Se la sono letteralmente sudata la costa occidentale della Sardegna, ma a loro dire ne è valsa la pena, “perché non c’è mezzo migliore della bici – affermano – per scoprire e vivere da vicino le innumerevoli peculiarità, qualità e bellezze di quest’isola”.
Loro sono sei amici veneti che nella seconda metà dello scorso mese di giugno, partendo da Cagliari in sella alle loro ebike da trekking, caricate di bagagli, hanno raggiunto Castelsardo attraverso dodici tappe, percorrendo in media 63 km al giorno per complessivi 760 chilometri di asfalto e sterrato, superando un dislivello di circa 7.300 metri.
“In Sardegna eravamo già venuti più volte, imparando a conoscere molti aspetti di questa terra e della sua gente – spiegano – ma mai avevamo assaporato così intensamente l’essenza dei luoghi e delle persone, capendo sicuramente di più e meglio una realtà fatta di eccellenze, di unicità paesaggistiche, storiche e tradizionali, ma anche di contraddizioni e di risorse ancora da valorizzare”.
Così Cecilia, Linda, Lucia, Erminio, Fabrizio e Massimo, raccontano la loro esperienza.

Le dodici tappe di questo giro della Sardegna in ebike
- Cagliari – Pula, con una puntata al sito archeologico di Nora, prima città fenicia della Sardegna;
- Pula – Teulada, lungo la strada costiera punteggiata da spiagge bianche, calette impervie e grandiosi punti panoramici: da Cala Cipolla a Capo Spartivento, dalla spiaggia di Tueredda a quella di Piscinni;
- Teulada – Sant’Antioco, con deviazione per visitare l’antico borgo di Tratalias e poi lungo la nuova pista ciclabile che da San Giovanni Suergiu conduce alla più grande delle isole dell’arcipelago sulciano;
- Sant’Antioco – Carloforte, col traghetto da Calasetta a Carloforte e visita all’isola di San Pietro;
- Carloforte – Iglesias, imbarco per Portovesme e da qui verso lo storico capoluogo dell’Iglesiente, circondato da siti minerari abbandonati;
- Iglesias – Fluminimaggiore, con l’imperdibile visita a Porto Flavia, le straordinarie vedute sul Pan di Zucchero e le piacevoli soste alla meravigliosa Cala Domestica e alla spiaggia di Portixeddu;
- Fluminimaggiore – Oristano, dalla affascinante spiaggia di Scivu e poi lungo la Costa Verde, incrociando in prossimità di Arbus una coloratissima processione contadina dedicata a Sant’Antonio, e poi fino ad Arborea, dove oltre al sardo campidanese si parlano i dialetti veneto e friulano, portati dai lavoratori della bonifica;
- Oristano – Santa Caterina di Pittinuri, visitando prima San Giovanni di Sinis e la sua antica chiesa e poi l’area archeologica di Tharros, per fermarsi poi a Is Aruttas, una delle più belle spiagge non solo
del Sinis ma dell’intera isola; - Santa Caterina di Pittinuri – Bosa, passando per Sennariolo, uno dei comuni più piccoli della Sardegna, abbellito da murales che descrivono scene di vita quotidiana, per giungere a Bosa, il più accogliente e grazioso centro storico del nostro giro;
- Bosa – Torre del Porticciolo, inanellando vedute mozzafiato lungo la statale panoramica, proseguendo per la bellissima Alghero e la sua ciclabile tra mura, torri e bastioni e poi nella frazione di Fertilia, ancora abitata dai discendenti di esuli istriano dalmati;
- Torre del Porticciolo – Stintino, godendo della caratteristica spiaggia naturale di Torre del Porticciolo e percorrendo poi la attrezzata pista ciclabile che porta a Stintino;
- Stintino – Castelsardo, uno stop più che opportuno alla basilica di San Gavino a Porto Torres e poi, attraverso la ciclabile che costeggia una vasta pineta, finalmente a Castelsardo che si annuncia in lontananza con la sua rocca posta su un alto sperone di roccia.





Cicloturismo: tanta strada ancora da fare per un territorio dalle enormi potenzialità
Pochi posti possono rivaleggiare con la costa occidentale della Sardegna per la bellezza e varietà dei paesaggi, per le strade panoramiche che offrono un susseguirsi di emozionanti sguardi, per percorsi che alternano asprezza e aridità alla piacevolezza di zone riccamente ombreggiate e a spiagge invitanti.
Ambienti selvaggi e scarsamente popolati dove sono il mare, le lagune, gli stagni ampi come laghi a riempire gli occhi dei viaggiatori, con quell’odore di salsedine a ricordare che l’elemento che regala refrigerio al corpo e anche alla mente è lì a pochi colpi di pedale: per alleviare la fatica e cancellare il sudore basta immergersi negli azzurri, nei blu, nei verdi di acque libere e invitanti.
Tutte queste peculiarità potrebbero essere valorizzate da un miglioramento complessivo delle infrastrutture per la mobilità leggera, da nuove piste ciclabili, da corsie riservate alle bici lungo le strade statali e provinciali, da itinerari alternativi opportunamente segnalati per aggirare le aree più trafficate o difficilmente percorribili, da una segnaletica adeguata che consenta ai ciclisti di muoversi in sicurezza e seguendo percorsi precisi, realizzando vere e proprie ciclovie. Il cicloturismo può rappresentare per questa regione una risorsa in più, ma bisogna crederci, programmare e investire. È un segmento che può far crescere l’offerta turistica nel suo complesso, che risponde pienamente a quegli obiettivi di sostenibilità ormai irrinunciabili e che incoraggia l’impresa privata nel campo dell’accoglienza, della ricettività, della ristorazione, del supporto al molteplice mondo delle due ruote.
E a proposito di strutture ricettive, alcune hanno sicuramente bisogno di essere ammodernate: al di là della buona accoglienza che abbiamo ricevuto, certi alberghi a tre stelle nelle località balneari risultano datati sia nelle camere che negli spazi comuni. Molto più confortevoli si sono rivelati i bed & breakfast nei quali abbiamo alloggiato nei centri storici e perfetti per le esigenze del cicloturista sono gli agriturismi.
Non a caso si parla sempre più frequentemente di bike economy e, grazie anche alla forte diffusione delle biciclette a pedalata assistita che consentono un notevole ampliamento della platea degli appassionati, non siamo certo di fronte a una moda del momento ma piuttosto a un fenomeno destinato a crescere, come confermato dall’ultimo report sul cicloturismo in Italia che parla per il solo 2022 di ben 33 milioni di presenze turistiche nel nostro Paese. E la Sardegna ha sicuramente le potenzialità per diventare protagonista in questo settore.


Ciclabili: dalle stelle alle stalle
Alcune delle piste ciclabili che abbiamo percorso si sono rivelate godibilissime, altre, come quelle nei dintorni di Cagliari, abbandonate a loro stesse, invase da erbacce che rendono difficile la percorrenza e totalmente prive di segnaletica e di cartellonistica.
Ampia, scorrevole e sicura, invece, quella che da San Giovanni Suergiu conduce all’isola di Sant’Antioco; panoramico e ben attrezzato il percorso costiero che porta al centro di Stintino provenendo da sud, mentre è più datata ma comunque utile la pista che conduce alla spiaggia della Pelosa; una vera e propria chicca i due chilometri, poco più, che collegano Portoscuso a Capo Altano, da dove si gode una splendida vista sul mare e sulle alte scogliere rocciose che lo costeggiano: peccato che il tracciato non prosegua verso nord, magari con un selciato meno impattante dal punto di vista cromatico rispetto a quello realizzato, basterebbe uno sterrato facilmente affrontabile.
Sicuramente provvidenziale, per l’intenso traffico veicolare dell’adiacente strada costiera, la ciclabile che da Porto Torres conduce sin quasi a Castelsardo, attraversando la lunga pineta di Platamona. Purtroppo la manutenzione scarseggia e in alcuni punti il tracciato lascia a desiderare, ma la cosa peggiore è che a un certo punto si interrompe e per spingersi verso est bisogna, non senza qualche patema, pedalare sulla carreggiata della caotica statale.
Giunti nel territorio di Castelsardo, a Lu Bagnu, si può accedere a un attrezzato percorso ciclopedonale che segue la linea i costa offrendo una straordinaria vista sul mare, ma quando pensi di poter raggiungere in sicurezza “Calteddu” la pista si interrompe, costringendo i fruitori a un fastidioso dietrofront. Ci è stato detto che l’opera non è stata completata a causa di una frana verificatasi… dieci anni fa: una vera e propria beffa.
Grande ospitalità sarda, ma su strada ciclisti spesso mal sopportati
Cortesia, aiuti per superare imprevisti, parole di stima e incoraggiamento per il nostro tour: nulla di tutto questo è mancato dalla prima all’ultima tappa. A fare da contraltare la scarsa simpatia degli automobilisti per chi viaggia sulle due ruote, una frequente insofferenza accompagnata al peggio da qualche insulto, spesso da strombazzate di clacson e da impolverate evitabili lungo i tracciati sterrati.
Numerosi episodi di gentilezza e di vera e propria solidarietà hanno rafforzato la convinzione che quello sardo sia un popolo ospitale. Un signore ci ha accompagnato per chilometri, facendoci da battistrada con la sua auto, per aggirare nei dintorni di Cagliari una superstrada superabile solo attraverso un ponte pedonale fatto di scale impossibili da affrontare con bici cariche di bagagli; Paolo, che ha voluto seguirci poi attraverso Whatsapp, ha lasciato il lavoro per aiutarci a far rientrare, grazie ai suoi attrezzi, la catena di una bici malauguratamente uscita dalla sede; il proprietario di un agriturismo ha sostituito una camera d’aria evitandoci di ricorrere a un’officina; una signora è scesa in strada, in un torrido pomeriggio, con acqua fresca e bicchieri mentre stavamo riparando una gomma sotto la sua casa a Porto Torres.
E, ancora: il custode di un albergo che non potendo aprire il bar ci ha regalato la sua scorta d’acqua; i giovani gestori di un chiosco ci hanno fatto spazio e prestato una prolunga per ricaricare le batterie delle bici; un agricoltore ci ha aperto un cancello e ci ha consentito di percorrere la sua strada poderale evitandoci un giro lunghissimo. Sono solo alcuni esempi di un’ospitalità diffusa, che abbiamo potuto apprezzare nelle strutture ricettive, nei ristoranti, nei posti in cui abbiamo sostato per rifocillarci e riposarci.
C’è anche chi ci ha fatto pagare il parcheggio delle biciclette mentre consumavamo nel suo bar o chi ci ha chiesto dieci euro a testa per la ricarica delle batterie, ma è soprattutto l’assenza di empatia degli automobilisti locali per i cicloturisti l’aspetto più spiacevole.
L’adesione al “Giro di Sardegna 2.0”

A Cala Sapone la nostra strada si è incrociata con quella del “Giro di Sardegna 2.0”, una iniziativa promossa dall’Associazione Amelia Sorrentino ODV per finanziare progetti pediatrici negli ospedali sardi e nel contempo valorizzare il territorio isolano con manifestazioni di carattere sportivo e culturale.
Abbiamo aderito con grande piacere al progetto di solidarietà voluto da Corrado Sorrentino, un tour a tappe multidisciplinare al quale partecipano atleti di varie discipline: corsa, nuoto, bicicletta canoa. Iniziato il 2 giugno a Cagliari, il giro si è concluso il 3 settembre 2023 a Torre delle Stelle. Noi, intanto, abbiamo tagliato il traguardo della nostra ultima tappa a Castelsardo vestendo la maglia della manifestazione. Un modo di dire grazie alla Sardegna e alla sua gente per averci dato l’opportunità di vivere un’esperienza indimenticabile.
[Erminio Vanin]
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