Ho avuto modo di testare la Paralane della Focus in occasione di un viaggio in bicicletta di circa 450 km in giro per la Sardegna in modalità bikepacking. L’esperienza è stata indubbiamente sorprendente.
Dopo aver provato un numero non meglio precisato di biciclette in carbonio, di fronte alla Focus Paralane temevo di trovarmi di fronte al solito telaio pensato per l’agonismo sfrenato, quello che è sempre più rigido del suo precedente e reagisce a ogni minima sollecitazione di pedale per non risparmiare neppure un watt.
Ma per me, quarantenne senza velleità di competizione, l’idea di trovarmi tra le gambe una macchina da velocità (e quindi dal comfort vicino allo zero) non la trovavo molto avvincente.
La Paralane, già dal primo sguardo fa capire di essere una bici diversa: il dislivello sella-manubrio è abbastanza contenuto e questo tende a tradursi in una posizione confortevole, mentre il particolare del tubo verticale schiacciato in modo latitudinale in prossimità del movimento centrale promette una certa capacità di assorbire le asperità del terreno.
Alla prova in sella, le prime impressioni sono state confermate: la Paralane si è rivelata infatti una bicicletta pensata non per scatti e fughe, ma per coprire lunghe distanze e per adattarsi alle esigenze di chi la pedala.
Il passo ruota generoso consente di montare copertoncini abbondanti (io ho optato per dei 28 mm, ma all’occorrenza si può salire fino ai 35 mm) e questo si traduce anche in un carro posteriore rilassato ed elegante nella progettazione degli steli verticali che richiamano i telai in acciaio, sfruttando al massimo le caratteristiche plastiche del carbonio.
La forcella anteriore è a steli dritti e ha delle forme sinuose che le conferiscono una certa eleganza. In fase di guida si fa apprezzare per la rilassatezza: precisa nelle curve, in discesa ad alta velocità perdona le piccole imprecisioni. I freni a disco idraulici Ultegra con rotori da 160 mm, fanno il resto.
Oltre che sulla parte ingegneristica, con la Paralane, Focus ha voluto dedicare particolare attenzione anche all’aspetto estetico: il look total black opaco è decisamente affascinante dichiarando la superiorità del mezzo rispetto al brand che tende a scomparire. Particolarmente azzeccate sono anche le scelte di inserire i passaggi cavi all’interno del telaio (confesso che non ho dovuto montare, né smontare i cavi, quindi non so giudicare quanto sia facile la parte di manutenzione).
La versione in dotazione è equipaggiata con un gruppo Shimano Ultegra con guarnitura 50/34 e pacco pignoni 11-34, una soluzione tuttofare per non farsi scoraggiare neppure nelle salite controvento che ho avuto modo di trovare nel giro in Sardegna.
Nel complesso, la cosa che mi ha colpito di più di questa bicicletta è stata l’assoluta versatilità: dall’asfalto al brecciolino, la Paralane si è comportata con interessante capacità di adattamento, fino a diventare una bicicletta da gravel leggero.
In ogni caso, si è rivelata una scelta azzeccata per un viaggio con bagaglio leggero, così come per le uscite del fine settimana senza velleità di risultato: puro piacere di pedalare in sella a una bici docile che fa tutto ciò che promette. Senza celolunghismi.
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