Portogallo

Il Cammino portoghese di Santiago in bici

Il Cammino portoghese di Santiago in bici

Il Portogallo è una terra splendida e unica e noi abbiamo deciso di percorrerla tutta in bici, attraverso il cammino che porta a Santiago, definito appunto “Cammino portoghese”. Si tratta di una lunga traccia di 650km all’interno del Portogallo, che tocca le città più importanti del paese: Lisbona, Porto, Coimbra e (per chi ne avesse voglia) Fatima.

Il nostro “cammino” inizia nel parco di Monza.
Omar ed io non abbiamo mai pedalato insieme e il tragitto da casa di Omar alla sede di Bikeitalia è la nostra prima occasione. Ci aspettano parecchi chilometri e tante incognite.

Smontate e imballate le bici, le trasportiamo faticosamente alla stazione e con un paio di treni arriviamo a Milano Malpensa. Il volo è ok. All’aeroporto di Lisbona rimontiamo le bici, accendiamo le luci e sotto una leggera pioggerella guadagniamo l’albergo, una pensione gestita da bengalesi. Assicuriamo le bici alla ringhiera della scala che porta alle stanze, smontiamo ruote e selle e prendiamo possesso della stanza.

Per cena ci spostiamo di 5 metri: attraversiamo la strada e ci concediamo una spettacolare mangiata in una taverna portoghese; la location assomiglia più ad una classe delle elementari che ad un ristorante con disegni improbabili alle pareti e tavoli che paiono banchi di scuola; la cucina, però, è divina e dalla sala si vedono i cuochi cuocere sulla brace. Consumato il pasto e fatto il brindisi di rito, senza perdere troppo tempo, andiamo a letto, circondati zaini, borse e ruote.

Giorno 1 | Domenica 15 aprile

La sveglia suona alle 6. Alle 7 siamo in bici. Obiettivo: Santarem. Si comincia.
Per questo viaggio, abbiamo scelto due bellissimi mostri d’acciaio ma con due strategie molto diverse; Omar cavalca una splendida mtb front artigianale, realizzata su misura da Dario Colombo e trasporta i bagagli in modalità bikepacking, mentre io mi accomodo su una bici da giro del mondo, una Salsa Marrakesh rigida, dotata di ampio manubrio Moloko che sostiene una grande borsa, portapacchi e borse laterali posteriori. Entrambe sono gommate da mtb con tassellatura più scolpita per Omar, più scorrevole per me. In assetto da viaggio, tra le due bici ci sono quasi 10 kg di differenza.

L’uscita da Lisbona sotto una fitta pioggia non è agevole; ci perdiamo un paio di volte e accumuliamo km e metri di dislivello che si sommerrano a quelli previsti che sono già “preoccupanti”. Quando, finalmente, ritroviamo le freccie gialle, entriamo in un sentiiero fangoso con pozzanghere grosse e profonde e scomodissime e insidiose tracce di ruote di auto.

Omar se la gioca subito meglio: leggero, agile, scattante e con poco ingombro. Io patisco il peso e sprofondo e scivolo da tutte le parti, quindi rallento e lascio andare avanti il mio compagno di viaggio. Quando ritorniamo su asfalto, le condizioni si invertono. La tassellatura più scorrevole fa il suo lavoro, il manubrio, particolarissimo, mi concede svariate prese e mi permette di allungarmi e sfruttare al meglio aerodinamica e pedalata rotonda da “stradino” fino a quando non reincontraimo la salita dove la mia corporatura e il mio carico si fanno sentire.


Col passare del tempo, il paesaggio si fa interessante e la pioggia ci dà un po’ di tregua ma il fondo rimane difficile. La struttura del cammino, creata, appunto, per camminare, prevede tappe di lunghezza variabile tra i 20 e i 30 km. Noi ne percorreremo in numero compreso tra 3 e 6 e, l’dea di poter frazionare le nostre tappe in piccoli pezzi da pedoni, ci aiuta a gestire l’impatto psicologico. Passiamo Alpriate, Vila Franca de Xiria, Azambujia e terminiamo la tappa a Santarem, dopo 105 km di fango e acqua, oltre 1000 mt di dislivello e 9 ore dalla partenza comprese la pause per rifocillarsi. L’arrivo prevede una bella salita e il primo ostello è molto gradevole, moderno e pulito. Noi siamo impresentabili. Fango ovunque. Il gestore ci impone un lavaggio bici, scarpe e piedi prima di entrare nella struttura.

Lo smontaggio del bagaglio è più agevole con le borse “tradizionali” e il tessuto impermeabile mi permette di lavarle insieme alla bici; punto a favore. Facciamo conoscenza di altri pellegrini che si muovono a piedi e noi siamo gli unici che hanno voglia di fare una passeggiata in paese per ammirare l’architettura locale, il panorama e gustare una birra fresca pianificando la tappa del girono dopo; i pellegrini a piedi se ne stanno in ostello a medicare vesciche e abrasioni.

Giorno 2 | Lunedì 16 aprile

Ci svegliamo alle 5.45. Dopo aver indossato le calze, avvolgiamo i piedi in sacchetti di nylon, nel tentativo di arginare il freddo delle scarpe ancora completamente bagnate. Come il giorno prima, ci vuole un’ora per essere in sella e fuori ci accoglie un freddo umido; ci vuole un po’ per ritrovare il cammino per uscire dal paese e i primi metri sono su un’impegantiva discesa su un ripido sentiero con pietre scivolose. Lasciamo da parte le velleità da biker e conduciamo a mano le bici avvolti da una nebbia impenetrabile. Una banale scivolata rovinerebbe tutto.

Quando arriviamo a fondovalle, ritroviamo il nostro amico fango che, in diverse occasioni, ci intrappola le bici e ci impone di spingere con i piedi che sprofondano oltre la caviglia e l’acqua fredda che entra dentro i sacchetti, vanificando l’accortezza della mattina.


Passiamo da Golega, e pranziamo a Tomar con una fenomenale zuppa calda che, quasi quasi, ci asciuga i piedi. Arriviamo ad Alvaiazere dopo un percorso misto di asfalto, sentieri fangosi e diversi tratti tecnici nei boschi. Il dislivello, oggi, è prossimo ai 1500 metri e i chilometri sono 95 e e gli ultimi si fanno sentire con la complicità di un carrtello di inizio località che ci illude di essere arrivati ma che, in realtà, precede di una buona mezz’ora l’arrivo effettivo. Ci sistemiamo in un ostello umile ma pulito, laviamo la bici e ci rilassiamo in una camerata con una decina di letti dove, però, ci siamo solo noi. Il gestore è gentilissimo e, con una calma che a noi cittadini non appartiene più, timbra la nostra credenziale, sigilla con cera lacca e ci racconta di come, perso il lavoro per la crisi, si è reinvantato gestore di ostello sul cammino. Le sue parole sono accompagnato da un fenomenale liquore alle erbe da lui prodotto.

Giorno 3 | Martedì 17 aprile

Sveglia alle 5.30. La tappa oggi è lunga e difficile però partiamo con un bel cielo limpido e ancora le stelle. Iniziamo su asfalto con una salita taglia-gambe ma, poi, una discesa spettacolare con una splendida vista sulla pianura nebbiosa, ci mette di buon umore e ci accompagana verso tratti tecnici e pietrosi. Alternare asfalto e sterrato ci piace. Alla noia e all’alto rendimento del bitume, si contrappone il divertimento della guida su sterrato. Bello.
Transitiamo da Rabacal e ci fermiamo a pranzo a Coimbra, divorando panini. Proseguiamo per Sernadello, godendoci spettacolari tratti in boschi di eucalipto, e raggiungiamo Agueda dopo 10 ore, 106 km e quasi 1800 mt di dsl. Oggi si è pedalato col sole. Siamo cotti.

Giorno 4 | Mercoledì 18 aprile

Sveglia alle 5.15. Non possiamo permetterci di guardare in faccia nessuno. Se vogliamo avere le utlime tappe anche solo lontanamente umane, oggi dobbiamo tirare il più possibile, arrivare sull’oceano e continuare fin che ce n’è.
Albargaria, Sao Joao, Grijio e Porto. Porto è bellissima. Ci piace e ci coinvolge; ci piacerebbe fermarci ma non possiamo concederci nulla. Tempo di un caffè e ripartiamo, abbandonando il cammino tradizinale per andare su quello costiero. Dopo pochi chilometri, arriviamo sull’oceano. L’entusiasmo ci travolge. Ci sono onde altissime e il rumore dell’acqua è assordante. Urliamo “spettacolo” pedalando sul lungo mare.
Passiamo da Labruge e chiudiamo la tappa a Povoa do Vazim dopo 11 ore e 15 minuti dalla partenza, 125 chilometri e 2200 mt dsl. Il sole ci ha cotto i nasi, le braccia e le gambe. Le selle stanno mettendo a dura prova le nostre tuberosità ischiatiche. Il dolore al sedere non ci abbandonerà più. Ci concediamo una mangiata non proprio da atleti e andiamo a dormire in un ostello passando una notte pessima con sete e sudore ad accompagnare i frequenti risvegli.

Giorno 5 | Giovedì 19 aprile

Sveglia alle 5. La cattiva nottata si fa sentire e ci aspettta un’altra tappa molto lunga.
Pedaliamo con vista mare e dopo pochi chilometri inizia un mostruoso pavè che si alterna con un ancor peggiore acciottolato. Faremo svariate decine di chilometri si questo fondo massacrante per le mani, i piedi, i sederi e per la tenuta psicologica. Marinhas, Viana e Caminha. A testa bassa. Senza pensare
A Caminha prendiamo una variante che ci riporta sul cammino tradizionale. Passiamo da Tui e dopo un’estenuante salita, scendiamo verso Redondela, dove chiudiamo la tappa con 132 chiilomettri, quasi 1500 mt dsl e 10 ore e 20. Siamo distrutti. Mangiamo leggero, memori del pegno pagato la notte precedente e andiamo a dormire che c’è ancora la luce.

Giorno 6 | Venerdì 20 aprile

Ormai siamo in Spagna e la sveglia alle 5 di oggi equivale alle 4 di ieri. Pedaliamo per 2 ore buone in un buio pesto. Oggi è l’ultima. La coperta è corta. Fa male il sedere, spingi sui piedi e fanno male le ginocchia, le caviglie e i piedi, carichi in avanti e fanno male le mani. Pontevedra, Caldas, Padron.

Cominciamo a sentire il profumo di Santiago. Ma è ancora troppo presto. Siamo troppo stanchi e la testa fa brutti scherzi. Se ci immaginassimo già arrivati, dopo 5 minuti andremmo nel pallone. Dobbiamo tenere duro. Gli utltimi 15 chilometri sono su una salita impietosa. Fa caldo. Vedo Omar al limite e mi dice di cercare qualcosa da mangiare. A me pare di sentirmi bene ma, quando mi ricordo di avere ancora delle barrette donate da un amico prima del viaggio e mi fermo per cercarle, mi accorgo che mi tramano le mani. Ci ingozziamo con tutto ciò che c’è di commestibile nelle mie borse e ripartiamo.
Arriviamo alla cattedrale di Santiago dopo 8 ore, 85 km e quasi 1600 metri di dislivello.
Omar lascia la bici e si sdraia in terra. Io rido come un bimbo.
Ce l’abbiamo fatta. È finita.

6 giorni.
6 tappe.
650 km
Circa 10.000 metri di dislivello
2 amici.

Ci abbracciamo dandoci pacche sulle spalle.
Il nostro viaggio, la nostra avventura, la nostra crescita, è finita.

Un viaggio in bici impone di portare solo l’essenziale e, senza il superfluo, le poche cose che hai con te, ti sembrano eccezionali. Se hai freddo e ti metti il cappellino, per mezz’ora continui a ripeterti quanto si stia bene con la testa calda; se ingrassi la catena dopo che il fango e l’acqua te l’hanno asciugata come mai prima, ti pare d’aver messo il motore e pedali col sorriso. Nelle lunghe ore di solitudine, la mente si svuota ed è pronta ad accogliere dei pensieri più limpidi e puliti. Senti la mancanza dei tuoi cari e ti rendi conto di quanto sono importanti. Un viaggio in bici ti pulisce. Ti toglie gli strati che il vivere quotidiano ti appiccica addosso.

Oggi, stanchi, doloranti e felici, in volo verso l’Italia, stiamo pianificando il prossimo viaggio.

Cosa portare

  • La seconda metà di aprile presenta molte incognite legate al meteo in Por7ogallo. La primavera, i cambiamenti climatici e la presenza deell’oceano possono nascondere delle insidie e così è stato. Abbiamo preso acqua e patito il freddo per i primi due giorni per poi arrivare a Santiago con i nasi ustionati e la bocca arsa dall’aria secca e calda. Alcuni ostelli sono risultati freddi.
    La composizione del bagaglio deve prendere in considerazione questi aspetti pur con una variabilità molto ampia legata alle scelte individuali. Io preferisco essere un pò più pesante ma poter avere una maglia in più in caso di freddo e scarpe e pantaloni asciutti per vivere il viaggio anche giù dalla bici. Alcune cose sono risultate inutili.
    A seguire, la composizione del mio bagaglio.
  • 1 catenaccio con chiavi
  • Zaino
  • Casco
  • Sacca con multitools con smagliacatene, olio catena, pezze e mastice, pompa, dadi, bulloni e fascette
  • 2 camere aria
  • guida cammino
  • luci bici ant e post, ricaricabili e lampada frontale
  • sacco a pelo leggero
  • cuscino gonfiabile (NON UTILIZZATO)
  • mollette per stendere + filo
  • computer e caricabatteria (NON UTILIZZATO)
  • telefono con mappe scaricate e caricabatteria
  • 2 batterie ausiliarie telefono
  • macchina foto e caricabatteria (NON UTILIZZATA; per praticità ho usato il telefono)
  • 1 fondello corto
  • 1 fondello a ¾
  • 1 pantalone lungo da running da usarsi in associazione al fondello in caso di freddo (NON UTILIZZATO)
  • 3 magliette bici
  • 1 maglietta intima tecnica maniche corte
  • 2 magliette intima tecnica maniche lunghe
  • 1 maglia tecnica maniche lunghe (NON UTILIZZATA)
  • 1 micropile leggero maniche lunghe indossato per viaggio aereo
  • 1 giacchetta tecnica da bici windstopper
  • 2 cuffiette in tessuto tecnico
  • 1 paio di guanti
  • 2 scaldacollo
  • 2 calzini da bici, 1 estivo e 1 invernale, di cui 1 indossato per viaggio aereo
  • 1 calza lunga tecnica (NON UTILIZZATA)
  • 1 calza lunga in lana (NON UTILIZZATA)
  • 1 kway
  • 1 pantalone impermeabile (NON UTILIZZATO)
  • 1 copricasco impermeabile (NON UTILIZZATO)
  • 1 scarpe da bici
  • 1 occhiale da vista di riserva (sono miope)
  • 1 copriscarpe impermeabile (NON UTILIZZATO)
  • 1 paio di ciabatte
  • 1 paio di scarpe indossata per viaggio aereo
  • 3 paia di mutande di cui 1 indossata per viaggio aereo
  • 1 coltellino svizzero
  • Farmaci (antiifiammatori, antibiotici, antidiarroici)
  • asciugamano tecnico grosso e piccolo
  • spazzolino e dentifricio
  • sapone/bagnoschiuma
  • crema idratante
  • crema zinco
  • crema solare
  • barrette energetiche (preferisco addentare un panino ma, in diverse occasioni, sono state molto utili)
  • 1 pantalone tecnico indossato per viaggio aereo
  • 1 Tshirt cotone indossata per viaggio aereo
  • 1 paio di pantaloncini per dormire
  • 1 maglietta di lana per dormire
  • 1 cannuttiera di cotone per dormire

Le bici

Omar

Mtb artigianale, su misura. Realizzata da Dario Colombo. Mod. Endurello, in acciaio, con forcella ammortizzata, 2x 11, freni a disco idraulici, pedali SPD, 29 – tassellatura da fuoristrada, sez.2.2, Bikepacking Miss Grape, peso 25kg

Andrea

Da turismo. Salsa mod. Marrakesh con portapacchi posteriore e manubrio Moloko, telaio in acciaio, rigida, 3×9, frenia  disco meccanici, pedali a doppio uso a doppio uso: Clipless + flat,  29 – tassellatura fuoristrada leggero, sez. 2.1, borse Ortlieb posteri da portapacchi e sottomanubrio, peso 35 kg

L’approccio al viaggio, per quel che concerne la bici e la strategia di carico, è stato molto diverso tra me e Omar.
La bici di Omar è una front realizzata su misura per lui: una MTB con geometrie comode e adatte al turismo.
La bici di Andrea è un mezzo da turismo di largo raggio che si adatta, senza problemi, allo sterrato. La forcella rigida toglie confort nello sterrato e impone ritmi più lenti ma il manubrio Moloko concede ampie possibbilità di appigli: stempera il disaglio delle vibrazioni del pavè e offre una presa larga, bassa e sicura in sterrato e allungata su asfalto

Omar utilizza la modalità bikepacking, leggera in sagoma.
Andrea un sistema tradizionale di borse posteriori ancorate al portapacchi + una borsa da manubrio.

Omar trasporta l’acqua con uno zaino idrico.
Andrea con tra borracce alla bici.

La differrenza di peso in ordine di marcia è considerevole, a onor del vero, non solo per le bici e la strategia di carico ma anche per un bagaglio composto in modo differrente, più essenziale per Omar
In conclusione, la bici di Omar gli ha perrmesso di essere più veloce e di divertirsi di più in sterrato e in salita. La bici di Andrea è risultata più adatta alle percorrenze più distese e meno guidate pur non disdegnando un fuoristrada a ritmo “turistico”.
Le borse da portapacchi sono risultate più comode per il lavaggio e per la gestione di carico e scarico ma più ingombranti nei tratti guidati e più pesanti.

Come organizzare il viaggio


L’acquisto del biglietto aereo con largo anticipo, comprensivo di traporto bici (bagaglio sportivo) ci è costato 150 euro con andata Milano Malpensa – Lisbona e ritorno Santiago – Milano Malpensa.

La bici deve essere in ordine. Opportuno un buon check up prima della partenza a verificare ingrassaggio movimento centrale e serie sterzo, impianto frenante, trasmissione e stato pneumatici.

Dal punto di vista fisico, è opportuno aver tanti kilometri nelle gambe. In un viaggio senza mezzi di assistenza, pur in un contesto protetto e sicuro come quello europeo, bisogna avere delle risosrse da spendere nel caso in cui dei problemi rallentino e ostacolino il cammino: le bici sono cariche e pesanti e, spesso, per parecchie decine di chilometri, non si incotrono strutture ricettive. La pioggia, il fango, una gomma bucata, un problema meccanico, una perdita del tracciato possono allungare ulteriormente tappe che magari sono già al limite delle nostre capacità. Insomma, bisogna averne sempre ancora un po’ da tirar fuori.
Per queste ragioni sarebbe opportuno prevedere, in preparazione, anche delle uscite lunghe in modo da verificare e studiare la propria tenuta fisica dopo tante ore di bici.

È consigliabile organizzare il bagaglio con largo anticipo in modo da avere il tempo di procurarsi quello che dovesse mancare.

Per quel che concerne il vero e proprio vaiggio in bici, consiglio vivamente di partire con molta calma, misurando e gestendo le risorse. In viaggio si paga tutto. La salita che hai tirato il primo giorno, lo scatto che hai fatto per metterti a ruota di chi ti ha sorpassato vorresti non averli fatti quando, nell’utlimo giorno, non ne hai più e non sai a che santo votarti per arrivare alla fine. Pochi di noi hanno l’opportunnità di stare tutti i giorni in bici durante la vita ordinaria e pochissimi lo possono fare per tante ore: un viaggio lungo solleciterà il nostro fisico, i nostri muscoli, tendini e ligamenti, la nostra pelle, le nostre aticolazioni e anche la nostra mente in una misura per la quale difficilmente siamo pronti.
Idratatevi e mangiate bene mentre pedalate, ed evitate abbuffate serali che poi compromettono il sonno.
Partite presto la mattina. Avere tante ore di luce davanti da sicurezza.

Imballare le bici


Procuratevi una scatola di cartone di quelle che i produttori usano per spedire le bici ai negozianti e dello scotch da imballaggio.
Smontate le ruote e, se possibile, avvogetele in pellicole trasparenti a protezione della raggiatura. Per i più pignoli si possono smontare anche i dischi e custodirli tra due fogli di cartone
Consiglio di smontare il cambio e fissarlo con delle fascette all’interno del carro posteriore. La rottura del cambio o del pendolino comprometterebbero il viaggio. Oppure fissate le ruote al telaio in modo che lo proteggano.
Se la scatola è piccola, si può smontare il manurio e fissarlo al telaio o alla forcella con delle fascette.
Togliete la sella, i pedali e i perni delle ruote e avvolgeteli in pellicola trasparente.
Utilizzate lo spazio che avanza per spedire anche i bagagli facendo attenzione, però, a non sforare. Nel nostro caso, la compagnia aerea poneva un limite di 30 kg, abbondatemeente al di sotto del mio imballo.
All’aeroporto dovrete aprire l’imballo e rimontare tutto: collocate un coltellino in una zona facilmente raggiungibile dell’imballo, magari assicurandolo con un po’ di scotch così da non impazzire quando dovrete aprire l’imballo.

Giunti a Santiago, poterte reperire delle scatole all’ufficio postale e dagli spedizionieri per pochi euro e quindi trasportare le bici già imballate all’aeroporto. In alternativa, si possono portare le bici all’aeroporto di Santiago dove, i servizi di incellofanamento bagagli vendono anche le scatole per imballaggio bici.

Cosa mangiare e bere


Bere tanto e frequentemente. Controllate il colore delle urine: un aspetto chiaro e limpido è sinonimo di buona idratazione e una buona idratazione è fondamentale per un corpo sottoposto ad uno sforzo importante e prolungato.
Pedalando si consuma. Bisogna mangiare. Mangiate frequentemente e consumate pasti non eccessivi e facilmente digeribili. Moderatevi la sera.
Noi abbiamo consumato quantità notevoli di cibo: carboidrati, proteine, fibre, grassi… Omar, 63 kg in partenza, ne ha persi 3.
Portatevi delle barrette per gestire le emergenze e le crisi di fame.

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Commenti

  1. Luigi ha detto:

    Bellissimo viaggio ne ho già fatti due diversi in bici verso Santiago .. complimenti per le descrizioni e consigli di viaggio
    Per caso è possibile avere le tracce gpx del vostro viaggio ?

  2. Andrea ha detto:

    Buongiorno, scusate se scrivo qui do po anni, sto cercando di pianificare lo stesso viaggio che avete fatto voi, ma non mi risultano le altimetrie, cosa per me molto importante perchè non ho certamente il vostro allenamento.
    Facendo una stima approssimativa su maps impostando la bicicletta mi si prospettano 3000 km di dislivello positivo, su altri siti facendo la costa si parla di 5000, ma voi avete scritto 10000, cosa che mi preoccuperebbe se fosse realistica, perche’ non so se ce la farei con le mie capacita’ atletiche, i miei precedenti sono il cammino di Santiago classico 600 km 6000 d+.
    Grazie e buoni km
    Andrea

  3. Angelo Galli ha detto:

    Complimenti, avete affrontato il viaggio con molta professionalità e preparazione tecnica. Descrizione essenziale, esauriente e molto ben fatta.
    Veramente bravi.
    Nel 2018, con mio fratello, siamo partiti da Siviglia e siamo arrivati a Santiago, percorrendo la “Via della Plata e il Cammino Sanabrese in bici (mtb.).
    Quest’hanno, vorremmo percorrere il cammino portoghese, la descrizione del vostro viaggio, ci sarà d’aiuto per preparare il viaggio.
    Grazie

  4. Marco Roveroni ha detto:

    Ciao, sembra molto bello!
    Lo faremo da Lisbona questo mese, è segnalato bene?
    E’ possibile avere le tracce?
    Comunque grazie.

  5. Lorenzo Ghiggini ha detto:

    bravissimo, ottima e utile relazione. Noi faremo da Lisbona a Santiago dal 22/8/18 al 08/09/18. Cercheremo di organizzare un bagaglio leggero.

  6. Lorenzo Ghiggini ha detto:

    bravi! ottima relazione!

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