8 novembre: quando nasceva il Touring Club

8 novembre: quando nasceva il Touring Club
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Il Presidente del Consiglio, parlando con il Capo dello Stato, aveva detto:

“Siamo peggio di quello che eravamo 18 mesi fa […] Ci vogliono 150 milioni di nuove entrate […] E bisogna far presto, se vogliamo evitare il fallimento […] Il paese è scontento […] Bisogna ristabilire la pace nel paese, ispirarvi la fiducia, rialzare le istituzioni e dare al Parlamento quell’autorità che gli manca”

Federico Johnson, uno dei fondatori del Touring ClubNon siamo negli anni 2000, bensì nel 1894. Il Presidente del Consiglio è Francesco Crispi, e il Capo dello Stato Umberto I. Allora come oggi, le speranze dell’Italia erano affidate ai giovani, e un gruppo di 57 giovani decise di rimboccarsi le maniche e di realizzare qualcosa di positivo per il paese. Fu così che si riunirono a Milano, in sella a degli spericolati mezzi chiamati “velocipedi”, e fondarono il Touring Club Ciclistico Italiano.

L’intento principale dei fondatori era la diffusione dell’uso della bici come mezzo alla portata di tutti, grazie al quale si poteva viaggiare lungo lo stivale italiano e scoprirne le bellezze. Fare questo avrebbe anche permesso di realizzare nei fatti quella unità d’Italia che da più di 30 anni era rimasta in gran parte sulla carta: gli abitanti del nord avrebbero potuto conoscere e apprezzare il territorio e quindi gli italiani del Mezzogiorno, e viceversa.

Fu per questo che nei suoi primi anni di vita il TCCI mise in atto diverse iniziative a favore dei ciclisti, lottando contro la “ciclofobia” non poco diffusa in quegli anni. Il TCCI quindi propose le prime piste ciclabili e installò kit di riparazione e di pronto soccorso su alcune strade più utilizzate dai ciclisti; promosse accordi con fornitori di servizi utili ai cicloturisti (alberghi, ristoranti, fabbri); i soci si batterono anche contro una tassa sui velocipedi (certe abitudini dello Stato italiano sono evidentemente ben radicate). Nel 1895, a solo un anno dalla fondazione, il TCCI ottenne un importante “successo mediatico”, organizzando una pedalata da Milano a Roma, dove i 70 ciclisti che avevano partecipato furono ricevuti dalla regina Margherita.

Un disegno dell'arrivo a Roma

Il Touring Club abbracciò con entusiasmo l’avvento dell’automobile, tanto da partecipare alla fondazione dell’ACI nel 1905. Perse così la sua vocazione esclusivamente ciclistica, un’evoluzione comprensibile se si guarda al clima culturale dell’epoca. Nel corso del ventesimo secolo, il TCI espanse rapidamente il proprio campo d’azione, continuando a pubblicare guide e carte e promuovendo la valorizzazione degli ambienti urbani e naturali (cosa che avrebbe presto reso necessario “tenere a bada” quelle automobili così entusiasticamente abbracciate all’inizio del secolo).

Oggi il TCI continua a essere molto attivo nella promozione del turismo in Italia, soprattutto di quello lontano dai circuiti più frequentati; il cicloturismo, che per sua natura evita le grandi arterie di comunicazione, potrebbe contribuire molto in questo senso, e il TCI ha già organizzato alcune iniziative volte a promuovere il cicloturismo. Con il suo prestigio e la sua forza organizzativa, sarebbe forse possibile fare ancora di più. A distanza di quasi 120 anni, l’ideale che mosse quei 57 giovani ciclisti è ancora attuale.

Articolo 2 dello Statuto

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