La bici continua a stupirmi anche dopo tanti anni, specialmente vicino a casa. Nel 2007 mentre pedalavo in Arizona il giorno dopo aver raggiunto il Grand Canyon, in una condizione pressoché ideale (avevo 33 anni, ero felice, in forma, in vacanza, non c’era la crisi, ed ero in bici con quella che sarebbe diventata mia moglie e uno dei migliori amici di tutta la vita) mi sono chiesto: e se dopo questa esperienza perfetta tornassi a casa in Trentino e mi annoiassi di rivedere i soliti posti?
È stata una domanda idiota, totalmente idiota, benché legittima e mi è rimasta in testa per 2 settimane. La risposta è no. Anche oggi, come durante il primo giro fatto dopo quella grande avventura americana, provo una grande sensazione di novità a pedalare per un angolo di Trentino che ancora non conosco.
Mappa Lavis
Altimetria Lavis
Mappa discesa da Faedo
Altimetria discesa da Faedo
Lavis è la prima sorpresa della giornata, a partire dalla sponda sud dell’Avisio da cui decido di partire, con il centro storico e la monumentale e bizzarra architettura del giardino dei ciucioi proprio di fronte a me. L’itinerario di oggi me lo consiglia un amico proprio di Lavis che porta me, mia moglie ed altri due amici attraverso un percorso impegnativo molto vario e ricchissimo di spunti tematici, sia culturali che paesaggistici.
Attraversiamo il ponte in ferro di San Lazzaro e dal centro storico saliamo fino all’imbocco della Val di Cembra, dove lasciamo subito la strada provinciale per immergerci tra vigneti e gole sul torrente Avisio, che scende dalla Marmolada nel cuore delle Dolomiti e che dà il nome a questa cittadina a nord di Trento. Da qui per tutta la valle si notano due cose molto particolari: la roccia rossa ed una serie di cave per l’estrazione del porfido, un granito molto adatto a vari usi in edilizia.
Lasciamo alle nostre spalle Maso Franch e le salite subito mettono a prova le nostre gambe, specie nei tratti cementati dove le pendenze fanno sembrare un “rapportone” il rapporto più agile delle nostre bici. Raggiunta la strada provinciale la percorriamo solo per qualche centinaio di metri, per lasciarla in direzione Maso Toldin; qui c’è Maso Alto, un birrificio artigianale che – mi dice Umberto – fa un’ottima birra. Ora prendiamo a destra, ritrovandoci alla e la chiesetta di San Giorgio, una perla del Trecento in mezzo ai vigneti e alle montagne. Ci fermiamo un po’ a tirare il fiato: abbiamo percorso solo pochi chilometri, ma siamo saliti già notevolmente. Giunti a Palù di Giovo abbiamo capito come funziona… qui non c’è via di mezzo, la salita è dura! Sarà un caso che proprio a Palù siano cresciuti (e ancora ci vivono) niente meno che Francesco Moser e Gilberto Simoni?
Noi, per non saper né leggere né scrivere, facciamo acqua alla fontana del paese, convinti che contenga qualche sostanza miracolosa!
Palù è un bel paesino, e il nosto amico Umberto ci fa passare per un angolino molto caratteristico, sotto un portico con delle pannocchie appese e vecchie macchine agricole. Saliamo da qui in direzione San Michele, e subito verso Maso Pomarolli da cui si gode un’intera vista panoramica. Arrivati a Bel Bait facciamo una pausa con uno strudel di mele fatto dalla simpatica proprietaria. È un bel locale rustico a gestione familiare, da cui si gode una vista sulle Dolomiti di Brenta.
Saliamo ancora, verso Ville di Giovo (qui la pendenza è “normale” cioè non supera il 10%) da cui dopo una breve salita si scende a Valternigo e alla chiesetta di San Floriano, un’altra perla assieme a quella di San Giorgio, con importanti affreschi del Trecento. In stile gotico, è stata eretta sopra un primordiale compendio premedievale, che sembra costituisca il più antico nucleo religioso della valle. La chiesa è su un colle che domina la valle e vi è una terrazza panoramica in legno appena costruita.
Saliamo lungo una strada romana a Masen di Giovo passando per un biotopo; qui siamo alla quota massima di 900m e anche ad una sorta di confine tra il territorio della val di Cembra e quello della Piana Rotaliana. Dopo un divertente passaggio nel bosco, sbuchiamo sopra l’abitato di Faedo, sovrastato da immense distese di vigneti della Fondazione Mach, l’evoluzione dello storico istituto agrario di San Michele all’Adige, un centro di ricerca scientifica nel campo agroalimentare che proprio qui ha una grande tenuta, dove sperimenta e produce vino di altissima qualità. È una zona decisamente favorevole per la produzione di vino questa che sale dalla Piana Rotaliana e poi si estende fino a Lavis, per via del vento che la rinfresca e la tiene asciutta, che arriva fino dal Lago di Garda, ma anche per la variegata morfologia della valle, che a quote diverse permette esposizioni dei vigneti senza limite. E dalla natura favorevole all’ingegno e alla passione e dedizione di alcuni vignaioli nascono delle realtà importanti come l’azienda di Pojer e Sandri, proprio a Faedo; nel 1975 però non si coltivava vino di qualità quassù e i due giovani Fiorentino Sandri e Mario Pojer poco più che ventenni non avevano alle spalle un’azienda di famiglia. Nel giro di pochi anni vedono i loro vini recensiti dalle migliori riviste specializzate e sui tavoli dei migliori ristoranti di New York e Berlino. Sono belle le storie di successo, ma di più quelle di vino di successo, perché oltre all’azienda, ce lo godiamo anche noi! Noi oggi però dobbiamo proseguire in bici e scendiamo al castello di Monreale. La discesa è ripida come la salita e ci vogliono buoni freni!
Con l’ultimo sforzo dopo un bel single track nel bosco, ci accolgono i vigneti di maso San Valentino, da cui si gode di una visuale tutta diversa da quella del mattino inVal di Cembra: ora vediamo l’intera distesa di vigneti della Piana Rotaliana e iniziamo a vedere parecchie cantine vitivinicole. Siamo sulla Strada del Vino. Come si fa a lasciare questa terra senza aver assaggiato un po’ di vino? Ci fermiamo alla frazione Maso Panizza, all’azienda agricola Eredi di Cobelli Aldo, dove due fratelli hanno ristrutturato l’azienda del padre mancato da pochi anni, dedicandosi alla produzione di vino biologico in un ambiente molto rustico ed accogliente, da cui hanno creato anche un agritur. Per Lavis è tutta discesa: ottima notizia, così dopo la prima Schiava il vino leggero rosato che bevono a tavola i trentini, beviamo anche un profumato e intenso Teroldego, degustando altre bontà locali servite con ottimo stile.
Informazioni
Val di Cembra – Piana Rotaliana Dove dormire
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Note: è possibile evitare l’ultima salita dal castello di Monreale prendendo una stradina a Faedo che porta direttamente a Maso San Valentino – vedi traccia.
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