Biomeccanica

La differenza tra chi pedala bene e chi no

Moltissimi ciclisti che arrivano da noi per una visita biomeccanica ci fanno la seguente domanda: “Secondo voi io pedalo bene?”. In questo articolo andremo a vedere cosa significa pedalare bene e quali sono le differenze tra chi lo fa bene e chi no.

Il concetto di pedalata “corretta”

Valutare l’efficienza del gesto della pedalata è una cosa davvero complicata, poiché molti sono tenuti a pensare che dipenda solo da aspetti meramente meccanici e da “quanto muovo la caviglia”. In realtà la pedalata, essendo un gesto atletico, è influenzata da innumerevoli fattori, come la potenza espressa, la cadenza, le forze che agiscono sul pedale, l’inerzia e il peso del pedale, la forza muscolare, l’affaticamento nervoso centrale e il consumo di ossigeno. Per questo è davvero difficile comprendere quanto un ciclista pedali bene o no.

Per cui potremmo dire che più che di pedalata corretta dovremmo parlare di pedalata funzionale, ovvero un gesto atletico che consenta di spingere la bici con il minor dispendio energetico possibile. In sostanza il ciclista riesce a far mantenere la stessa velocità alla bicicletta senza aumentare lo sforzo né consumare le proprie riserve energetiche.

Chi pedala bene?

Questa domanda non se la sono posta solo tutti i ciclisti ma anche molti ricercatori. Un gruppo di studio spagnolo, coordinato dal prof. Garcia-Lopez, ha pubblicato lo studio “Differences in pedalling technique between road cyclists of different competitive levels”. In sostanza lo studio studio ha valutato le differenze tra un ciclista amatoriale e uno professionista.

Tre gruppi di ciclisti sono stati sottoposti a questo test:

  • Atleti World Tour
  • Atleti Continental Tour
  • Amatori evoluti senza esperienza come professionisti

I ciclisti hanno seguito un protocollo di allenamento simile, differenziato solo per intensità e volume. Dopodiché sono stati testati a 200w, 250w e 300w per 5 minuti, con 6 minuti di recupero tra ogni test. E’ state effettuata una misurazione cinetica e cinematica degli atleti durante il test.

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I risultati emersi sono i seguenti: i ciclisti professionisti hanno una tecnica migliore quando la potenza supera i 200w, grazie a un minore torque negativo e un aumento del ROM articolare. Ciò spiega la tendenza a utilizzare una fase di recupero attiva della pedivella, che deriva da un controllo migliore dei muscoli ischiocrurali, realizzato grazie all’allenamento. Inoltre la fase attiva di recupero permette di preparare la successiva fase di spinta in anticipo, permettendo di esprimere potenza con minor sforzo.

Inoltre il ROM di caviglia era più elevato, mostrando come questa articolazione sia importante per l’efficienza di pedalata.

Per valutare quindi l’efficienza di pedalata è necessario utilizzare un sensore inerziale che mostri il movimento della caviglia e un pantaloncino elettromiografico per comprendere come siano distribuite le attivazioni tra quadricipite e ischiocrurali. Questo tipo di sistemi viene mostrato durante i corsi di biomeccanica nella nostra scuola di Monza.

Concludendo

In sostanza la grande differenza tra chi pedala in maniera funzionale e chi no può essere riassunta in queste tre semplici differenze: fase di risalita attiva del pedale con attivazione dei muscoli ischiocrurali (coscia posteriore), preparazione della fase di spinta in anticipo, maggiore mobilità di caviglia. Il tutto migliorabile con allenamenti appositi e con esercizi che aumenti la cosiddetta “expertise”, ovvero la capacità di realizzare un movimento coordinato senza sforzo cognitivo.

Commenti

  1. Avatar Eremitadelsaltogiro ha detto:

    “I ciclisti hanno seguito un protocollo di allenamento simile, differenziato solo per intensità e volume”
    Analizziamo il senso di questa affermazione : “un protocollo di allenamento simile” , e fin qui tutto ok, per venir contraddetto subito dopo con quest’altra “differenziato solo per intensità e volume”.
    Ora mi chiedo se chi fa questi studi, di cui voi non siete respensabili, sappia quello che vuole fare.
    Perché così è come prendere dei campioni di persone, che già hanno delle differenze intrinseche di partenza, e metterle a confronto rendendo ancora più nette queste differenze.
    Mi chiedo inoltre se c’era bisogno di uno studio per capire che un ciclista professionista, che passa più tempo sui pedali per forza di cose, sia più efficiente di un amatore….
    So che non è colpa vostra, ci tenevo solo a sottolineare che la scienza spesso, in ambito di test sportivi, ha preso delle cantonate pazzesche.

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