?
A questo link unsupportedbokeadventure .com
ce ne sono quasi una ventina sparsi per l’Italia… a voi la scelta, e buone pedalate!
roberto
Grazie per il contributo, Roberto!
Buone pedalate!
Omar
Sono l’organizzatore del South Tyrol Trail, in effetti non esiste nessuna regola che indichi una lunghezza minima per un trail, l’importante è che sia prevista almeno una notte fuori. Anche perchè non tutti i trail sono uguali, infatti fare 500 km al Tuscany trail o al veneto trail, per esempio, dove il terreno è quasi sempre molto scorrevole e veloce, non è certo la stessa cosa che fare 500 km al South Tyrol Trail, dove la maggior parte dei km sui svolgono su sentieri e le salite sono più impegnative. Il bello dei trail è proprio questo, la diversità fra di essi e perciò la possibilità di scegliere la tipologia che uno più preferisce
Ciao Maurizio,
Grazie per il tuo contributo.
Buone pedalate!
Omar
Ma quindi in Italia se un “trail” non supera i 450 km, non è un vero “trail”?!?
Anche se per la natura del terreno, essendo un “trail” (quindi con alta percentuale di sterrati rispetto all’asfalto, se no non sarebbe un “trail”!!) , non permette ai partecipanti di concludere l’intero percorso senza passare almeno una notte fuori?!?
Ma chi le ha scelte “Le caratteristiche che accomunano i Trail italiani”?
Ciao Daniele,
È appunto l’incapacità degli organizzatorindirizzi trail italiani di unirsi e di creare regole base a dare vita a questa confusione. Noi abbiamo cercato di fare chiarezza ma visto che ogni volta che si parla di trail e Divide c’è sempre qualcuno che ha da dire, probabilmente ecco spiegato perchè gli organizzatori non sono capaci di trovare una quadra.
Buone pedalate!
Omar
Correggete il testo, il D+ del Tourdivide è 60.000 e non 200.000, altrimenti spaventate tutti!!! ;-)
in queste corse, dove ricaricano il telefono o lo strumento per tenere monitorata la traccia gps?
La ricarica avviene generalmente tramite uno o più dei 3 modi seguenti:
1) sosta ad un bar
2) durante la notte in un B&B o agriturismo
3) power bank
In alternativa si possono anche usare pannelli solari portatili o mozzi dynamo, ma sono abbastanza costosi e utilizzati da pochi.
Personalmente, il telefono in modalità aereo dura abbastanza. Per luci e gps utilizzo quelli con pile AA, acquistabili ovunque lungo il percorso.