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Viaggio o competizione? Le due anime del bikepacking

Viaggio o competizione? Le due anime del bikepacking

Viaggio o competizione? Partiamo dal bikepacking: ne sono un grandissimo estimatore sin dai miei primi viaggi in bici. Non ho mai viaggiato con i pannier laterali e ho sempre preferito montare le borse a telaio. Le ho usate per viaggiare in solitaria e in compagnia. Poi, dato il tempo sempre più risicato, ho iniziato ad approcciarmi ai trail in mtb e alle gravel race, che avevano una durata di massimo 2-3 giorni. Così ho iniziato a comprendere le due facce del bikepacking: da un lato l’esplorazione e dall’altra la “competizione” (messa apposta tra virgolette). In cosa differiscono? Quali sono i punti in comune? Cosa è meglio approcciare? In questo articolo cercheremo di comprendere le due facce del bikepacking.

Viaggio vs competizione: le caratteristiche specifiche

Gravel race

Non è tanto il bikepacking in sé a cambiare (alla fine si tratta sempre e comunque di montare delle borse sulla propria bici), quanto l’approccio al tema. Tra viaggiare in bikepacking e competere in una gravel race o in un trail in mtb c’è molta differenza. Non tanto nell’assetto delle borse (questo non è un articolo tecnico, ne trovate a tonnellate su Bikeitalia), quanto nella filosofia che vi sta alla base e nell’approccio che si ha. Andiamo a vedere nel dettaglio le caratteristiche specifiche di entrambe le situazioni.

Viaggio in bikepacking

Borse da bikepacking Pro Discover

Il viaggio è il viaggio, semplicemente. Significa partire con la propria bici e seguire una traccia, che può essere stata creata da sé oppure presa da internet. A volte la traccia non c’è nemmeno e preferiamo seguire semplicemente la strada. Il viaggio può essere composto da tappe predefinite, con chilometraggi decisi in precedenza e alberghi già prenotati, oppure completamente libero, in autogestione completa e magari in tenda. Non ci sono tempi di percorrenza.

Competizione in bikepacking

Ripeto, “competizione” va tra virgolette, perché si tratta di eventi organizzati dove non vince nessuno. Le gravel race o i trail in mtb sono eventi dove ci si deve iscrivere, pagare una quota di iscrizione e si riceve la traccia da seguire, che è uguale per tutti. Da lì in poi, massima libertà: si può percorrere la traccia nel minor tempo possibile, dormendo a spizzichi e bocconi, oppure prendersela con più calma. Esiste un tempo massimo entro cui terminare l’evento ma anche quello è molto elastico. Chi si iscrive ha diritto a un banner da applicare alla bici, con il proprio nome, il nome dell’evento e il numero di iscrizione.

Viaggio o competizione?

Andiamo a vedere nel dettaglio in cosa differiscono e come possono essere vissute queste due anime del bikepacking.

Fattore #1: Tempo

Viaggio-o-competizione

Il tempo è, nel nostro mondo post industriale, il bene più scarso e più desiderato da tutti. E nemmeno il bikepacking ne è immune. Il fattore tempo è il primo punto che deve essere analizzato quando si vuole scegliere tra viaggio o competizione. In questo caso la bilancia pende a favore di quest’ultima. Esistono delle gravel race che si svolgono in una sola giornata oppure trail in mtb che richiedono al massimo un fine settimana per essere completati. Al contrario il viaggio richiede almeno una settimana di tempo per essere considerato davvero tale. Non che viaggi più brevi siano inutili ma il viaggio prevede un allontanamento progressivo dalle ansie della vita quotidiana, cosa che avviene solitamente dopo i primi 3 giorni di pedalate.

Fattore #2: Soldi

Se è vero che il fattore tempo è scarso per tutti, il fattore monetario è più soggettivo. Ciò che costa tanto per me può essere valutato come molto economico da una persona che è decisamente più ricca di me. Per esperienza posso dire che il viaggio in bici, se portato quasi all’estremo, può richiedere una quantità di denaro decisamente ridotta. Si può viaggiare in treno fino al punto di partenza, pedalare tutto il giorno fermandosi solo a mangiare dei panini, dormire in tenda o affidarsi ai gruppi di sostegno per cicloturisti e spendere anche poco più di 5€ al giorno per sostentarsi. La competizione in bikepacking invece richiede l’investimento nella quota d’iscrizione, nel raggiungimento della località di partenza (spesso diversa da quella di arrivo, con ulteriore costo per ritornare alla partenza se la si è raggiunta in auto) e solitamente si tende a spendere più soldi, anche perché si è in compagnia di altre persone.

Fattore #3: Compagnia

Compagnia

La mia esperienza personale potrebbe riassumere questo terzo punto così: il viaggio è per stare da soli, la “competizione” per stare in compagnia. È forse una forzatura ma la dicotomia esiste e può essere sfruttata per vivere appieno entrambe le anime del bikepacking. Nella mia vita ho viaggio prettamente da solo e al massimo con un solo compagno di avventura. Il viaggio è un’esperienza che serve anche per stare con sé stessi (cosa che, se ci pensiamo, facciamo davvero di rado) e allontanarsi da tutto e tutti. La “competizione” prevede invece la presenza di altre persone (alcuni eventi raggiungono più di 1.000 iscritti) ed è ovvio che questo porti a conoscere nuove persone e a confrontarsi con loro. Il che non è assolutamente negativo, ho fatto tantissimi bei discorsi, bevuto tanta birra e riso moltissimo durante i trail. La scelta qui dipende da cosa sentite di aver bisogno: se avvertite la necessità di stare con voi stessi, il viaggio è la scelta giusta. Se volete conoscere nuove persone, allora dovreste valutare l’iscrizione a una gravel race.

Fattore #4: Fitness

Solitaria

Anche se stiamo parlando di viaggio o competizione, la componente della forma fisica è comunque importante, dato che alla fine non si tratta che di un‘attività fisica di tipo aerobico protratta estensivamente per parecchie ore al giorno, con intensità ben al di sotto della propria capacità massima. E qui le cose cambiano parecchio. Perché se è vero che un viaggio in bici può essere adattato alle proprie esigenze e capacità, gli eventi no. Agli eventi bisogna comunque presentarsi con un minimo di forma fisica adeguata. In un viaggio teoricamente io potrei pedalare anche solo 15 km al giorno e poi fermarmi a fare il turista, definendo a tavolino le salite, l’intensità, i dislivelli e le tappe. In una competizione tracciato e dislivello sono già definiti e non possono essere modificati. Inoltre agli eventi si tende a pedalare per più ore di fila. Per questo il fattore fitness è predominante nelle “competizioni” rispetto ai viaggi. Per esperienza posso dire che in generale partecipare a una gravel race o un trail in mtb è più faticoso del fare il medesimo tracciato in modalità “viaggiatore”.

Fattore #5: Allestimento e attrezzatura

Viaggio-o-competizione

Io adoro le gravel race e i trail in mtb perché richiedono un approccio minimalista, cosa che amo. Ogni cosa è ridotta al minimo, tutto è studiato nei minimi dettagli e deve essere funzionale al tracciato e al meteo che incontreremo. Nel viaggio invece si può essere meno minimalisti, si può portare più attrezzatura e caricare la bici con più peso. Non sembra ma questa è una grande variabile: spingere una bici che pesa 15 kg bagaglio compreso è diverso dal pedalarne una che ne pesa 12. Sono solo 3 kg di attrezzatura in meno ma su 4 giorni di pedalate si sentono eccome. In questo caso il fattore allestimento e attrezzatura è più soggettivo. Perché ci sono persone che non riescono a viaggiare senza portare con sé grandi quantità di attrezzatura e altre (come me) che amano l’esperienza del bikepacking perché costringe a vivere con poco, a caricare solo l’essenziale in bicicletta. In generale quando ho partecipato a dei trail il mio bagaglio era molto più leggero di quando invece ho viaggiato, anche se la bici era la medesima.

Viaggio o competizione in bikepacking: cosa scegliere?

Viaggio-o-competizione

Il mio consiglio? Entrambi! Sono due esperienze diverse, ognuna ha i suoi pregi e i suoi difetti e soprattutto degli obiettivi differenti. Il viaggio, per me, è la riscoperta della lentezza del vivere, cosa che nella vita quotidiana mi è preclusa. È esplorazione, solitudine e silenzio. La “competizione” invece è una sfida con me stesso, per vedere se “sono davvero capace” di fare ciò che mi sono proposto di fare. Sono due aspetti diversi, due filosofie che hanno in comune la modalità di allestimento della bici, il bikepacking appunto, ma che permettono di concentrarsi su due aspetti del sé completamente opposti. Da un lato il viaggio è più interiore, più contemplativo, più lento. Dall’altro la “competizione” è più dura, mette alla prova il corpo e l’abnegazione, è un modo per scoprire i propri limiti.

E sarebbe davvero un peccato perdersi entrambe le filosofie ragionando per partito preso.

Vi consiglio di provarle entrambe, ognuna con i dovuti tempi e con il giusto approccio. Alla fine dovete tornare da quell’esperienza stanchi, felici e accresciuti nello spirito. Questo è ciò che conta.