Ma quale bicicletta? Il mezzo del futuro è l’ascensore
Questo è il succo della dalla dissacrante provocazione che emerge dall’Elogio dell’ascensore, il brano introduttivo del libro No Bici di Alberto Fiorillo.
Dalla carta stampata al palcoscenico, l’Elogio dell’ascensore è diventato adesso uno spettacolo teatrale che andrà in scena in anteprima assoluta Venerdì 24 gennaio alle ore 21al Nuovo Cinema Palazzo a Roma con la regia di Jacopo Neri.
Di seguito, un estratto dal testo:
“L’Ascensore è stato sottovalutato perché non è nient’altro che un mezzo di trasporto. Perché la scelta di salirci o meno (quando c’è e non è guasto) è dettata solo dal suo valore d’uso, non da una serie di sollecitazioni frutto di alterate elucubrazioni mentali che convertono il modo dello spostamento in status symbol, in piacere (mi piace guidare la macchina, la moto, la bici), in astruse congetture su velocità e comodità, in ecologia o in economia. Può essere considerata status symbol una cosa che ti paralizza tutte le mattine sulla circonvallazione?Può essere piacevole guidare in fila indiana per ore e ore tutte le settimane? Può essere comodo impiegare alle volte più tempo nel cercare parcheggio che per coprire il tragitto prestabilito? E non è ridicola questa promessa di velocità che anche il più potente dei motori non è grado di mantenere sulle strade urbane?
L’Ascensore non cade in questi tranelli, non si traveste da quello che non è, non vende cose che non può realizzare come fanno gli imbonitori delle autoconcessionarie, non va da zero a cento in cinque secondi netti, non si vanta di aver tenuto una determinata media da casello a casello, non imbocca una strada contromano, non brucia i semafori rossi. L’Ascensore è concepito per rispettare le regole indipendentemente da chi sale a bordo e indipendentemente dalle sostanze assunte da chi sale a bordo, per non invadere spazi che non gli appartengono, per essere diligente durante la marcia e durante la sosta.
Casomai dovesse arrestarsi in mezzo a due piani si avverte subito il servizio di manutenzione e, se all’interno c’è qualcuno, scatta l’allarme, arrivano
i pompieri. Vicino casa mia un tipo parcheggia dal lunedì al sabato il suo camion all’incrocio, metà sul marciapiede e metà sulle strisce pedonali, con le ruote posteriori che invadono il posto riservato ai disabili: non è mai scattato un allarme, non sono mai arrivati i pompieri, né tanto meno i vigili urbani.
L’Ascensore rappresenta il corretto approccio alla mobilità urbana: si valuta la distanza da coprire, si misurano le proprie forze, si stima il tempo necessario per l’ascesa o la discesa, facendo tutte queste complesse operazioni in poche frazioni di secondo sia davanti al familiare impianto del nostro condominio così come guardando la porta di un elevatore che vediamo per la prima volta. Quando l’Ascensore non è al piano, ad esempio, si può decidere di salire per le scale senza aver paura di cambiare un’abitudine consolidata. Si sceglie l’Ascensore perché in quel preciso momento è il veicolo migliore per coprire quel preciso percorso. Se fosse sempre questo il criterio guida dello spostamento, nelle città avremmo più pedoni, più ciclisti, più utenti del trasporto pubblico, più car sharing e pochissimi automobilisti.”