I troll e il caso #salvaiciclisti
Il fenomeno dei troll va al di là del web. Cosa spinge una persona a trascorrere ore e ore sui social network e sui forum a disturbare ed irritare altri utenti (che evidentemente abboccano) può essere benissimo studio della sociologia e della psicologia relazionale. Non esiste un profilo standard di un troll e sarebbe banale generalizzare, anzi si può affermare che tutti con la propria arroganza e violenza comunicativa possono essere dei troll, ma senza saperlo, “trolleggiano” a loro insaputa. Come riconoscere dunque un troll? E cosa è successo al gruppo Facebook Salviamo I Ciclisti?
“Trollare”, abbiamo detto, sta per disturbare, irritare, distrarre la discussione dal focus con banalità, offese personali, luoghi comuni, aggressività verbale sotto forma di parolacce e, talvolta, abuso di maiuscole e punti esclamativi. Ma ci sono anche troll meno riconoscibili, disturbatori al punto giusto da impedire il normale svolgersi della discussione senza essere smascherati. Inoltre è bene ricordare che il troll non è una figura strettamente legata al web, anzi, probabilmente è stata la televisione il teatro dei primi “trollaggi” pubblici. Avete presente quel famoso critico d’arte che ogni tanto urla “capra, capra” agli altri ospiti impedendo una discussione civile? E quei politici che vanno nelle trasmissioni tv appositamente per sabotarne lo svolgimento con sempre le stesse argomentazioni tipo disco rotto? Ecco, anche loro, ciascuno a proprio modo, sono dei troll. In generale, però, l’habitat naturale dei troll è Youtube, fatevi un giro tra i commenti ai video e vedete.
Venendo al caso del gruppo Facebook Salviamo I Ciclisti, occorre fare un distinguo fra gli episodi di infiltrazione dei troll e di hackeraggio dell’account denunciati dal movimento, sebbene ad opera probabilmente delle stesse persone. La comparsa dei primi troll è avvenuta il giorno del lancio della campagna in Italia, una settimana dopo l’iniziativa del Times di Londra. Un paio di account (ovviamente senza nome e cognome, ma con nick vari) si sono scagliati contro il gruppo Salviamo I Ciclisti con le solite considerazioni sui ciclisti indisciplinati. L’intenzione di “buttare in vacca” la discussione è venuta alla luce presto e l’onda iniziale di #salvaiciclisti ha superato il tentativo di destabilizzazione.
Dopo alcuni mesi lo stesso gruppo Facebook Salviamo I Ciclisti ha subìto invece un hackeraggio da parte di alcuni utenti – anche stavolta mascherati sotto nomi e foto di fantasia – che si sono impossessati delle password del gruppo per “occuparlo” e tappezzarlo di insulti contro chi va in bici, foto di investimenti, ciclisti feriti, ecc…Un “trollaggio” estremo che, oltre a mettere in evidenza la debolezza del social network, non tutti gli allora 18 mila iscritti al gruppo hanno colto, tanto che molti sono incappati in discussioni sterili e infinite con i nuovi amministratori.
Perché tutto questo? La tesi più probabile è che si tratti come ha scritto qualcuno di “ragazzini sciocchi ed annoiati“, ma leggendo altri articoli in cui si riporta che un partito canadese ha messo online degli annunci per offrire lavoro a troll professionisti in occasione delle elezioni, allora beh, qualche dietrologia sarà pure lecita. Secondo il Washington Post, addirittura, negli Stati Uniti il Pentagono avrebbe acquistato un software chiamato “Persona”, in grado di configurare da solo fino a 10 personaggi diversi per addetto. In ultimo, il Daily Telegraph ha svelato recentemente alcuni documenti riservati in cui si afferma che il Parlamento Europeo spenderà 2 milioni di sterline per dei troll al fine di controllare e bloccare gli euroscettici nei dibattiti via web durante la campagna per le elezioni europee del giugno 2014.
E allora, chi sono i troll che hanno occupato il gruppo Salviamo I Ciclisti? Ragazzini sciocchi ed annoiati o utenti del web più esperti mossi da qualche interesse particolare? Una domanda per ora senza risposta ma che molti frequentatori del gruppo si sono posti.
Recentemente, è inoltre circolata la voce di nuovi tentativi di intrusione di troll in diversi gruppi vicini al movimento #salvaiciclisti, a quanto pare subito scongiurati.
Questa vicenda ha molti punti oscuri, il primo fra tutti, a mio parere, è l’assoluta assenza di risposte da parte dei responsabili italiani di Facebook rispetto alla pubblicazione di contenuti che violavano le loro stesse regole (foto splatter e commenti incitanti alla violenza). La sensazione che i presunti “troll” abbiano avuto una sostanziale “copertura” da parte di figure e personaggi che non si sono mai palesati è forte.
Ieri Bicisnob mi ha scritto questo su Twitter: “i troll del gruppo sono uno solo che gestisce più profili e ha alias Alessio Candreva”.
Schizofrenia digitale…!
Anche il sito cittainbici.it è oggetto di hackeraggio ed è tuttora fermo. Sulle prime si pensava a qualcosa generato automaticamente ma poi il webmaster ci ha avvisato che si trattava di un vero e proprio attacco. Abbiamo sospeso ogni possibilità di interazione diretta e siamo in attesa di quel che potrà accadere. Anche a me è venuto il dubbio che non si trattasse di ragazzini annoiati.
A me è venuto un sospetto.
Muoversi in bici è gratis.
La bici costa poco, il ciclista urbano che usa la bici per spostarsi in città non spende.
Spende meno in diete, in farmaci e in palestra.
Non spende in carburante, non spende in meccanici (o spende poco).
Insomma il ciclista urbano è anti-economico per tutti coloro che vivono di: benzina, lavori stradali, auto…ecc..ecc..
Simo…che dire, comunque non sarebbe un buon metodo per farci passare la voglia di pedalare ;)
Ciao Gianni, cavolo mi dispiace. Purtroppo internet è ancora debole sotto questo punto di vista e per noia o per altri motivi si riescono a fare tanti casini facendola franca.
Comunque attacco o no spero riusciate a risolvere presto.
Un saluto.