Da Martina Franca a Ceglie in bici

Da Martina Franca a Ceglie in bici

Martina Franca a Ceglie
L’itinerario si sviluppa attraverso un percorso lungo poco meno di 25 chilometri, scendendo dagli oltre 400 metri sul livello del mare della barocca Martina Franca, sino ai 300 delle campagne che allegramente placide circondano la golosa Ceglie Messapica, città d’arte e terra di gastronomia.

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Altimetria

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Il dislivello altimetrico favorevole non inganni, quello che ci apprestiamo a percorrere non è un itinerario da downhill, dove le pendenze negative la fanno da padrone. Spesso si sente dire: “Dopo ogni discesa ardita, c’è sempre una risalita!”. Ed anche questa volta l’adagio non fa un piega, quindi rimbocchiamoci i calzoni, e montiamo in sella. Conquisteremo e gusteremo le delizie di questa fetta di Valle d’Itria cullati dal suono ritmico, quasi ipnotico, dettato dal roteare delle pedivelle, e spinti soltanto dalla forza della trazione muscolare.
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Come accade di frequente i chilometri iniziali sono più un’anticamera alla cicloescursione stessa che itinerario vero e proprio. In pratica le prime pedalate consentono di lasciare alla spalle il frastuono del tessuto urbano della periferia della cittadina, e poi quatti quatti, come dei moderni Goonies, permettono di intrufolarsi per quei sentieri che dolcemente scortano i viaggiatori sino al tesoro nascosto.
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Partiamo ed usciamo da Martina attraverso via Pietro del Tocco e proseguiamo su strada Paretone e successivamente corso Messapia. Al km 5 curviamo a destra ed abbandoniamo questo primo tratto leggermente trafficato e cominciamo a pedalare su terreni a noi più consoni. La campagna fa bella mostra di sé sfoggiando colori e profumi che forse troppo spesso dimentichiamo.
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Una volta imboccato il primo sentiero ed abbandonate le veloci strade provinciali, le atmosfere cambiano repentinamente. L’asfalto liscio e levigato è un lontano ricordo. Si pedala su un fondo stradale rattoppato ma comunque accogliente e soprattutto a misura d’uomo… E di bicicletta.
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Il silenzio è rotto soltanto dai rumori ovattati della natura. Se pedaliamo soli fischietteremo allegramente spensierati. Se siamo in compagnia il sellino diventa salotto: fare due chiacchiere non è mai stato così piacevole.

Pedaliamo ora su strada Cupina e successivamente per un breve tratto su strada Presidente. Dopo aver incrociato velocemente la SP65 con un rapido zig-zag arriviamo nei pressi di pineta Ulmo. Spingiamo un po’ in salita, ma subito l’orizzonte si spiana e ritorniamo a scendere.
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Seguiamo l’itinerario. La sensazione che si avverte è quella di un viaggiare in solitaria attraversando luoghi ignoti su sentieri però stranamente conosciuti. Non è una sorta di déjà vu, “già visto”, no. E’ più un naturale sentirsi accolti… Come se terra, pietre, i campi coltivati e le fronde degli alberi scosse dal vento, all’unisono, sussurrassero il loro impercettibile benvenuto ai forestieri.

Sognanti passiamo in rassegna masseria Circiello, specchia La Selva e masseria La Selva. Ceglie è ormai a due pedalate di distanza. La torre normanna del Castello Ducale, severa ma ammiccante, strizzava l’occhio già da un bel po’ in verità. Entriamo curiosi come bambini attraverso via San Lorenzo.
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Prima di far ritorno a casa, per necessità, ma forse e soprattutto per questioni di gola, ci concediamo una sosta ristoratrice. Barrette energetiche, maltodestrine e sali minerali li lasciamo a chi va di fretta. Dopo un bella pedalata, qui per me il must è panino cegliese accompagnato da birra Raffo, caffè e Biscotto di Ceglie (Presidio Slow Food).

Molte meraviglie e tanto altro vi aspettano in questo allettante angolo di Valle d’Itria. Pedalate per credere.
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