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I ciclisti di oggi sono più forti di quelli del passato?

I ciclisti di oggi sono più forti di quelli del passato?

I ciclisti di oggi sono più forti di quelli del passato? Si tratta di una domanda ricorrente nello sport in generale e non solo nel ciclismo. Chi di noi non ha mai partecipato a discussioni da bar come “Baggio era più forte di Messi” o “Ali le avrebbe suonate a Tyson” e così via? Ma il Tour de France del 2023 ci sta davvero dimostrando che i ciclisti di oggi sono più forti di quelli del passato. La domanda è perché?

I ciclisti di oggi sono più forti di quelli del passato?

Partiamo dalla dichiarazione di Jonas Vingegaard: “Andiamo più veloci di quelli che erano dopati? È vero che andiamo veloci, anche più veloci di loro”. E i numeri stanno dando ragione al ciclista danese. Tadej Pogacar ha appena battuto il record di scalata al Col du Tourmalet, che apparteneva a Tony Rominger e che resisteva dal 1993 con i suoi 45 minuti e 50 secondi. Il ciclista sloveno ha frantumato il record, chiudendo la salita con 45 minuti e 11 secondi. Il record di Lance Armstrong era di 47 minuti e 36 secondi, giusto se volessimo andare a confrontare la prestazione di oggi con quella di un simbolo dell’era buia del ciclismo. Ma se volessimo confrontare la performance di Pogačar con quella di Marco Pantani, che rimane il ciclista italiano più amato?

Il confronto sarebbe impietoso: Marco Pantani, nel 1994 a 24 anni, ha percorso la salita del Tourmalet in 50 minuti. Tadej Pogačar, che ha 24 anni, ne ha impiegati quasi 5 in meno. Un abisso.

Perché i ciclisti di oggi sono più forti?

I ciclisti di oggi

Nella sua intervista, Vingegaard sottolinea una cosa importante: “L’attrezzatura, l’alimentazione, l’allenamento. Tutto è cambiato e questo spiega perché le prestazioni stanno migliorando”. In sostanza c’è stato un cambio di mentalità e questo cambio si spiega con una semplice frase: il ciclismo è stato trattato come una scienza. Se prendiamo lo studio “The science of cycling: physiology and training” (Sport Medicine, 2005), troviamo le radici di questo cambio di mentalità. Una mentalità non basata solo sull’esperienza bensì sull’applicazione di dati e di nozioni scientifiche che hanno permesso ai ciclisti e ai loro allenatori di fare un salto in avanti nella preparazione.

Falsi miti e buone pratiche di allenamento

Nello studio infatti vengono citate molti aspetti che venivano considerati come “gold standard” nella preparazione del ciclismo ma che non avevano alcuna applicabilità reale:

  • Il VO2max (massimo consumo di ossigeno) non è il predittore della performance di un ciclista e dovrebbe essere sostituito da un test più affidabile e realistico;
  • L’acido lattico non è il colpevole dell’affaticamento muscolare, dato che ritarda l’accumulo di ioni idrogeno e fosfati inorganici anziché aumentarne la presenza nella cellula;
  • La gestione mentale della fatica è tra gli aspetti principali da allenare in un ciclista;
  • L’utilizzo di cadenze differenti permette di ritardare l’insorgenza dell’affaticamento muscolare;
  • L’utilizzo di allenamenti intervallati ad alta intensità permettono al ciclista di migliorare le proprie prestazioni. Ridurre del 15% il volume di allenamento di un ciclista, sostituendolo con alta intensità, consente di ottimizzarne la prestazione agevolando il recupero.

Oltre a questo l’avvento dei sensori di potenza ha permesso ai ciclisti di allenarsi con dati affidabili e ripetibili, che consente loro di rendere sempre più tecnologico l’allenamento.

Un nuovo approccio al tema

Ma non è solo una questione di strumenti. Ciò che è cambiato è proprio l’approccio all’allenamento. L’inserimento di allenamenti specifici per la forza a secco del ciclista, da sempre considerati “inutili”, ha consentito agli atleti di aumentare la massa magra e ridurre quella grassa, ottimizzando il rapporto peso/potenza (watt per chilo, che nel caso di Pogačar arriva all’incredibile 6,5 W/kg). L’alimentazione ha visto finalmente l’ingresso delle proteine nella dieta del ciclista, al fine di mantenere una muscolatura sana.

Infine non possiamo tralasciare la tecnologia applicata alle biciclette. Telai più performanti, rigidi e leggeri permettono ai ciclisti di esprimere alti wattaggi con una dispersione di energia minima. Nuovi studi in galleria del vento hanno permesso di eliminare moltissimi miti riguardanti l’aerodinamica, andando a lavorare su ciò che davvero consente al ciclista di limitare il drag aerodinamico. Infine l’uso di rapporti differenti e di cambi elettronici precisi, hanno consentito ai ciclisti di oggi di rendere sempre più efficace ogni colpo di pedale.

Questi sono gli aspetti che hanno reso i ciclisti di oggi più forti di quelli di una volta.

Perché allenarsi ancora come i ciclisti di una volta?

I-ciclisti-di-oggi

I ciclisti di oggi sono più forti di quelli del passato perché si allenano meglio, mangiano diversamente e perché hanno un approccio scientifico alla preparazione. E i ciclisti amatori? Noi ci occupiamo di allenamento, con il nostro servizio “Allenati con Bikeitalia”. Spesso, quando leggiamo in diari di allenamento dei nostri atleti, scopriamo che pedalano come se gli Anni ’60 non fossero mai passati: volumi altissimi, uscite di 4-5 ore la domenica a intensità eccessive, zero allenamento della forza, nessuna programmazione dell’allenamento, nessun concetto di recupero (se non pedalare in Z1 per 6 ore, e ci è capitato di leggerlo).

Ho chiesto al prof. Paolo Gaffurini, capo preparatore del team Bikeitalia, di spiegarmi che vantaggi può avere un ciclista amatoriale se dovesse passare a un approccio più simile a quello dei ciclisti di oggi: “L’allenamento strutturato consente di massimizzare l’efficacia del tempo dedicato all’allenamento. Con un piano ben definito, sempre e comunque sulle esigenze della persona, è possibile concentrarsi sugli aspetti specifici dell’allenamento che mirano a migliorare la resistenza, la forza, la velocità o altri obiettivi specifici. Inoltre, un allenamento strutturato consente di evitare il rischio di sovrallenamento o infortuni. Seguire un piano equilibrato che alterna periodi di carico e recupero permette al corpo di adattarsi gradualmente all’allenamento, riducendo il rischio di lesioni o affaticamento e migliorando il recupero. L’allenamento strutturato, seguito da un coach che monitora il tutto, consente anche di controllare e valutare i progressi nel tempo, oltre che apportare eventuali modifiche al programma per ottimizzare i risultati. Infine, un allenamento strutturato contribuisce a mantenere alta la motivazione. Avendo un piano dettagliato e obiettivi specifici da raggiungere, è più facile mantenere la costanza e l’impegno nel lungo termine. Vedere i progressi e raggiungere gli obiettivi intermedi può fornire un senso di realizzazione e incentivare a continuare a migliorare”.

La scienza ha battuto anche il doping

Non c’è dubbio che i ciclisti di oggi siano più forti di quelli del passato, anche di quelli dell’epoca “d’oro” del doping. Pogačar, Vingegaard e gli altri corridori stanno massacrando i record dei ciclisti degli Anni ’90 e inizio 2000, che sono stati purtroppo anni bui per quanto riguarda il doping. Ma ciò che possiamo capire da questi risultati è che nessuna sostanza potrà mai migliorare le prestazioni se non si segue un piano strutturato, se non ci si allena con intelligenza e con scientificità.

La scienza applicata al ciclismo è stata in grado di battere, sul campo e sulla strada, il doping. E ci sarà un luogo dove la scienza applicata al ciclismo verrà raccontata dai migliori: Campus Bike Convention. Il primo evento mai realizzato in Italia su ciclismo e performance, dove i più importanti scienziati, preparatori, biomeccanici e allenatori racconteranno di come sono riusciti a rendere i ciclisti di oggi più forti di quelli del passato. Campus Bike Convention si terrà il 2-3 Dicembre 2023 a Bologna.

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