Bambini in bicicletta

Bambini in bicicletta
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Bambini in bici

Da qualche anno, ovvero da quando i figli di mia sorella sono grandicelli, esercito il mestiere di “zio ciclista”. Compatibilmente con le esigenze loro e del resto della famiglia cerco di portarli a pedalare con continuità, in modo da fargli acquisire quelle abilità che più in là nella vita potranno sicuramente tornargli utili. I “ragazzi” sono tre, nati rispettivamente a tre e due anni di distanza: una sorella maggiore attualmente di dieci anni e i due fratellini di sette e cinque.

Indice
Perché la bici fa bene ai bambini
Manutenzione della bici da bambino
Controllare la pressione delle gomme
Regolare i freni
Insegnare ai bambini ad andare in bici
Affrontare le cadute
Bambini in bici: video

Perché la bici fa bene ai bambini


Il motivo che mi spinge ad attivarli all’uso della bici fin dalla tenera età (i due più piccoli hanno iniziato ad andare senza rotelle ben prima dei quattro anni) è stata la lettura del libro “Intelligenza emotiva”, del neuropsichiatra Daniel Goleman, dove si afferma che la strutturazione del cervello umano, per quanto continua nell’intero arco vitale, è rapidissima durante l’infanzia. In buona sostanza le capacità che non esercitiamo e sviluppiamo nei primissimi anni di vita faremo molta più fatica ad acquisirle in seguito, e sarà lo stesso un conseguimento parziale.

Manutenzione della bici da bambino


La prima cosa da curare sono le biciclette. Se è già difficile che il ciclista medio abbia cura e consapevolezza del proprio veicolo e della relazione tra lo stesso ed il proprio corpo, nel caso dei bambini la faccenda si fa ancora più critica. Le bici da bimbo sono viste spesso come dei giocattoli, quindi sia l’ergonomia che l’efficienza lasciano spesso a desiderare già in partenza. Il risultato è che i nostri pargoli finisco spesso su bici poco scorrevoli (con le ruote sgonfie, se non parzialmente frenate), un sistema di guida poco stabile e freni inefficienti. Tutti ottimi motivi per stancarsi prima del tempo e disaffezionarsi al mezzo. Sarà quindi buona norma dedicare all’efficienza delle piccole bici il tempo necessario a controllarle a fondo.

Le verifiche di meccanica da effettuare sono le stesse delle bici degli adulti. Si comincerà dalle ruote, sollevando la bici e verificando che, una volta messe in rotazione, non tendano a fermarsi da sole per qualche tipo di attrito (spesso è sufficiente un freno messo un po’ storto). Un po’ di lubrificante, su ruote e catena, non guasta mai. Se le ruote girano e non sono frenate siamo già a buon punto. Muovendole con la mano in direzione perpendicolare alla rotazione potremo verificare l’assenza di giochi laterali, che rendono la bicicletta instabile. Se tale problema si evidenzia la sistemazione non è per solito alla portata dei ciclisti inesperti ed occorrerà ricorrere ad un meccanico.

Controllare la pressione delle gomme


Altra cosa importante è verificare la pressione di gonfiaggio delle gomme, tenendo presente che il peso ridotto dei bambini richiede pressioni di gonfiaggio leggermente più basse rispetto alle bici per adulti. Fatto ciò si controllerà l’ortogonalità del manubrio (i bambini cascano con una certa frequenza, quindi sarà un’operazione da ripetere spesso) ed il posizionamento orizzontale e verticale della sella, soprattutto se è passato diverso tempo dall’ultimo utilizzo e l’infante è cresciuto/a.

Regolare i freni


Un problema notevole è rappresentato dai freni, generalmente sottovalutati dai fabbricanti. Mi è capitato di trovare leve di plastica, morse con molle sovradimensionate che i bambini non riuscivano ad azionare (problema risolto deformando brutalmente le molle con una pinza), leve per bici da adulto montate su quelle da ragazzi non tenendo conto della diversa lunghezza delle dita (esiste per questo un’apposita vite di registro, non sempre presente e comunque quasi mai correttamente regolata). La messa a punto del sistema frenante sarà importante perché consentirà al bambino di padroneggiare separatamente le diverse parti del corpo, e stimolerà l’utilizzo indipendente di mani e piedi.

Insegnare ai bambini ad andare in bici


Sistemate le biciclette sarà il momento di passare alla fase di training vera e propria, cominciando dal far prendere confidenza con la guida senza rotelle stabilizzatrici. In genere è possibile capire se il bimbo o la bimba sono pronti a gestire l’equilibrio da come controllano la bici con le rotelle. È anche possibile alzare leggermente progressivamente la posizione delle rotelle in modo da fargli prendere confidenza più in fretta con l’equilibrio dinamico del velocipede. Bambini molto precoci, o con lo stimolo dell’imitazione di fratelli più grandi possono fare questo passo fra i tre e i quattro anni di età (ho un ricordo indelebile del mio nipote più piccolo che, a tre anni e mezzo, saliva la rampa del garage pedalando in piedi).

In caso di scarsa confidenza la cosa migliore è individuare una spianata ampia ed in leggera discesa (un parco, o un parcheggio deserto), dove i ragazzi possano familiarizzare con l’equilibrio senza dover contemporaneamente imparare anche a pedalare. In questo modo tutto diventa più semplice e naturale. Quando avranno preso fiducia, saranno capaci di pedalare e frenare, di partire e fermarsi, li si porterà a fare un giro. Sarà obbligatorio, per fare ciò, disporre anche noi di una bicicletta e recarsi in un luogo con spazi adeguati. Non c’è cosa più triste del vedere bambini in bicicletta coi genitori appiedati, impossibilitati ad allontanarsi troppo e costretti e mortificati in spazi ridicoli. L’autonomia dei bambini vi sorprenderà.

Un personale grosso vantaggio è la presenza di un grande parco vicino all’abitazione dei miei nipoti: la valle della Caffarella, un frammento di parco dell’Appia Antica salvato in anni lontani dalla speculazione edilizia grazie al lavoro di persone che non ringrazieremo mai abbastanza. In questo fazzoletto di verde inglobato nella città ci sono chilometri e chilometri di strade in terra battuta, sentieri nei boschi, salite e discese anche tecniche dove far galoppare dei fanciulli, aiutarli a prendere confidenza con le bici, misurarsi con le difficoltà ed acquisire padronanza del mezzo e dei propri corpi. In assenza di un parco a portata di mano andrà, giocoforza, pianificata una trasferta.

Affrontare le cadute


Qualche caduta andrà messa nel conto, è inevitabile. L’importante in questi casi è non mostrarsi spaventati, tranquillizzare il bambino o la bambina, far capire che il dolore è una cosa perfettamente normale che va gestita senza drammi, e provvedere alle medicazioni. Questa è una cosa che ho imparato da mia sorella: a suo dire, le mamme che quando il bimbo casca accorrono urlando terrorizzate trasmettono la propria ansia ai figli, che poi crescono insicuri. Ai miei nipoti, anche da piccoli, dopo una caduta lei chiedeva con la massima serenità: “che ti sei fatto/a?” Molto spesso i bambini si rialzavano da soli, si davano una spolverata, affermavano “fatto niente” e ripartivano a giocare come se nulla fosse successo. Con la bici, soprattutto in una seconda fase quando sopraggiunge la confidenza, le cadute possono essere più rovinose e lo spavento maggiore, l’importante è comunicare tranquillità e far rientrare la spiacevole esperienza nel novero dei rischi potenziali, a cui dover prestare attenzione.

Potendo praticare la bici con continuità i bambini acquisiranno in breve tempo un’inaspettata padronanza del mezzo e del territorio, cominceranno a chiedere di tornare nei posti dove sono stati, e voi potrete proporgli di andare ad esplorane di nuovi, scoprendo che i limiti che credevate di avere sono molto più nella vostra testa che non nelle loro gambe.

Video


Chiuderò questo breve excursus con un paio di video montati la scorsa estate. Nel primo si documentano i progressi di Leonardo, il bimbo più piccolo e più motivato ad “inseguire” i fratelli sul loro terreno, tra i due ed i cinque anni di età. Non prendetelo a modello perché credo che ci sia una certa dose di eccezionalità in quello che fa, ma al tempo stesso non stupitevi troppo.

Nel secondo video c’è il primo esperimento di “cicloviaggio”, compiuto nel corso dell’iniziativa “Tutti A/R mare”, all’interno dell’evento Ciemmona 2013 promossa dalla Critical Mass romana. Il percorso era decisamente lungo, ed avevamo comunque in tasca più di un “piano B” per abbreviarlo, ma non è stato necessario: bici oliate, gambe allenate e tanto entusiasmo per una cosa nuova ci hanno portati fino ad Ostia.

L’unico problema reale che hanno i miei nipoti è coi loro amichetti: nessuno crede alle cose che gli raccontano di aver fatto in bicicletta… ma ormai ci si sono rassegnati!

P.s.: il racconto di come mia nipote Lucrezia ha iniziato ad andare in bicicletta lo trovate sul mio blog

Commenti

  1. BKbd ha detto:

    Concordiamo pienamente con quanto riportato nel paragrafo (Il motivo che mi spinge ad attivarli all’uso della bici fin dalla tenera età) e su tutto il resto dello scritto tranne quanto riportato in quest’altro paragrafo: (Qualche caduta andrà messa nel conto, è inevitabile).
    Pensiamo che nella fase dell’apprendimento le cadute possano e debbano essere assolutamente evitate. Non è più necessaria, come in passato, tutta la fatica ed i rischi di cadute connessi al momento della rimozione degli stabilizzatori. Il sistema STWheels, illustrato nel sito , garantisce ai bambini la possibilità di apprendere l’equilibrio con gradualità pedalando ed ai genitori la possibilità di rimuovere le rotelle progressivamente in sei posizioni diverse. Con queste caratteristiche il nostro “destabilizzatore” erogatore d’equilibrio si prefigge proprio il risultato di eliminare cadute nella fase dell’apprendimento. Successivamente bisognerà munirsi anche di protezioni oltre che di elmetto….Nella vita tutti si cade prima o poi….:-)
    saluti
    BKbd

  2. Marco ha detto:

    Da ex fan di Ska-P e compagnia (per quanto troppo vecchio per quell’idealismo così puro e sicuro) mi ha fatto piacere conoscere i Talco (bei testi!)

  3. felino ha detto:

    mi dispiace per te ma io ho fatto carriera: sono il nonno ciclista. e questo è iniziato quando, avendo i nipoti in svizzera e non vedendoli più arrivare , sono andato io a trovarli in bici. della serie:”se il nonno arriva fin qui in bici, perchè tu papà non mi porti da lui ogni tanto?” adesso arrivano con la bici al seguito.

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