Pensiamo, guardiamo, valutiamo, decidiamo, prenotiamo, partiamo! Questo è quello che, in poche ore, è capitato a Me e Cristina. Scusate ma, nella fretta di preparare le nostre cose, non mi sono ancora presentato: mi chiamo Giovanni ma tutti da quando sono nato mi chiamano Gianni ed ho una sfrenata passione per la bici, questa febbre ha contagiato anche Cristina, la mia compagna. Non fraintendete, non sono un ciclista tutto strada e testa bassa, la mia specialità è la vacanza in bici. L’andamento lento, l’attraversare luoghi, entrare a contatto con la natura, conoscere territori e persone mi affascina e la bicicletta è in assoluto il mezzo più appropriato.
Un amico mi parla di Jesolo e della sua laguna, mi racconta di percorsi fantastici immersi nella laguna nord di Venezia, Lio Piccolo, Lio Maggior, le Mesole. La conosco bene come località balneare, ho passato la mia infanzia in quella spiaggia e in quel mare, ma come meta ciclo turistica non ci avevo mai pensato, il suo racconto e le foto nel suo smartphone mi incuriosiscono e poi, ritornare nei luoghi della mia infanzia, mi stimola e solletica la nostra curiosità.
Troviamo un bike hotel, l’Hotel Smeraldo, nella zona centro del lido di Jesolo, nell’animata via Bafile a 30 metri dalla spiaggia. Chiamiamo e prenotiamo, ci assicuriamo della qualità delle bici messe a disposizioni dei ciclo clienti, così da non portare le nostre, che comunque avrebbero trovato ricovero nella bike room all’interno del parcheggio dell’hotel.
Arriviamo nel tardo pomeriggio, l’accoglienza è cordiale, parcheggiamo la nostra auto e ci viene assegnata una bella camera matrimoniale con tutti i confort, ci sistemiamo e scendiamo subito per chiedere tutte le informazioni per la nostra escursione del giorno dopo. L’addetto alla reception dell’hotel è cortese, ci fornisce tutti i chiarimenti del caso e ci consegna del materiale a riguardo, decidiamo quindi per il giro laguna, una ciclo escursione di circa 40 km pianeggianti con bici e barca nei territori della Laguna Nord patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Mappa
Il giorno seguente, dopo un’ottima colazione, verso le ore 9 del mattino partiamo, usciamo dall’hotel, a sinistra, percorrendo la pista ciclabile di via Bafile, così abbiamo la possibilità di dare un’occhiata alle vetrine dei tanti negozi del centro cittadino, ma informo Cristina che non siamo qui per questo. All’altezza di piazza Nember svoltiamo a destra, attraversiamo un semaforo, passiamo davanti ad una bella chiesa in stile moderno e, alla prima rotonda, giriamo a sinistra nella ciclabile di viale Padania, per poi proseguire a destra su via Frank.
Al termine prendiamo la direzione Cavallino – Treporti verso sinistra, qui bisogna fare molta attenzione nell’attraversare la strada provinciale 42 e il ponte sul fiume Sile, unica nota dolente dell’intero percorso a causa dell’assenza di ciclabile e di protezione per i ciclisti. Al ritorno, per fortuna, saremo dal lato opposto evitando qualsiasi attraversamento. Subito scesi dal ponte svoltiamo immediatamente a destra, ci troviamo cosi sotto allo stesso, proseguiamo prendendo a sinistra la bella ciclabile del Casson, che costeggia l’omonimo canale.
Lo scavo del Canale Cavallino (ora denominato Casson), consentì alla Repubblica di Venezia una nuova via di navigazione tra la laguna e le terre del Piave e contribuì a rendere più sano e salubre il territorio: il canale fu aperto alla navigazione nel 1632, come testimonia la lapide posta sulla facciata di una casa, presso le “porte”, o chiuse, di Cavallino. La ciclabile termina nella piazza centrale di Cavallino, da qui si prosegue, tenendo la destra su via Pordelio costeggiando la splendida laguna, sempre con molta attenzione, anche se la strada non è molto trafficata.
All’altezza di un capitello denominato Barbarossa riusciamo ad abbandonare la strada per rituffarci in un altro tratto di ciclabile, avendo sempre la laguna sulla nostra destra, purtroppo però, dopo qualche chilometro, siamo costretti a ritornare sulla strada cha avevamo lasciato. Non manca molto per raggiungere la metà del percorso, stiamo per arrivare a Treporti; vediamo alla nostra destra il canale Saccagnana, seguiamo le indicazioni e lo attraversiamo, ci dirigiamo verso il piccolo centro cittadino di Treporti, con la sua bella piazza e la chiesa della Santissima Trinità.
Proseguiamo con difficoltà perché il profumo di pesce di una cucina antica, fatta di prodotti semplici, che esce dalle trattorie del centro, ci stimola e solletica il nostro palato, ma teniamo duro, dobbiamo arrivare per le 12,15 circa al molo del Notturno, per prendere la barca che da Lio Piccolo ci porterà dall’altra parte a Lio Maggior. All’altezza del cimitero giriamo a destra e imbocchiamo via Saccagnana, la percorriamo per qualche chilometro per poi svoltare a sinistra, seguendo le indicazioni per Lio Piccolo, attraversiamo un piccolo borgo rurale ed ora la strada sembra quasi sospesa e circondata dalla laguna, abbiamo quasi il presentimento che l’acqua circostante e la sua natura ci conceda il transito in silenzio, per non rompere l’incantesimo del momento.
Non andiamo alle Mesole ma proseguiamo verso sinistra sino alla piazza di Lio Piccolo con il campanile, la piccola chiesa di Santa Maria della Neve, il palazzo Boldù e le poche case che compongono questo borgo antico. Oggi è un piccolissimo borgo ma fu insediamento commerciale già in epoca romana, Lio significa Lido e quasi certamente gli scambi di merci provenivano dalla laguna ma anche dal mare; i secoli, la natura e la mano dell’uomo hanno modificato la morfologia del territorio, portando questi luoghi all’abbandono, il borgo troverà nuova luce solo alla fine del 1700.
Proseguiamo per pochi chilometri e arriviamo al pontile del Notturno dove la nostra imbarcazione lagunare ci sta aspettando, paghiamo 10 euro per persona e saliamo a bordo con le nostre biciclette. Ci sono già altri 6 ciclisti, il traghetto ne può trasportare fino a 12, trenta minuti di navigazione e saremo dall’altra parte a Lio Maggior, passeremo così dal comune di Cavallino-Treporti a quello di Jesolo. La mini crociera scivola via tra le acque calme della laguna nord, facciamo amicizia con Antonio, un ciclista locale, esperto di bici quanto del territorio che ci circonda, la sua passione ci contagia e le domande al principio timide diventano stimolanti per conoscere aspetti lagunari a noi sconosciuti. Antonio ci spiega la differenza tra una Barena e una Velma.
Le Barene sono terreni di forma tabulare, periodicamente sommersi dalle maree. Il nome barena deriva dal vocabolo veneto baro che indica un cespuglio o un ciuffo d’erba. Pur essendo senza evidenti rilievi, possono presentare leggere depressioni centrali a catino e dei bordi debolmente rialzati. Sono attraversate da canaletti naturali (detti, in veneziano, ghebi) e ricoprono una notevole superficie della Laguna di Venezia. Velma invece (derivato da “melma”) indica una porzione di fondale lagunare poco profondo ma comunque normalmente sommerso, che tuttavia emerge in particolari condizioni di bassa marea. Sono per questo generalmente prive di vegetazione, a differenza quindi delle barene che sono sommerse solo durante le alte maree, un ecosistema fragile da preservare ad ogni costo.
Non ci accorgiamo ma abbiamo già attraccato, la nostra destinazione è raggiunta, scendiamo con le bici salutiamo Antonio e tutti i ciclo-passeggeri. E’ quasi l’una, decidiamo di approfittare dell’agriturismo presente per un piccolo ristoro e un buon Prosecco all’ombra dei tamerici. Dopo la pausa è ora di rimontare in sella e riprendere a pedalare, si prosegue sulla strada sterrata, via Lio Maggior che costeggia alla nostra sinistra il Canal Caligo per circa 8 Km, fino ad incrociare la strada asfaltata via Drago Jesolo.
Sbuchiamo quasi davanti alla Torre Caligo, o per meglio dire alle rovine della torre, già torre di avvistamento e controllo edificata attorno all’anno 1000. Nel Medioevo la torre fu utilizzata come presidio militare che permetteva di far pagare i pedaggi a chi voleva entrare in laguna. Lungo il Caligo transitavano, infatti, anche zattere cariche di tronchi che provenivano dal Cadore, esse trasportavano all’Arsenale di Venezia la materia prima per la costruzione delle navi della Repubblica Serenissima. Il canale, oggi di assai modeste dimensioni, era allora molto più largo e costituiva una fondamentale via acquea. Oltre alle zattere, vi transitavano un ingente numero di grandi barconi carichi di ogni genere di derrate e di mercanzie; gondole e imbarcazioni che consentivano il trasporto di passeggeri da e per le località della Repubblica di Venezia.
Ritornati sulla strada proseguiamo su via Drago Jesolo per 7/8 Km, per arrivare così nel centro di Jesolo, soffermandoci per una visita alla chiesa di San Giovanni Battista, la più antica del Basso Piave, istituita dal Patriarca di Venezia Donà nel 1495. Attraversiamo nuovamente il ponte della Vittoria sul fiume Sile per seguire via Cristo Re che affianca il fiume rimanendo sulla nostra sinistra sino alle porte o chiuse del Cavallino. Il nome della via deriva dal ritrovamento di un crocefisso ligneo nel fango della laguna, ben visibile nella chiesetta eretta in suo onore nella via omonima.
Dopo il Cristo la strada si ripresenta sterrata per tutto il suo percorso, questa parte dell’itinerario segue il fiume Sile fino alle porte e conche del Cavallino. Queste nuove aperture verso la laguna, più a Sud, vennero realizzate nel 1632 ad opera del fiammingo Daniel Nys, singolare figura di mercante d’opere d’arte. Le porte, e ancor di più l’edificio daziario vicino, poi diventato un’osteria, testimoniano l’importanza dei traffici acquei che attraverso di esse collegavano Venezia con tutto il nordest. Attraversate le chiuse, con bici a mano, proseguiamo seguendo il fiume, passiamo sotto il ponte sul fiume Sile per poi risalirlo tenendo la destra, sempre con molta attenzione per le molte auto che lo attraversano.
Da qui ripercorriamo la ciclabile di questa mattina che ci riporta, dopo circa 3 Km, all’Hotel Smeraldo. Arriviamo stanchi ma sodisfatti della nostra escursione, riponiamo le biciclette, il sole non è ancora tramontato, il mare calmo ed invitante è li che ci aspetta, un tuffo e via, la fatica è già un ricordo e domani….è già un altro giorno.
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