Visitare Budapest in bicicletta
Il livello di civiltà in tema di mobilità dolce e ciclabilità si misura (anche) in termini di gusto nella scelta del tipo di bici da utilizzare negli spostamenti urbani. Ecco, a Budapest è pieno di meravigliose bici da corsa attrezzate per la città, parafango, portapacchi e copertoncino sottile: Peugeot vintage, qualche Bianchi, alcune marche est-europee sconosciute, in ogni caso roba da voltarsi affascinato a ogni passaggio, roba da far ingelosire. “Ti ho visto sai, ti giri per tutte!”
Uscendo infatti dal cliché dello sparare a zero sulla ciclabilità italiana non appena si mette il naso fuori dai nostri confini, per quanto possa essere amaramente vero, la capitale ungherese sembra avere un’intesa particolare con il traffico a pedali: dovrebbero far riflettere i soli fatti che qui si sia organizzata la più grande Critical Mass del mondo, con un numero stimato tra gli 80.000 e i 100.000 partecipanti, che lo stesso ex Presidente László Sólyom vi partecipasse e che – forse un caso unico – nel 2013 si sia deciso di non farne più perché non se ne sentiva ulteriore bisogno.
È una città silenziosa, garbata, romantica: le piste ciclabili, e ancor più le bike lane in condivisione col traffico ordinario, sono ovunque. La maggior parte delle consegne viene effettuata tramite bike messenger (il nostrano Eadessopedala è la versione italiana dell’originale ungherese Hajtàs Pajtàs), il traffico automobilistico è disciplinato da suscitare commozione, e in generale la bicicletta è vista come un normale mezzo di trasporto, e non come un divertimento o una moda.
Oltre a queste considerazioni che sono quasi di rito, va da sé che si tratta di una città ideale per il cicloturismo: a parte le molte convenzioni di hotel e ostelli che mettono gratuitamente a disposizione delle bici per girare la città (ad esempio, il Prince Apartments) e un nutrito servizio di bike sharing (Molbubi), pedalare sul Ponte delle Catene nella luce dorata del tramonto che si riflette nel Danubio è un’esperienza assolutamente da provare.
Oltre a tutto ciò, sono in molti a proporre tour in bici guidati della città, uno tra tutti Yellow Zebra bikes.
Mappa
Questo giro di circa 50 km condensa in una giornata di pedalate le maggiori attrattive, tanto dal punto di vista turistico tradizionale quanto da quello ciclistico, proponendo infatti una facile escursione al di fuori della città nelle meravigliose Colline di Òbuda.
Partiamo dalla stazione ferroviaria di Keleti-Pàlyaudvar, per imboccare la grande arteria rettilinea di Ràckòczi Ut: le sue bike lane ci offrono immediatamente un primo impatto con l’ordinata rete viaria cittadina, che mette a suo agio anche il ciclista meno esperto. Possiamo così attraversare gli affascinanti vicoli del quartiere ebraico, che vanta la più grande Sinagoga d’Europa. Da qui ci inoltriamo ancor più nel cuore di Pest, dove svettano le due imponenti guglie della Basilica di Santo Stefano, primo re cristiano e patrono d’Ungheria.
Un velato sapore d’Oriente misto al rigore del periodo socialista pervade l’aria dei quartieri successivi, Belvaros e Josefvaros, mentre ci dirigiamo verso Sua Maestà il Danubio: dopo aver visto dinastie asburgiche e dominazioni ottomane, dopo essere stato già a Vienna e Belgrado, ormai grasso e stanco si gode il panorama magiaro con il suo incedere lento e rilassato. Attraversarlo dà un senso di straniamento, specie per chi è abituato a passare da una sponda all’altra del Tevere: vento, luce, ponti monumentali e interminabili. Il primo sul quale passa il tour qui proposto è Ponte della Libertà, che ci conduce ai piedi della Collina Gellert e della cittadella, dove si trovano le più famose terme della città.
Da qui possiamo costeggiare il corso del Danubio lungo un’agevole pista ciclabile che si lascia in una corsia più bassa il traffico automobilistico, donando alla nostra pedalata tranquillità e dei panorami di grande fascino.
Mentre procediamo all’ombra dei primi rilievi di Buda, con la funivia che porta al Castello e al Bastione dei Pescatori, dall’altro lato del fiume sfila la passerella dei più antichi palazzi di Pest, insieme al folto traffico di battelli.
Superato il bellissimo Ponte delle Catene, proseguiamo per il lungodanubio fino all’Isola Margherita, l’unica del tratto urbano del fiume, un vasto lembo di terra totalmente pedonale che ci offre una folta vegetazione, ampi viali alberati e tanta tranquillità. In questo grande parco, che da bravi Romacentrici potremmo paragonare a un’Isola Tiberina dalle dimensioni di Villa Borghese, è anche possibile affittare risciò e altri mezzi a pedali.
Tornati poi sulla terraferma dal lato in cui ci trovavamo già, quello di Buda, possiamo ora imboccare Margit krt., ampio viale in leggera salita, fino alla stazione ferroviaria di Varosmajor: da qui parte un trenino-navetta che consente il trasporto bici con un piccolo sovrapprezzo, che porta 5 km più in su, sulle splendide Colline di Obuda: dopo le scoscese pendenze della ferrovia a cremagliera, appena due vagoni a gasolio per una sola rotaia, ci accorgiamo immediatamente che la città è rimasta vicina solo da un punto di vista geografico: tutto intorno a noi boschi e alture, in uno scenario surreale e fiabesco, degno di un film di Kusturica.
Questa atmosfera si fa ancor più tangibile nell’imbattersi nella Gyermekvasút, o “Ferrovia dei Bambini”, una linea turistica a scartamento ridotto in cui il personale (escluso il macchinista!) ha tra i 10 e i 14 anni. Anche qui è consentito il trasporto bici, per cui si può scegliere se addentrarsi nel sentiero boscoso che costeggia questa linea ferroviaria fuori dal tempo oppure servirsene per alcune fermate.
Le varie stazioni, a qualche chilometro di distanza l’una dall’altra, sembrano appartenere a un’altra dimensione, il silenzio dei rami secchi impera tutto attorno. Terminato il percorso, non ci resta che buttarci in discesa verso il 2016 e il centro di Budapest, per goderci il panorama della città dal belvedere scolpito del meraviglioso Bastione dei Pescatori, e per una visita al Castello di costruzione asburgica.
Il ritorno verso la stazione completa il tour con il ritorno a Pest sullo scenografico Ponte delle Catene (Széchenyi Lànchid), o meglio sulla sua ricostruzione dopo che i nazisti lo fecero saltare durante la loro ritirata, e con una passeggiata per Andrassy ut, via dello shopping e dei locali.
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