Viaggiare

Viaggiare in bici: la scelta del mezzo e dei bagagli

Dopo l’introduzione sulla “poetica” del viaggiatore in bici, è tempo di dedicarsi ad aspetti pratico-logistici. Se sei arrivato a leggere fin qui dopo lo scorso articolo, vuol dire che il primo (e praticamente unico!) scoglio per affrontare un cicloviaggio, la volontà, è già stato superato! 

In altre parole, dopo aver pensato alla prima domanda, perché, è ora di preoccuparci del come e con cosa viaggiare a pedali. Anche qui, la risposta è decisamente soggettiva.

La casa appresso, come le tartarughe

Esistono viaggiatori che si portano appresso letteralmente la propria casa, come le tartarughe o le lumache (e che procedono allegramente con un passo simile, incuranti di performance e della media), restando in viaggio anche per periodi lunghi anni, e poi esistono turisti che noleggiano bici in carbonio, hotel dotati di spa e servizio di trasporto bagagli, per pedalare senza alcun peso addosso. All’interno di questi due estremi, esiste un’infinita varietà di sfumature

Quella del cicloviaggio è una dimensione sospesa, eterea, in cui la precarietà è una condizione beata e desiderabile. Sapere che ogni giorno si dormirà in un posto diverso, e sapere di essersi guadagnati quella mèta col proprio sforzo, con una sorta di onestà intellettuale verso Sua Maestà la Distanza, ci dà quel senso di autosufficienza e ridimensionamento dei bisogni quotidiani

Tartarughe e lumache sì, ma anche libellule: il cicloturista è gonfio e traballante, ma si muove con leggerezza e noncuranza nel cosiddetto mondo civile, e il peso che si porta appresso è bilanciato in maniera deliziosa dalla leggerezza che ha in testa. Del resto, la ruota resta una delle più grandi invenzioni di quella stirpe di primati cui apparteniamo, e talvolta ridurre tutto all’osso, a concetti semplici, aiuta a vederci più chiaro su molte cose.  

Personalmente è proprio questo uno degli aspetti che più mi affascina del cicloturismo: mettere in discussione il valore e l’utilità delle cose, in modo da dar loro un nuovo valore – non più scontato – proprio ritorno. 

Una bici per viaggiare: cosa si può fare con cosa

“Sì, ma con quale bici dovrei viaggiare?” 

A costo di essere noiosi, si potrebbe rispondere con l’ennesimo “dipende” anche a questa domanda. È stato fatto di tutto, con qualsiasi bici, da chi ha fatto le Alpi in Graziella e infradito a chi ha superato le Ande in Brompton. Quando dico che per viaggiare in bici occorrono nient’altro che buone gambe e determinazione, non si tratta di un’affermazione riduttiva. 

Io stesso ho iniziato nell’età della beata incoscienza, recuperando dai gloriosi Anni Novanta una Mountain bike Legnano con le ruote da 26″ e il telaio 48 (la mia misura è 60, ma l’ho scoperto mooooolto tempo dopo) sul quale ero letteralmente cresciuto sopra dalla prima adolescenza: ci ho messo due portapacchi, ho alzato al limite manubrio e tubo sella, e sono partito come avrebbe fatto un Brancaleone qualsiasi

Non prendete assolutamente queste affermazioni a modello, però: col tempo ho capito varie cose, prima tra tutte la fortuna che ho avuto a tornare sempre (quasi) intero, e seconda che più sei consapevole dei rischi, più ti domandi come ti sia mai venuto in mente di farle senza pensarci in passato.

Diciamo piuttosto che citavo la mia esperienza personale per sostenere che in ambito di cicloviaggio quasi nulla è impossibile: tra l’impossibile e il raccomandabile, però, ci sono di mezzo le imprecazioni di chi rimane a piedi sulle montagne della Corsica con l’asse della ruota posteriore spaccato, tra i maiali selvatici. 

Bici da viaggio: caratteristiche e requisiti consigliati

Tornando alle bici, i requisiti minimi in linea molto generale di una bici da viaggio sono la robustezza, l’affidabilità e la comodità. Che possa affrontare le salite in agilità, che regga un peso di carico adeguato. La leggerezza è un valore aggiunto, ma non una conditio sine qua non: quando viaggiamo, è più importante stare comodi che andare veloci

Personalmente in una bici guardo subito queste caratteristiche: rapporti ridotti (sono un grande sostenitori del rampichino e della corona tripla anteriore quando si viaggia, malgrado siano sempre più diffuse le compatte e i monocorona), telaio resistente (meglio se in acciaio o titanio, ma anche in alluminio, mai carbonio), attacchi per le viti per montare il portapacchi, componentistica buona o almeno media. Quando viaggiamo a pieno carico, con il peso dei bagagli oltre al nostro, ogni singolo pezzo della nostra cavalcatura è sottoposto a uno stress maggiore, e la qualità delle componenti che portiamo appresso con noi farà la differenza. 

Ovviamente parlo dei requisiti minimi per viaggiare, dato che esistono moltissimi modelli di bici pensate specificamente per viaggiare, le touring e le gravel. Dovendo farsi un’idea più approfondita, questo articolo ne passa in rassegna 50 modelli in maniera senz’altro più tecnica e ponderata di quanto possa fare io. 

Un’altra risorsa utile a chi già ha un po’ di confidenza negli aspetti tecnici e meccanici della bicicletta è il sito https://99spokes.com/, che permette di mettere a confronto moltissimi modelli di bici in commercio per prezzo, peso, componenti e caratteristiche. 

Borse, carrello o bikepacking? 

Altra questione riguarda il tipo di carico che vogliamo portare con noi. La soluzione classica per viaggiare sono le borse laterali da agganciare al portapacchi (le marche più note sono Ortlieb, Vaude e Crosso): possono essere 2 o 4 a seconda del carico che ci portiamo appresso, anche se oltre queste è sempre utile contemplare una borsa o borsello da manubrio per i piccoli oggetti di facile reperimento durante la pedalata, come portafogli, telefono, occhiali, ecc. 

Si tratta della soluzione da carico più diffusa e probabilmente più immediata e versatile. 

Il carrello è invece un attrezzo piuttosto raro e destinato soprattutto ai viaggiatori di lungo (lunghissimo) corso. Si tratta solitamente di un supporto mono- o biruota da agganciare al telaio della bici trascinandolo, che aggiunge notevole spazio di carico ma appesantisce e rende meno agili nei movimenti: tornando ai paragoni zoofili, ricordate che il cicloturista oltre che tartaruga, lumaca e libellula è anche un albatros: tanto leggero e scorrevole quando è in movimento, quanto goffo e ingombrante da fermo o nei piccoli spostamenti non pedalati!

Ultima e più recente soluzione è quella del bikepacking: si tratta di un set di borse da agganciare al telaio senza l’ausilio di portapacchi aggiuntivi, pensato per bagagli minimali e percorsi sconnessi in cui le borse laterali sarebbero d’impaccio – oppure per telai che non dispongono di attacchi per il portapacchi. Questa soluzione ha il vantaggio di garantire un assetto molto leggero e agile, ma lo svantaggio di un minore spazio di carico e difficoltà di reperibilità oggetti nelle borse stesse a meno di non voler smontare e rimontare tutto. 

Sì, ma cosa mi porto? 

Arriviamo così a una dolorosa ma inevitabile scelta: leggerezza o comfort? È proprio in questa fase che l’aspetto psicologico del cicloviaggiatore si palesa in tutte le sue più vulnerabili nevrosi. 

Le discriminanti sono le seguenti:

  • modalità di pernotto: abbiamo con noi tenda, materassino e sacco a pelo;
  • la stagione e il luogo: più freddo sarà il nostro itinerario, maggiore sarà l’ingombro dell’abbigliamento;
  • la possibilità di lavare o meno il proprio cambio: un bucato fai-da-te diminuisce decisamente i cambi da portarsi dietro;
  • l’attrezzatura per le riparazioni: anche questa è condizionata dalla nostra meta:  (dove stiamo andando? Siamo così fiduciosi del fatto che negli altipiani dell’Anatolia troverò uno smagliacatene o un copertoncino da 28?)

Ovviamente un abbigliamento tecnico, con la sua leggerezza, scarso ingombro e rapidi tempi di asciugatura, è caldamente consigliato.

A monte di tutto questo, è necessario porci un interrogativo fondamentale: quanto siamo spaventati dal peso che ci portiamo appresso? Quel mezzo chilo in meno vale davvero il privarsi di una borraccia piena di grappa? C’è tutta questa premura di arrivare in slancio dal dover rinunciare a un libro da leggere in tenda? E la collezione di sassi e rocce calcaree che teniamo in salotto, non si sentirà sola durante il nostro viaggio?
Questa lista (par. 3.4) va quindi considerata solo un modello da NON prendere a riferimento. L’esperienza insegna che quasi nulla è indispensabile tranne il superfluo!

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