“Più leggero, ancora più leggero, sempre più leggero” è il mantra di chiunque vada in bici con un minimo di attenzione ai tempi di percorrenza, di chi partecipa alle granfondo e dei veri e propri agonisti. Un mantra che le case ciclistiche non fanno altro che alimentare, facendo uscire prodotti sempre più leggeri e proponendo campagne marketing incentrate sui pochi grammi risparmiati rispetto agli stessi componenti offerti dalla concorrenza. Ma è davvero così conveniente avere “la bici leggera”? E soprattutto: il costo da sostenere è legittimo? In questo articolo vedremo quando ha senso alleggerire una bicicletta e come capirlo da sé.
Indice
• Peso e leggerezza della bici
• Peso e leggerezza dei componenti
• Concludendo
Peso e leggerezza della bici
Questo articolo nasce dopo una lunga discussione tra me e un nostro lettore sulla scelta dei componenti per la sua prossima bicicletta. Il nuovo mezzo, ancora in fase di montaggio, dovrà accompagnarlo lungo le granfondo alle quali si è iscritto. L’obiettivo è divertirsi e provare a sfidare sé stesso. Essendo una bici da corsa il telaio è rigorosamente in fibra di carbonio, ma la diatriba è nata quando mi ha chiesto: “Omar, reggisella, stem e manubrio… anche quelli in carbonio?“.
La ricerca dell’estrema leggerezza di una bicicletta è fondata sul seguente teorema: “quello che non pesa non lo devo portare sù”. Il che è vero, perché una bici leggera è più pedalabile, affatica meno e permette di spingere rapporti più lunghi anche in salita. E’ un dato di fatto che le mtb da Enduro, con telai in alluminio e allestimenti che sfiorano i 14 kg, siano notoriamente “impedalabili” in salita rispetto alle “sorelle” da cross-country. Ecco quindi che la teoria “un grammo in meno è un secondo guadagnato” acquista importanza in tutte le discipline che prevedono un cronometro, una classifica finale di arrivo e magari dei premi per i migliori piazzamenti.
La leggerezza però ha un prezzo, che molti non sanno di pagare al momento della scelta dei componenti meno pesanti, che si può riassumere con queste tre parole: rigidità, maneggevolezza, costo d’acquisto.
Il primo aspetto è presto detto: per alleggerire una bicicletta solitamente si passa da telaio e componenti in alluminio ai corrispettivi in fibra di carbonio. Il risparmio di peso è evidente ma il divario in rigidità è molto alto. Per rigidità di un materiale (o rigidezza, se si parla di una struttura) s’intende la capacità di che il materiale stesso ha di opporsi a una deformazione elastica, cioè a una forza che agisce direttamente su di esso.
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Solitamente la rigidità si indica con il modulo di Young (o di elasticità), che altro non è che il rapporto tra la forza applicata e la deformazione conseguente. Maggiore è il modulo, più il materiale è rigido e quindi più grande sarà la forza a cui saprà resistere. Un telaio o un componente in carbonio si deformerà molto meno rispetto a un corrispettivo in alluminio, per cui trasmetterà meglio la forza impressa sui pedali ma di contro farà “assaporare” maggiormente le asperità del terreno al ciclista, poiché l’assorbimento delle vibrazioni sarà minore. Inoltre più il materiale è rigido più è fragile, cioè si rompe con minore snervamento, quindi dando meno segnali di cedimento.
La maneggevolezza è il secondo fattore influenzato dal peso della bici. Oltre alla trasmissione delle vibrazioni, che sono più elevate con un telaio più rigido, le bici leggere possono avere problemi di maneggevolezza, soprattutto se il peso è davvero basso. C’è una sorta di leggenda metropolitana che circola tra gli amanti delle granfondo: ogni corridore vi dirà di aver conosciuto qualcuno con una bici da 5.8-6kg completa (“roba da alzarla con una mano”), che alla prima buca sono caduti per terra. Nelle Granfondo infatti non vige il limite UCI per i professionisti, che impedisce di utilizzare bici più leggere di 6,8kg totali. Anche se ormai ha assunto i connotati della leggenda, questa storia ben racconta come il peso della bicicletta influisca sulla sua maneggevolezza.
Teoricamente la somma del peso del ciclista e della bicicletta viene ripartita al 45% sulla ruota anteriore e al 55% su quella posteriore. Ciò è determinato dalla posizione assunta dal ciclista ma anche dalla distribuzione delle masse della bicicletta. Se per esempio si alleggerisce troppo la ruota anteriore (con manubrio, stem, forcella e ruota più leggere) rispetto a quella posteriore, si otterrà uno squilibrio che influenzerà sulla risposta in salita della bici. Infatti, quando si pedalerà da seduti su strappi ripidi, la notevole differenza di peso al posteriore potrebbe sollevare la ruota anteriore da terra, comportando perdita di attrito, costringendo il ciclista ad andare in fuori sella per ripartire le masse, sprecando energie più del necessario. Inoltre la bicicletta, durante il moto, è soggetta alle forze di gravità, centrifuga e all’aria che la investe in tre direzioni. Queste forze devono essere vinte e una leggerezza troppo elevata la renderebbe meno stabile, soprattutto quando si spinge sui pedali o si tira il manubrio.
Infine c’è il prezzo d’acquisto. Pur rispettando l’assioma che ognuno spende i propri soldi come gli pare e piace, la stragrande maggioranza di noi appassionati di biciclette è fatta da persone comuni con un lavoro, una famiglia e budget risicati. E quei soldi bisogna spenderli bene e soprattutto devono apportare un sensibile miglioramento alla bicicletta. Un upgrade fatto per andare al bar a dire agli amici “c’ho la sella in carbonio” non ha molto senso. Per cui la leggerezza è una gran bella cosa ma ha un prezzo, in termini monetari, che non sempre vale la candela e che comunque si deve essere disposti ad accettare.
Peso e leggerezza dei componenti
Ritorniamo alla domanda posta dal nostro lettore: “Allora reggisella, stem e manubrio in carbonio?”. Io ho cercato di rispondere cambiando la prospettiva, cioè ponendo una nuova domanda: “Qual è il vantaggio rispetto all’alluminio?”. Purtroppo la risposta non è così immediata, poiché pochi si pongono il dubbio. Solitamente si da per scontato che un componente più leggero sia una scelta migliorativa tout court, nonostante il prezzo, ma non sempre è così.
Andiamo sul sito di un noto rivenditore online inglese e prendiamo come esempio due pieghe da corsa di un altrettanto nota marca: la prima, il top di gamma in alluminio 7050, costa 105€ e ha un peso di 269gr. La seconda, una di quelle da “primo prezzo” in composito, costa 305€ e pesa 190gr.
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Ora facciamo un esercizio matematico: dividiamo il costo di ogni componente per il suo peso, ottenendo così il costo per ciascun grammo di peso.
• Nel caso dell’alluminio abbiamo: 105€ / 269gr = 0,39 €/grammo
• Nel caso del composito: 305€ / 190gr = 1,56 €/grammo
Già questo risultato dovrebbe farci ragionare ma non fermiamoci qui, poiché questa comparazione è fatta sul costo del materiale e non tiene conto dei vantaggi in termini di peso (è un po’ come confrontare una fede da matrimonio in oro e un’altra in argento).
Facciamo conto di possedere già la piega in alluminio e di voler montare quella in fibra di carbonio. Il risparmio di peso si attesta sui 79 grammi, per un prezzo di 305€. Dividiamo ora grammi risparmiati per il prezzo ottenendo:
79 gr / 305 € = 0,25 gr/€
In sostanza, per ogni euro speso avremo un risparmio di peso di 0,25 grammi! Ora il quesito è: vale la pena spendere un euro per avere 0,25 grammi di peso in meno sulla propria bicicletta? Come sempre la risposta è una sola: dipende. In questo caso dipende dal fatto se abbiate o meno un altro modo per alleggerire il vostro mezzo.
Facciamo una banalissima comparazione:
Un copertoncino da corsa da 700×23 di una nota marca tedesca costa (sempre sul conosciuto sito inglese) 67,90€ e pesa 175gr. Un modello meno pregiato ne costa 57,90€ e pesa 205 gr.
Volendo passare dal copertoncino meno pregiato a quello più leggero avremmo un risparmio di 60gr al prezzo di 135,80€ (considerando di volerli cambiare entrambi). Facciamo un po’ i conti della serva:
60 gr / 135,80€ = 0,45 gr / €
In sostanza per ogni euro si ottiene un risparmio di peso che è quasi il doppio di quello che si apporta cambiando il manubrio. Inoltre il risparmio di peso complessivo è quasi pari (79gr contro i 60gr) ma con una spesa che è la metà!
Quindi prima di correre a comprare una pipa, il manubrio, il reggisella o la ruota con i raggi supersfinati in composito, fermatevi un attimo a ragionare dove davvero conviene spendere i soldi ma soprattutto dove farlo per ottenere il massimo risultato possibile.
Concludendo
“Leggero, ancora più leggero, sempre più leggero” è un mantra che ha un prezzo e quel prezzo dovete essere innanzitutto disposti a sostenerlo e poi deve avere un senso, cioè deve apportare un sensibile alleggerimento della bicicletta, poiché tutto quello che noi montiamo sul nostro mezzo deve essere pratico, aumentare il nostro divertimento e soprattutto utile.
Il punto è.. A parte che questa ossessione del peso è finita con le bici con freno a disco.. Essendo tutte dei cancelloni mai visti visto che dal definire una bici leggera qualche anno fa di circa 6.5kg ora una bici leggera e ‘ sui 7.5kg e ci sono cancelli da, 10000 euri sugli. 8 kg… Ma come per gli orologi, per i gioielli o le autosportive uno avrà diritto di montare componenti di pregio sulla propria bicicletta e spendere quello che vuole?? Anche se non c’e un rale bebeficioprestazionale?? Se io non ho problemi di soldi spendo quello che mi pare come mi pare anche solo per andare a mostrarla al bar.. Se non hai i soldi vai pure in giro Con. I cerchi di alluminio e il cambio a manovella sul tubo obliquo..
Infatti certi discorsi sulla bici da alleggerire quando si hanno 5-10 kg di troppo addosso, sono proprio ridicoli. Anche nell’articolo non se ne parla, sarebbe la prima cosa da chiarire a tutti gli ossessionati: il ciclismo inizia a tavola.
in più vi è da aggiungere che il risparmio di peso sul complesso uomo+macchina è percentualmente molto basso se si agisce sul solo peso della bicicletta che pesa da 1/5 a 1/8 del peso complessivo…..è molto più economico alleggerire il peso del “motore” (uomo) facendo un po’ di dieta che non fa certo male alla tasca
…..e fa bene alla salute! Ottima idea, semplice e funzionale.
Molto economico mettersi a dieta, certo, ma che sacrifici!
Prendo spunto dall’articolo per chiederti/Vi: parlerete presto delle nuove gomme e cerchi al grafene? Si dice (ho letto proprio oggi un articolo sul Corriere on-line) siano una “mano santa” per quanto riguarda leggerezza, affidabilità e sicurezza.
Grazie.
Severino
Ciao Severino,
ne parleremo a breve, quando saremo entrati davvero nell’argomento e ne avremo capito veramente struttura, qualità e funzionalità. Fino a quel momento non ci esprimiamo!
Buone pedalate!
Omar