Romania e Moldavia in bici lungo il Danubio

Arriviamo in Romania senza una guida del paese e senza mappe stradali. Non era nei nostri piani questo passaggio, ma poi il golpe militare della Turchia, mentre ci trovavamo a Stara Zagora (Bulgaria), ha stravolto il nostro itinerario. Niente più Turchia, ma allo stesso tempo non possiamo trascurare i conflitti ancora accesissimi in alcune regioni dell’Ucraina. Decidiamo che prenderemo un traghetto da Odessa per la Georgia. Questo implica attraversare la Romania, una piccola parte di Moldavia e un tratto di Ucraina, delle quali al momento, non sappiamo assolutamente nulla.
I caratteri cirillici però si sono esauriti insieme agli ultimi chilometri bulgari e ora è un pò più facile orientarsi per strade sconosciute.

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Costeggiando il Mar Nero entriamo in Romania nei pressi di Vama Veche, che visitiamo curiosi. Il villaggio era originariamente un luogo per i ritiri degli intellettuali e artisti del paese, in un mix di atmosfere hippie e bohémien. Oggi il turismo di massa ha cancellato quel fascino, lasciandosi dietro qualche anacronistico nudista e centinaia di tende che, una appiccicata all’altra, non lasciano scoperto un quadrato di spiaggia (in cui il campeggio è in realtà vietato).

Delusi continuiamo il nostro percorso verso nord, attraversando Mangalia, Saturn, Venus, Jupiter, Neptun e Olimp: questa parte di costa è tutta un susseguirsi di strutture ricettive senza identità. Le strade sono affollatissime di turisti (principalmente rumeni, ma c’è anche qualche straniero), per non parlare delle spiagge. Dopo Olimp lasciamo la strada n. 39 per un bellissimo sterrato che costeggia il mare e la ferrovia fino a Costinesti.

In questo tratto troviamo alcune belle spiagge dove ancora si respira un atmosfera di relax, essendo difficilmente raggiungibili dal turismo. Costinesti, invece, è la patria delle discoteche e delle feste in spiaggia per i giovanissimi, con musica alta 24/7 (ma noi siamo stanchissimi e dormiamo come nulla fosse).
La spiaggia, alle 8:30 di mattina, è già tutta ricoperta di teli come l’avevamo lasciata la sera prima.
Ripartiamo seguendo uno sterrato deserto sulla costa e rimaniamo increduli vedendo che, appena qualche chilometro fuori da Costinesti, ci sono spiagge deserte e incredibilmente belle. Solo qualche saggio campeggiatore sa godersi queste bellezze incontaminate.

relitto

Procediamo lentamente per questa via fino a Eforie Sud e poi ci immergiamo di nuovo nel turismo ad Eforie Nord. Da qui, verso Costanza, si può percorrere la 39, ma in questo periodo di altissima stagione è troppo trafficata per le nostre bici cariche. Deviamo quindi verso la zona del porto di Costanza, che ci sembra una alternativa plausibile, ma poco prima di Sanatoriul Agigea due uomini della sicurezza ci sbarrano la strada, dicendo che non siamo autorizzati (in rumeno). Noi a gesti puntiamo tutto sulla pietà, imitando i rumori di macchine e camion che ci sfreccierebbero a fianco sull’altra strada. E funziona. Passiamo il loro posto di blocco e ci infiliamo nella viabilità complessa del porto, dove ci sono solo mezzi pesanti, ma che procedono a velocità controllata.

Quando inizia una serie infinita di gate di uscita non ci è ben chiaro come procedere e chiediamo indicazioni per il centro ad un camionista. Ci dice di seguirlo fino al gate 1, il più a nord di tutti, perché anche lui sta guidando in quella direzione il suo camion della spazzatura! Quando la vista non basta, l’olfatto ci aiuta a ritrovare la nostra guida e procediamo così per 4 o 5 km di porto, sbucando infine nel pieno centro di Costanza. La attraversiamo restando in sella, è ancora presto per la nostra pausa di metà giornata. Il viale pedonale centrale è pulito e curato, con locali alla moda. Per una qualche celebrazione della marina militare il lungomare è in festa, pieno di uomini in uniforme bianca e le relative famiglie in tiro.

Procediamo verso Mamaia, la spiaggia più famosa dell’intera Romania, che si estende per 8 km in una stretta lingua di terra tra il lago Siutghiol e il Mar Nero. L’atmosfera, se possibile, è ancora più turistica rispetto ai tratti di costa precedenti. Sul lungomare si susseguono una serie infinita di hotel e ristoranti identici, con prezzi quasi pari a quelli italiani. Allora proseguiamo ancora, sulla 86, fino a Navodari e poi sulla 226 fino a Corbu, piccolo villaggio sviluppato in lunghezza a lato di questa strada. Di qui una viuzza di 5 km, desolata tra i campi, ci porta fino a Plaja Corbu.

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Incredibile il fermento che troviamo in spiaggia, dopo un paesaggio così remoto. Campeggiamo qui per la notte, tra una miriade di altre tende, tutte rispettose della linea di confine che sancisce la porzione di spiaggia dedicata solo ai bagnanti. Non ci sono bagni e docce, ma un piccolo baretto vende acqua, birra e patatine.
La tappa seguente prevedeva che arrivassimo a Babadag, ma lungo il percorso incontriamo cicloturisti rumeni. Sfruttiamo di corsa l’occasione e chiediamo loro pareri sul nostro itinerario, un pò improvvisato. Ci consigliano la città da cui arrivano, Jurilovca, perché si trova nella zona del delta del Danubio (e non sulla 22 o E87 come Babadag) e di lì, con un quarto d’ora di traghetto, è possibile raggiungere l’incantevole spiaggia di Gura Portitei. Da Corbu continuiamo sulla 226 per un territorio parecchio arido, con specchi d’acqua in lontananza, e attraversiamo i villaggi sonnolenti di Sacele, Istria, Sinoia e Mihai Viteazu, dove la vita sembra scorrere lentissima. Le abitazioni sono piuttosto povere e stridono con la costa turistica e commerciale che ci siamo appena lasciati alle spalle; solo le chiese sono imponenti e sfarzose, con tetti brillanti che si vedono da lontano.

chiesa

Arrivati a Mihai Viteazu, all’incrocio con la strada n. 22 troviamo due ristoranti (non ne abbiamo visti da Corbu, mentre non mancano i minimarket sul percorso). Facciamo 10 km sulla 22 fino a Baia e poi ci infiliamo di nuovo in una via secondaria desolata, la 222, fino alla destinazione finale. Le macchine si fanno sempre meno frequenti, sostituite invece da carretti trainati da cavalli. La tappa è stata di 69 km in totale, con poco dislivello.
Prendendo una barchetta dal porto (5 € a testa per tratta), raggiungiamo la spiaggia di Gura Portitei e finalmente la Romania ci regala una bella sorpresa: una stretta lingua sabbiosa separa il lago Golovita dal Mar Nero. Sul lato di quest’ultimo, la spiaggia si estende per svariati chilometri, con sabbia chiarissima, conchiglie a non finire e pochissimi bagnanti.
A sud del porticciolo sembra sia possibile anche campeggiare, altrimenti un hotel offre carinissimi bungalow disseminati lungo la spiaggia.
Ripartiamo belli riposati per Tulcea. La tappa non è affatto impegnativa e ci occupa solo la mattina: 55 km con circa 500 m di dislivello positivo. Prendiamo ancora la 222, in direzione nord. Il tratto vicino ad Enisaia è sicuramente il più suggestivo, con una fortezza in cima ad un rilievo e l’azzurro del lago Razim a fargli da sfondo.

paesaggio

Proseguendo il paesaggio è caratterizzato da grosse turbine eoliche che dominano la scena dall’alto di collinette dolci. Spesso lunghi filari d’alberi fiancheggiano la strada, facendoci respirare una boccata più fresca, ma l’aria è davvero umida e pesante in questa fine di luglio. Non riusciamo a visitare Tulcea prima di sera, perché l’afa è insopportabile. Ci facciamo quindi una passeggiata sul lungofiume, da dove partono le imbarcazioni che offrono escursioni nel delta del Danubio.

L’ultima tappa in territorio rumeno ci porta a Galati, dopo 86 km impegnativi. Il dislivello positivo della giornata è di circa 900 m, ma frammentati in continui sali-scendi. Seguiamo la 22, che temevamo essere una grossa via trafficata e invece si rivela una stradina extraurbana con mezzi pesanti che, tra una buca e una salita, non procedono forte. La cittadina più grande che attraversiamo è Isaccea, dove facciamo rifornimenti. Per il resto il paesaggio è dominato da campi coltivati, pascoli e villaggi remoti arrampicati su pendii dolci. Sulla strada incontriamo un’infinità di venditori di meloni e cocomeri (molto più numerosi degli acquirenti) e quasi solo persone anziane.
Raggiunta I.C. Bratianu prendiamo un traghetto che, al modico prezzo di 4 lei (1 € scarso) a testa, ci porta sull’altra sponda dal Danubio, a Galati.

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La città è piacevole per una sosta serale, con il lungofiume animato da bar e ristoranti.
Il giorno seguente salutiamo la Romania con tutti i cani del porto che ci intimano di allontanarci in fretta e inaugurano una giornata di continue fughe dai randagi moldavi. La 2B, che ci porta al confine con la Moldavia di Giurgiulesti, è piana e con una largo margine asfaltato a fianco della carreggiata. Ci accorgiamo di lasciare definitivamente l’Unione Europea perché i passaggi di frontiera sono procedure molto più lente del solito.
Iniziano ora 50 km di Moldavia che ci lasciano increduli: la strada è un continuo sali-scendi e il manto stradale è in pessime condizioni.

sali-scendi moldavia

I cartelli di salita e immediatamente di discesa finiscono per farci ridere dall’esasperazione e, senza mai superare i 140 m di altezza slm, nella giornata riusciamo a totalizzare un dislivello positivo di 900 m. Passiamo per Slobozia Mare e Vulcanesti, quest’ultimo il più grande centro abitato della giornata; si tratta di villaggi piuttosto poveri, dall’aspetto simpatico: hanno cancelli e case dipinti di colori vivaci, per lo più azzurro e verde. Gli abitanti sono stupiti del nostro passaggio e qualcuno azzarda un saluto. Per il resto non ci sono possibilità di rifornimento sul percorso, quindi meglio partire ben equipaggiati.

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Attraversiamo una campagna davvero remota, a tratti non coltivata, dove l’intervento dell’uomo è quasi nullo.
Per questa brevissima incursione in territorio moldavo, possiamo dire di esserci sentiti tranquilli e non aver visto nessuna situazione di pericolo. La parte meridionale da noi attraversata, però, non sta risentendo di problemi molto accesi più a nord nel paese.
Dopo Vulcanesti l’ennesima salita ci porta al confine ucraino, ma di questa terra sorprendente parleremo nel prossimo racconto.

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