Gravelness 69 non è una gara, è una festa. È questo lo spirito con cui più di 300 ciclisti si sono ritrovati a Pogliano Milanese la fredda mattina di Domenica 22 gennaio 2023, attorno a un enorme orsacchiotto giallo gonfiabile, accolti dalla squadra degli organizzatori.
Il pacco gara è uno dei più corposi che abbia mai visto: 2 barrette, un energy drink, una borraccia, adesivi degli sponsor e un buono sconto per un bikefit da Bikeitalia.
Infilo tutto nelle borse e nelle tasche (per fortuna ne ho abbastanza) e partiamo tutti assieme al suono della tromba.
In partenza c’è traffico (siamo tanti), ma si parte subito nel fango. Come recita il motto dell’evento, procediamo seguendo l’acqua, costeggiando il fiume Olona in un’alternanza di gravel e asfalto, per raggiungere abbastanza in fretta il primo corposo ristoro a Settimo Milanese. Tè caldo, caffè, torte e succhi di frutta sono l’occasione per rifocillarsi e per vedere i sorrisi di chi, come me, ha scelto di svegliarsi alle 6 per pedalare al freddo nel fango.
Lungo il canale Scolmatore il terreno diventa soffice, procediamo piano nei solchi di chi è passato prima e dei trattori che lavorano i campi. Chi si ferma deve camminare, perché l’attrito non è abbastanza per ripartire da fermi. Chi non si ferma ha le visioni e vede pappagalli tropicali nei campi della Brianza.
Superiamo Abbiategrasso passando per lo stabilimento dei televisori più amati dai millennial, e costeggiamo il Naviglio di Bereguardo fino all’incantevole borgo di Morimondo dove ci aspetta il secondo punto di ristoro a circa 40 km dalla partenza. Qui il banchetto prevede anche banane e biscotti, mancano le bevande calde ma, per qualche motivo, scaldano lo stesso.
Il tratto successivo comprende un passaggio su una statale un po’ stretta e trafficata per entrare a Vigevano, ma una volta in città, si arriva in centro attraverso ciclabili e strade silenziose che permettono di stare più tranquilli. La tappa obbligata è dal campione nazionale di cappuccino artistico, dove 2 cappuccini (con disegno) e 1 caffè (con crema al posto dello zucchero) vengono 3€. Applausi.
Comincia il Ticino (finalmente): sentieri, boschi, canali diventano gli unici paesaggi che ci accompagnano per più di 30 km. Il cuore della Gravelness 69. In questo periodo, il fango rende più faticosa la pedalata, e la scarsità di fontanelle e centri abitati ci costringe ad attingere alle barrette e ai panini portati da casa.
Una foratura e un guasto meccanico (risolto con una tecnica che renderebbe Sergio Borroni fiero di me) ci rallentano leggermente, e mentre il sole si abbassa imbocchiamo il Villoresi a testa bassa approfittando del fondo lastricato.
A 20 km dall’arrivo inizia a sentirsi la fatica, ma la traccia prosegue attraverso campi e tratturi senza tregua di asfalto fino all’agognato Paddy Cullens. Avendo fatto tardi, la zuppa inclusa nell’iscrizione era finita, quindi ci concediamo una birra e un hamburger.
Gravelness 69 è lungo, freddo e sporco, ma ha anche dei difetti.