Serbia in bicicletta

Eccoci in Serbia! Ci siamo arrivati dopo 23 giorni di pedalate da Cesena. Visitiamo la parte centrale del paese, quella famosa per i suoi impianti sciistici e per le innumerevoli possibilità di trekking estivi (anche se noi non facciamo né l’uno né l’altro).

Mappa

Altimetria

altimetria-serbia
Traccia gps | Mappa kml

Entriamo nel paese dal confine con la Bosnia Erzegovina all’altezza di Kotroman, sulla E-761, a circa 400 m di altezza sul livello del mare. I cartelli stradali, se prima erano scritti in cirillico e poi tradotti nell’alfabeto latino, ora si fanno sempre più incomprensibili e le persone che incontriamo lungo la via sono più ferrate sul tedesco che sull’inglese, ma a gesti o parole chiave riusciamo sempre ad intenderci! Abbiamo imparato solo alcune parole base per la sopravivenza (e un minimo di educazione) e le abbiamo usate ininterrottamente dalla Croazia fino alla Serbia, visto che le lingue parlate nei territori della Ex-Jugoslavia, pur chiamandosi in modi differenti, sono praticamente uguali.

Siamo diretti ad Uzice, città di 60 mila abitanti, che si trova poco distante da Zlatibor, località sciistica rinomata nei Balcani. La strada è poco trafficata, nonostante il sabato di sole.
Il paesaggio attorno a noi è rurale e siamo immersi nella natura.
Passiamo la cittadina di Mokra Gora, da cui inizia il percorso restaurato della famosa Sargan Eight Railway, l’antica linea ferroviaria che collegava Belgrado a Dubrovnik. Oggi un treno turistico, con carrozze e locomotori originali rimessi a nuovo, ne ripercorre un tratto che in pochi chilometri supera un dislivello impressionante tra spettacolari e audaci tornanti e gallerie.

Da qui inizia una salita panoramica di cinque o sei chilometri, che ci porta attorno agli 800 m di altezza.
In cima ad essa incontriamo un tunnel lungo 700 m, ma ormai la Bosnia ci ha reso espertissimi a riguardo: chiediamo ad un auto con quattro simpatiche signore se possono “scortarci” con le quattro frecce fino all’altro capo del tunnel e queste collaborano calorosamente. Il tunnel comunque è illuminato ed ha il marciapiede su entrambi i lati, che ci pare praticabile in bicicletta. Si scende poi per un paio di chilometri fino a Kremna, dove facciamo rifornimento di viveri visto che non sappiamo bene a cosa andiamo incontro. Poco dopo scegliamo di proseguire sulla M-5, decisamente meno battuta della precedente e svoltiamo quindi a sinistra dalla via principale, verso Bioska.

For a piece of cake - Da Cesena a Singapore in bicicletta

Costeggiamo un piccolo fosso, oltre le cui sponde la vita di campagna scorre placida: l’attività in particolare si svolge attorno (e sopra) i covoni di fieno; pascoli di capre e qualche mucca completano il quadro campestre. Ad una ventina di chilometri dalla destinazione, una salita molto dolce ci riporta attorno ai 900 m di altezza e di qui comincia la discesa per 13 km verso Uzice: bellissima, quando si apre alla vista, la sua urbanizzazione arrampicata sulle pendici dei monti circostanti. Edifici bassi e colorati punteggiano il verde fino a diradarsi con l’altezza delle vette. Il centro della città, invece, è dominato da palazzoni anonimi. Apprezziamo però la vitalità delle sue vie centrali, dove a tutte le ore le persone prendono caffè, cappuccino o birra sedute nei bar in strada; caratteristica questa che abbiamo ritrovato in tutti i paesi balcanici attraversati finora.

Sveglia presto la mattina seguente perché il caldo inizia a farsi sentire parecchio e vogliamo sostare un pò a metà giornata per non cuocerci sotto al sole nelle ore peggiori. Ci aspettano più di 95 km: vogliamo infatti raggiungere Kraljevo. Continuiamo sulla E-761 percorsa anche il giorno prima, strada trafficata, ma non troppo in questa domenica mattina. Niente da segnalare sul percorso, se non parecchi monasteri ortodossi disseminati sulle pendici delle colline che costeggiamo (noi non li visitiamo) e qualche tunnel illuminato e con marciapiede (il più lungo misura 450 m). Dopo circa 40 km percorsi, il fiume che costeggiamo, la Zapadna Morava (o Morava Occidentale), ci regala uno scenario memorabile, allargandosi in delle ampissime anse che, sulla sponda opposta alla strada, ospitano casotti per la pesca e altre attività. Il verde delle colline circostanti si rispecchia e confonde con le acque del fiume.

fiume Zapadna Morava

Arriviamo a Cacak e deviamo dal percorso per attraversarne il centro e procurarci un pranzo. Anche qui, come in Croazia e Bosnia, le città sono un pullulare di pekara (forni) e frutta e verdura. I serbi ci danno una bella prova della loro ospitalità: un signore, vedendoci fermi in strada, si lascia incuriosire da borse e bici e si entusiasma quando, sempre per concetti (Italy-Singapore-1year), gli spieghiamo della nostra avventura, poi entra nella pekara più vicina e ci porta dei biscotti tipici! Più tardi ci sediamo ai tavolini di un bar della periferia di Cacak ed il proprietario prima insiste per servire ad entrambi una birra da mezzo litro e poi ci fa capire a gesti che di soldi non ne vuole.

Dopo Cacak lasciamo la E-761 che, dato il sole ed il giorno festivo, inizia a farsi parecchio trafficata, per una strada minore, la R-226, che attraversa diversi villaggi tranquilli e ci porta fino a Kraljevo. Nella piazza principale, trg Srpskih Ratnika, un concerto anima la domenica sera e nel viale pedonale, che da qui si sviluppa, i bar hanno i tavolini in strada ancora una volta pieni. Alle 21 passate facciamo una passeggiata sul lungo fiume e scopriamo un campo sportivo ben illuminato da fari con piscina scoperta (e partita di pallanuoto in corso), affollati campi da basket e da calcio e pista d’atletica dove si svolgono diverse attività. Restiamo incantati nel vedere questo insolito spettacolo.

Il giorno dopo ripartiamo, è il venticinquesimo da quando abbiamo lasciato Cesena. Troviamo una timida pista ciclabile per qualche chilometro in uscita dalla città.
Imbocchiamo la M-21.3 fino a Vitanovac e, di qui, la R-217 che ci porta a Krusevac percorrendo 66 km. Abbiamo scelto di pedalare per qualche chilometro in più, ma lungo la strada secondaria, meno trafficata della E-761. Il paesaggio si fa sempre più rurale allontanandosi da Kraljevo, con campi che si perdono a vista d’occhio ai margini della strada, i più coltivati a mais. Attraversiamo diversi piccoli villaggi, ma in pochissimi di questi si trovano market o bar e sono molti gli edifici abbandonati. Il mezzo che incrociamo più spesso in questa giornata sui pedali è il trattore, con un uomo alla guida e spesso la moglie seduta subito dietro. Numerosi i cani randagi per strada, ma tutti sonnolenti e inoffensivi.

Velika Drenova è la cittadina più grande incontrata, in cui ci si può rifornire di acqua e cibo.
Anche Krusevac è molto animata e i suoi 130 mila abitanti sembrano essere tutti in strada e nei pressi delle fontane del centro per mitigare l’afa.
La prossima destinazione è la città più grande che visitiamo in Serbia: Nis, con i suoi 260 mila abitanti, è la terza città più grande del paese e storicamente considerata una delle porte di ingresso tra occidente e oriente.
Per arrivarci prendiamo la R-221 fino a Kaonik; in questo tratto incontriamo l’unico dislivello della giornata, ma non superiore ai 300 m. Poi risaliamo di poco verso nord fino a Djunis e, prima del ponte sulla Juzna Morava, a destra, imbocchiamo la stradina, piccola e poco trafficata che ci condurrà a Nis, percorrendo un totale di 75 km. Il percorso è un’immersione in una natura delle più pacifiche, verdissima in questo inizio di luglio, con le coltivazioni di mais ad altezza uomo a lato della strada. A tratti costeggiamo la ferrovia o la Juzna Morava.

cartello cittadina

Incontriamo tantissime volte il cartello di inizio e fine di centro abitato ma solo Zitkovac e Tesica sono degne di questo nome.
Sostiamo a Nis due notti e ci godiamo un giorno di pausa in piscina, magra consolazione alla nostra nostalgia del mare! Facciamo anche una visita alla fortezza turca del XVIII secolo e a Cele Kula, cioè la Torre dei Teschi eretta dai turchi utilizzando 952 teschi dei soldati serbi vinti in battaglia, in segno di monito contro i ribelli serbi. La torre è però poi diventata un simbolo della resistenza serba e oggi è protetta da una cappella.

cele kula

Il centro della città, poco differente dalle precedenti, è un viale pedonale in cui si susseguono negozi, centri commerciali e caffè.
Qui, come in tutta la Serbia meridionale che abbiamo attraversato, si incontrano di frequente carovane rom, soprattutto verso la periferia della città.
Il giorno seguente ci rimettiamo in sella, sempre con l’abbronzatura da ciclista, ma leggermente meno ridicola, e puntiamo verso Leskovac, consapevoli che poco ci sarà da visitare, ma decisi nel voler evitare le grosse arterie stradali per la Bulgaria. Lasciamo Nis diretti ad Est e, subito prima di Niska Banja, svoltiamo a destra sulla R-241. Ci allunghiamo così di una ventina di chilometri e di un dislivello non indifferente la tappa giornaliera, ma il paesaggio attraverso cui passiamo è davvero unico, verde e selvaggio, circondato da montagne.
Da Licje quelle montagne iniziamo poi a salirle e, dopo aver lasciato la R-241, in pochissimi chilometri raggiungiamo gli 800 m con pendenze decisamente poco dolci!

vista dall'alto

Si sale fino a Stupanica e poi una lunga discesa ci porta quasi al centro di Leskovac, per un totale di 70 km giornalieri.
Casualmente capitiamo nella città in concomitanza con una festa locale e lo stradone principale è chiuso al traffico. La sera si riempie di gente, ormai non è più una sorpresa!
Partiamo il giorno seguente per l’ultima tappa, e decisamente la più bella, in territorio serbo: siamo diretti a Tran, piccola cittadina bulgara a 20 km dal confine di Strezimirovtsi. Dobbiamo percorrere una novantina di chilometri, di cui i 70 serbi sono di salita, lieve ma costante, per raggiungere la vetta a 1100 m d’altezza.

Lasciare Leskovac non è piacevole: una strada trafficata e dissestata, per parecchi km di pavè, ci porta fino a Vlasotince, che alle 9 di mattina troviamo già in piena attività. Da qui però la M-9 si fa molto meno trafficata e inizia ad attraversare piccoli villaggi agricoli (dove almeno un anziano signore ci rivolge sempre un caloroso dobar dan – buona giornata) alternati da colline selvagge, costeggiando il fiume Vlasina. Si incontra qualche market in questo tratto, poi nient’altro per decine di chilometri. A Sastav Reka abbandoniamo anche questa strada per una ancora più deserta: nei successivi 25 km contiamo 10 macchine incrociate! Il navigatore ci è stato molto utile in questa tappa perché ci ha indicato delle svolte non segnalate, come ad esempio questa. Quindi all’unico bivio della minuscola Sastav Reka svoltiamo a sinistra per una via larga non più di una macchina e poco dopo, ancora sorpresi dalla bellezza di questo tratto che si allontana da ogni forma di civilizzazione, vediamo a pochi metri da noi un cerbiatto (o almeno così crediamo, date le nostre scarsissime competenze in merito). Procediamo in uno scenario surreale e deserto, costeggiando un piccolo torrente (in cui ci rinfreschiamo i piedi in pausa pranzo) e arrampicandoci poco alla volta per i pendii verdissimi e dolci delle montagne che ci circondano.

nel verde col torrentello

Arrivati in cima, nel piccolo villaggio di Prezlap, un cartello segnala Strezimirovtsi (la città bulgara al confine) a 5 km di distanza. Di qui comincia un lungo tratto sterrato di discesa che taglia il bosco di conifere e ci porta fino al confine!

sterrato

Bellissima sorpresa questa ultima tappa serba, che ci lascia un ricordo piacevole delle serene e miti pedalate fatte da Uzice fino a Prezlap.

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