Itinerari

Inghilterra del sud in bici da Gloucester a Plymouth

Inghilterra del sud in bici da Gloucester a Plymouth

Qualche mese fa un amico, Pablo, mi comunica che intende lasciare il lavoro in Inghilterra e tornare in Spagna in bicicletta. Quando mi chiede di “accompagnarlo” nella parte inglese del suo viaggio, non ho un attimo di esitazione.
preparazione

Mappa

Altimetria

profilo altimetrico Inghilterra del sud

Traccia gps (.kml e .gpx)

Giorno 1

Il nostro viaggio parte da Gloucester, città di origine romana nel Sud-Ovest dell’Inghilterra, ai confine con il Galles, dove arriviamo in treno verso le 7 di sera. Pedaliamo una decina di km lungo un canale per allontanarci dalla città, e piantiamo le tende in una piccola radura appartata sulle sponde del fiume. In Inghilterra infatti molto spesso basta allontanarsi qualche chilometro dalle grandi città per raggiungere prati e boschi isolati. Questa sera ceniamo a base di pane, formaggio e biscotti, pronti per cominciare la vera avventura il giorno seguente.

Giorno 2

La rete ciclabile inglese è molto buona. I tragitti suggeriti sono suggestivi e, quando su strada, poco trafficati. Le indicazioni sono accurate e sempre presenti, tanto da quasi non richiedere l’uso delle mappe. Di conseguenza decidiamo di affidarci completamente alle rotte segnalate, anche a costo di allungare leggermente la strada da percorrere. Tuttavia io sono munita di mappe cartacee e Pablo di navigatore GPS. Quale si rivelerà più utile, affidabile e accurato?

Ci svegliamo il primo giorno pronti a spingere sui pedali seguendo la rotta 41 e poi 33, che ci avrebbero portati nei dintorni di Burnham-on-Sea seguendo la costa. Partiamo lentamente, i primi chilometri sono di rodaggio, caratterizzati da aggiustamenti al bagaglio e alle bici, e seguiti dalla prima foratura. Sono quasi le 10 quando ci mettiamo in sella seriamente.

prima-foratura

La prima parte del percorso è su strade poco trafficate, che seguono a tratti il fiume Severn. Il Galles, dall’altra parte del fiume, diventa sempre più lontano ed è difficile dire dove finisce il fiume ed inizia il mare. Passiamo piccoli villaggi che sembrano usciti da libri di favole. Chiesette, pub, aiuole curate, case con travi esterni e tetti di paglia. C’è pochissima gente in giro, in questo sabato toccato da una poco caratteristica “heat wave”.

Severn way

Severn way

La rotta 41 ci permette di passare Bristol senza avventurarci nel labirinto di strade trafficate, non prima di apprezzare degli scorci del famoso Severn bridge, il ponte che collega l’Inghilterra al Galles. Riusciamo a dare un occhio alla città dal ponte sul fiume Avon, che pur essendo molto trafficato ha una pista ciclabile molto ampia e separate dalle carreggiate per le macchine.

Ponte su Bristol

Ponte su Bristol

Qualche decina di chilometri dopo Bristol dobbiamo lasciare la rotta ciclabile 4 per raggiungere nuovamente la costa. Passiamo da viuzze sceniche e tranquille ad una superstrada in cui le machine sfrecciano all’impazzata. Non è piacevole, soprattutto con le bici ingombranti e pesanti, ma in circa mezz’ora arriviamo a Weston-Super-Mare e da qui raggiungiamo la rotta ciclabile 31.

Dopo qualche incongruenza tra indicazioni GPS e percorso su cartine cartacee, e dopo aver constatato che il metodo tradizionale a volte può ancora superare la tecnologia, raggiungiamo una percorso ciclabile e pedonale che attraversa una riserva naturale (Uphill Nature Reserve). Ci si trova improvvisamente in mezzo a 17 ettari di campagna, con viste mozzafiato sul mare e sulla collina su cui si erge la torre di Uphill. Raggiungiamo la riserva naturale verso le 8, con una luce particolarmente suggestiva. La tentazione di fermarci a campeggiare qui immersi completamente nella natura è molto forte, ma approfittiamo delle giornate lunghe estive per fare qualche chilometro in più.

Uphill Nature Reserve

Uphill Nature Reserve

Raggiungiamo i dintorni di Bream-on-Sea dopo aver pedalato circa 110 km e decidiamo di fermarci in un campeggio che troviamo lungo la strada, preso d’assalto principalmente da roulotte e camper. Siamo lontani dall’idea di campeggio selvaggio in mezzo alla natura, ma ergiamo le tende durante un tramonto mozzafiato che ricompensa della fatica. Le temperature precipitano alla sera, e un piatto di cous cous insipido cucinato alla luce di una torcia frontale è una prelibatezza insuperabile.

campeggio-notte-2

E così già alla sera del secondo giorno di pedalate mi ricordo del perché mi piacciono queste avventure, perché alimentano a loro volta una sempre crescente voglia di avventura. Non so se sia la stanchezza o la mancanza dei comfort che diamo per scontati nella vita di tutti i giorni. Ma la fatica moltiplica ogni sensazione, ogni gusto, ogni espressione sensoriale. E’ come sentire la vita in HD. Lavarsi il viso con acqua fresca, indossare calzini puliti, bere un caffè caldo. Quanta gioia si può trarre da gesti cosi scontati.

Giorno 3

Il terzo giorno abbiamo in programma più di 120 km, e al contrario del giorno precedente, ci aspetta qualche salita. La rotta è tracciata lungo la spiaggia, e la mappa dice che è facilmente pedalabile quando la sabbia è compatta. Finora abbiamo scorto il mare di sfuggita ma non c’abbiamo mai pedalato a lungo vicino, e so che a breve ci allontaneremo dalla costa per attraversare Somerset e Devon e ritrovare il mare dall’altra parte, nella manica. Parte di me è dubbiosa sul fatto di poter pedalare sulla sabbia, ma conto di non aver capito bene, o sul fatto che sia presente una passerella di legno. Non è così, e la sabbia invece che essere compatta è sabbiosa. Mi arrendo all’ovvia impossibilità di pedalare solo dopo aver costretto Pablo a trascinare le bici fino alla spiaggia stessa, constatando che non ci sono percorsi battuti o passerelle di legno. Pedalare sulla sabbia è davvero impossibile.

spiaggia

Ma poco male, pedaliamo lungo la strada fino a raggiungere Burnham-on-sea e così ricollegarci alla rotta principale. Continuiamo facilmente per circa 30 chilometri lungo strade di campagna, in una tranquilla e soleggiata domenica mattina.

Ci stiamo avvicinando a Bridgwater, la rotta entra in pieno centro città, per poi uscirne pressoché nella stessa direzione, seguendo l’argine del fiume Parrett. Fortunatamente incontriamo una coppia di ciclo turisti locali, ci fermiamo per qualche minuti e ci ingelosiamo a vicenda scambiando brevi racconti di ciclo viaggi affrontati in passato. Ci salutiamo con i loro consigli su come evitare il centro città e raggiungere direttamente l’argine del fiume. La scorciatoia ci permette di saltare una decina di chilometri noiosi, ma non senza insidie, in quanto dobbiamo attraversare un vecchio ponte pedonale per raggiungere l’altra sponda del fiume. Sollevare le bici pesanti non si rivela molto facile!

Scorciatoia di Bridgwater

Scorciatoia di Bridgwater

Da qui la rotta segue il fiume per più di 20 km. Pedalare lungo i fiumi inglesi è un’esperienza diversa rispetto all’italia. Non ci sono argini, quindi si pedala al livello dell’acqua. I fiumi e I canali sono molto vivi, e navigati da moltissime “narrow boat”, che procedono inesorabili a passo d’uomo. Procediamo spediti, ma arriviamo nella prossima grande città, Tauton, assetati e ricoperti di polvere. Qui ci fermiamo e pranziamo lungo il fiume.
Usciamo facilmente dal traffico urbano e presto ci troviamo nel dedalo di stradine che contraddistingue la contea del Devon, dove stiamo per entrare. Sono strade ondulate, strette, caratterizzate da siepi altissime ad entrambi i lati della strada. Pochissime case, pochi villaggi, i campi si susseguono uno uguale all’altro, pochissimi segni distintivi. Un vero labirinto. Dopo qualche saliscendi ed un altro tratto lungo un canale raggiungiamo Taviton.

Siamo già un po’ stanchi, ma ci manca il pezzo più duro della giornata, perché da qui lasciamo la rotta numero 3 che abbiamo seguito tutto il giorno e la strada inizia a salire. Ormai abbiamo fatto un centinaio di chilometri, ma ora dobbiamo avvicinarci al Parco Nazionale Dartoor, che dovremo circum-pedalare per arrivare a Plymouth. E così iniziamo a salire, a volte pedalando ma più spesso spingendo la bici. La fatica non viene nemmeno remunerata dal panorama, perché le tipiche siepi del Devon rendo impossibile qualsiasi vista sulla valle.
Verso le 20:00 iniziamo a cercare un prato appartato dove fermarci per la notte, e dopo pochi chilometri appare provvidenzialmente una fattoria che per pochissime sterline offre supporto ai campeggiatori. Un paradiso rispetto alla giungla di roulotte del giorno precedente. Doccia calda, cena rustica a lume di frontale e decidiamo di iniziare a pedalare alle 7 il giorno seguente, in modo da arrivare a Plymouth in tempo per il mio treno!

Strade del Devon

Strade del Devon

Giorno 4

L’ultimo giorno non si scherza. Ora abbiamo un’idea delle colline/salite che c’aspettano e siamo determinati ad affrontarle con energia. La meta è Plymouth e il mio treno parte alle 17:30. La mattinata passa pedalando strade poco trafficate che salgono e scendono le colline. Non vedo l’ora di arrivare a Okehampton perché lì troveremo la rotta 27 (Drakes trail), quella che attraversa il Devon da costa a costa. Da lì so che non ci saranno enormi salite, e che sarà praticamente una lunga pista ciclabile ininterrotta fino al mare.

Dopo 35 chilometri di saliscendi arriviamo ad Okehampton, e la pista ciclabile non delude. La prima parte della rotta include la Granite Way, 15 km di pista ciclabile ricavati da una linea ferroviaria in disuso. Piatta, asfaltata, ampia, evitando le salite con l’impressionante Melton viaduct che attraversa il Parco Nazionale. Si pedala alla grande.
Proseguiamo per altri 35 km senza grossi intoppi e gustandoci una lunga dolce discesa fino a Tavistock (a parte una scorciatoia di 2 km per evitare una salita, che si rivela molto poco ciclabile, e diventa la causa della prima caduta di Pablo! Ops!).

Qui iniziamo ad incontrare molti altri cicloturisti, per la maggior parte francesi, da poco sbarcati a Plymouth. Tanti sorrisi, alcuni saluti, sguardi complici; ci si chiede da quanto gli altri stiano pedalando, da dove siano partiti e dove siano diretti, si controlla l’equipaggiamento per dare consigli o, molto più spesso, per imparare. Si alimenta la propria voglia di avventura.

Viadotto Oakampton

Viadotto Oakampton

A Tavistock la rotta ciclabile si divide in due. Una senza traffico, ed una lungo la strada. Scegliamo la prima sperando che non si riveli come la prima scorciatoia presa in giornata. Non si tratta di una ciclabile ambia e asfaltata, ma è comunque ben pedalabile a parte un paio di passaggi. Passiamo un altro paio di viadotti, siamo solo ad una ventina di chilometri da Plymouth e ad ogni angolo mi aspetto di vedere la città dall’alto. Questo non succede perché la pista inizia a scendere per un sentiero meraviglioso, una decina di chilometri di pista ciclabile in discesa tra due colline che impediscono la vista della città. E così improvvisamente ci troviamo dall’essere immersi nella natura, ad essere in piena città. Niente più sentieri e viadotti in mezzo alle valli, ma cavalcavia e rotonde.
In meno di mezz’ora siamo in stazione, appena 20 minuti prima del mio treno. Giusto il tempo per fare a Pablo le ultime raccomandazioni per il suo lungo viaggio.

Sono felice di salire in treno e riposare, ma pensare al letto comodo in cui avrei dormito la sera non mi riempie di sollievo come avrei creduto. Sono stati 4 giorni intensi ma mai come questa volta mi sento come se non avessi portato a termine la mia avventura, come se non avessi soddisfatto appieno la mia sete di esplorazione. Sono gelosa al pensiero di Pablo sul traghetto, e di tutte le avventure che lui ha davanti nei i prossimi giorni. Non riesco a calmare la tristezza e il senso di incompiuto se non promettendo a me stessa che l’anno prossimo toccherà a me!